È stato un fine settimana intenso, quello appena trascorso, per i Soci del
Cai Desio.
I Soci storici del cai Desio in arrivo al rifugio
Festa al Rifugio Bosio-Galli
Sabato 17 settembre una giornata molto fredda ha accolto la festa organizzata dalla Sezione per salutare la chiusura del
Rifugio Bosio-Galli, a 2086 metri di altitudine in Valmalenco. Una trentina di soci ha abbracciato moralmente i rifugisti.
«Dopo la Messa celebrata da don Mario Ferrario presso la cappellina del rifugio, abbiamo trascorso un'ora e mezza di benessere enogastronomico grazie ai piatti di Cesare», racconta il consigliere sezionale Gianluca Como.«Con noi c'erano quattro soci storici, la cui somma delle età arriva a quasi quattro secoli».
Il presidente del Cai Desio
Claudio Rovelli ha ricordato il
25esimo anniversario della cointestazione del rifugio (diventato da Bosio a Bosio-Galli il 28 settembre 1997) e la prossima disponibilità di un
defibrillatore, che renderà il Bosio-Galli un
rifugio cardioprotetto.
«Non so se l’Alpe Airale è veramente un angolo di Canada o, addirittura, una porzione di Eden, so solo che non passarci almeno una volta è sicuramente un peccato mortale», conclude Como.
La due giorni in Val di Funes © Cai Desio
Due giorni in Val di Funes
Sabato e domenica si è tenuta inoltre una due giorni in
Val di Funes organizzata insieme alla
Sezione gemellata di Montevecchia.
«Dopo due anni di passione e attese, finalmente in questo settembre 2022 le due Sezioni sono riuscite a organizzare un'uscita in questo angolo dolomitico, che regala sempre forti emozioni», spiega il sopracitato Gianluca Como.
I
16 partecipanti hanno affrontato il
sentiero attrezzato Gunther Messner e il
Sass de Putìa, con un pernottamento in malga.
«Ci siamo accorti di come siano curati questi posti e di come una malga possa sostituire, per ragioni logistiche ma non solo, un rifugio (qui un grazie speciale lo mandiamo a Peter della GampenAlm e vi esortiamo a farci un giro quando potrete). Per il resto si è trattato di una cavalcata in cresta, mai difficile, che ci ha garantito scorci unici sulle cime circostanti (in particolare sulle Odle) e la solita serenità che si respira immersi in questo genere di itinerari dolomitici. Una valle senza impianti è difficile da trovare oggi, di conseguenza diventa facile innamorarsi di una tale quiete».