La cronaca del tragico e appassionante percorso che portò
Pasang Lhamu Sherpa a diventare la prima donna nepalese a scalare l'Everest, nel 1993. Come donna indigena, non istruita e buddista, in un regno indù, il sogno di Pasang di scalare la leggendaria montagna la mette contro la famiglia, gli alpinisti stranieri, il suo governo e la natura stessa.
Questa
storica impresa, che coinvolgerà un intero Paese e darà a una nuova generazione il coraggio di credere nelle proprie possibilità, è raccontata nel documentario
Pasang: in the shadow of Everest di
Nancy Svendsen (Stati Uniti, 2022, 71 minuti), a cui è stato assegnato il
Premio Mario Bello 2023 del
Centro di cinematografia e cineteca del Club alpino italiano.
Il Premio Mario Bello
Il riconoscimento viene assegnato ogni anno al film ammesso al concorso del Trento Film Festival che rappresenta l’
alpinismo nei suoi molteplici aspetti di avventura umana, culturale, tecnica, di rispetto dell’ambiente e di valorizzazione e promozione delle popolazioni che vivono nelle Terre alte e delle loro tradizioni, rispecchiando
i valori ideali del Cai.
Ambizione, determinazione e coraggio
Il film vincitore è stato annunciato domenica scorsa al
Trento Film Festival (nell'ambito del quale il film è stato proiettato in anteprima italiana), in occasione della proiezione al Supercinema Vittoria.A consegnare il premio il componente aggiunto del Comitato direttivo centrale del Cai
Angelo Schena e il Consigliere centrale
Carlo Ancona.
«Nel 1993 una donna nepalese prova a salire l’Everest, animata da ambizione, determinazione e coraggio, con la consapevolezza che esistono cause per le quali si può mettere in secondo piano la propria quotidianità e accettare sacrifici, disagi e pericoli, in vista di un risultato più importante. L’imponente partecipazione popolare al suo funerale ne ripaga in parte il sacrificio e rende il messaggio ancora più emozionante», recita la motivazione della giuria composta da Michele Ambrogi (presidente), Carlo Ancona, Monica Brenga e Giovanni Pivetti.
Vie sulle montagne e nei diritti di parità e opportunità
«Il livello dei film che quest’anno hanno concorso al Premio Mario Bello ha portato la giuria ad un attento lavoro e a un confronto acceso. È sempre positivo quando il cinema innesca discussioni, vuol dire che i messaggi sono forti, la tecnica cinematografica di livello, la narrazione accurata», afferma Monica Brenga, presidente del Centro di cinematografia e cineteca del Cai. «La decisione di premiare, non all’unanimità va detto, il film “Pasang: in the shadow of Everest” racchiude questi elementi».
Personalmente, la presidente Brenga sottolinea come la protagonista, oltre all'essere donna, sia soprattutto una persona.
«“Persona” nel suo senso etimologico, dall’etrusco maschera, per poi diventare in latino “Personaggio”. Del resto, trovo che il film abbia una costruzione narrativa come una tragedia classica, dove la protagonista sfida la sua comunità per andare oltre le regole imposte, passando dalla sfida agli Dei. Ne è ben consapevole, ma va oltre la sua vita per aprire vie inesplorate alle donne del suo popolo e alle sue figlie: non solo vie sulle montagne, ma nei diritti di parità e opportunità. Posso solo dire che se si va al cinema e si guarda con cuore e testa, possiamo tornare a casa con molte riflessioni in tasca, soprattutto che il nostro mondo non si ferma al nostro giardino di casa. Ognuno, giustamente, con un pensiero in seme diverso uno dall’altro da poter far crescere. E questo fa la meraviglia del cinema».