«Piantando nuovi alberi, ripristinando le foreste, possiamo sostenere un approccio integrato e salutare per le persone, le specie e il pianeta». A sostenerlo è
l'Onu che ha dedicato la
Giornata Internazionale della Foresta 2021 (ogni anno si celebra il
21 marzo) al tema
“Il ripristino delle foreste: un percorso di recupero e di benessere”.
L'ambiente danneggiato favorisce le pandemie
Si tratta di un argomento di strettissima attualità. La
pandemia in corso ha dimostrato che l'uomo per troppo tempo ha considerato scontato l'ambiente che lo circonda. La maggior parte delle malattie infettive attuali infatti si genera dal trasferimento di agenti patogeni dagli animali all'uomo. Questo passaggio si verifica quando l'ambiente naturale, come le foreste, viene danneggiato.
In costante aumento la perdita e il degrado delle foreste
«Ogni anno nel mondo oltre 10 milioni di ettari di foreste vanno perdute, circa la stessa area della Corea del sud», sottolinea l'Onu. «Le foreste degradate aumentano costantemente e hanno già raggiunto due miliardi di ettari di terreno, circa due volte l'Europa».
Si tratta di un danno enorme se, come sottolinea l'Onu,
«è dimostrato che gli alberi migliorano la nostra salute in molti modi che non sono sempre visibili. Aiutano a rafforzare il nostro sistema immunitario, abbassano la pressione sanguigna, depurano l'aria che respiriamo, raffreddano il clima e ci forniscono molti medicinali. Il 25% dei farmaci utilizzati nei paesi sviluppati è a base di erbe, mentre nei paesi in via di sviluppo la percentuale raggiunge l'80%. Le foreste forniscono anche la materia prima per prodotti sanitari essenziali, come carta igienica, asciugamani di carta, tessuti ed etanolo per disinfettanti. Anche le mascherine e gli indumenti protettivi che difendono gli operatori medici in prima linea in questa pandemia sono creati da prodotti forestali come la polpa di legno e la fibra di cellulosa solubile».
Curare le foreste per il clima, la biodiversità e la creazione di posti di lavoro
Le Nazioni Unite concludono sottolineando come sia ormai evidente l'importanza di
«rivitalizzare la salute delle foreste per mitigare i cambiamenti climatici, salvaguardare la biodiversità e, non ultimo, creare nuovi posti di lavoro».
Sicurezza ambientale e valore sociale
La visione dell'Onu è pienamente condivisa dal presidente della Commissione centrale tutela ambiente del Cai
Raffaele Marini, che afferma:
«il ruolo delle foreste è primario sia nell'ottica del contrasto alla crisi climatica, sia come elemento di sicurezza ambientale. La buona salute dei boschi di montagna consente infatti alle popolazioni che vivono a valle di essere protette da frane e smottamenti. L'abbiamo visto tutti con la tempesta Vaia».
Marini ricorda poi che le foreste devono essere gestite in modo sostenibile, in modo che producano valore
economico, ambientale e sociale. «Nel mondo la desertificazione e la deforestazione sta mettendo a rischio le popolazioni indigene con le loro tradizioni. Popolazioni che sono minacciate da progetti di agricoltura e di allevamento estensivi i cui vantaggi economici non ricadono su di loro».
Un patrimonio da lasciare alle generazioni future
Puntando la lenta d'ingrandimento sul nostro Paese il presidente della Cctam evidenzia la necessità di puntare su una
selvicoltura che non prelevi dalle foreste più di quanto possano dare.
«Se in un anno un bosco può dare risorse pari a dieci, bisogna che le attività umane prelevino dieci, non di più. Non dimentichiamo infine il ruolo di preservazione del paesaggio alpino e appenninico ricoperto dai nostri boschi, dove si possono riconoscere le attività svolte da secoli dagli abitanti delle Terra alte. Spetta a noi, dunque, la responsabilità di una corretta gestione forestale, in modo da poter consegnare questo patrimonio alle generazioni future».