La campagna di scavi sul Monte Sassoso (Ceriola di Carpineti - Reggio ...

Comitato scientifico centrale
Figura 2 Saggio 7 veduta generale dall’alto a fine lavori anno 2022


Siamo alla sommità di Monte Sassoso a Ceriola di Carpineti (circa 610 m slm), a brevissima distanza dalla confluenza del fiume Secchiello nel Secchia, in una zona fittamente occupata da boschi ed attraversata dalla rete escursionistica CAI che ci conduce a Lagoforno.

 Proprio in questa località, grazie all’attività di ricerca e salvaguardia del territorio promossa dal Comitato Scientifico Sezionale del CAI Reggio, è stato possibile riportare alla luce i resti di un insediamento fortificato di età medievale fino ad oggi completamente sconosciuto, fornendo così nuovi dati sulla conoscenza storica di questo territorio.


Ad oggi sono state condotte tre diverse campagne di ricerca (anni 2020, 2021, 2022), svolte sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Bologna nella figura della dott.ssa M. Miari, funzionario competente di zona ed alcune notizie sono già state edite.
 

– disegno ricostruttivo di Monte Sassoso (disegno di Davide Costoli)

Inizialmente era stata riscontrata la presenza di un’elevata quantità di buche di palo, di forma quadrata, praticate direttamente nel banco roccioso naturale (arenaria) che suggerivano l’esistenza in antico di una recinto ligneo di delimitazione del pianoro, oggetto della ricerca. In prossimità del limite meridionale di questa recinzione sono stati praticati alcuni interventi di pulizia, volti a verificare l’eventuale presenza di strutture e stratigrafie archeologiche. Nel primo saggio, coperto da poco più di 10 centimetri di humus superficiale è risultato conservato un breve tratto murario, rettilineo ed orientato N/S.


Parallelo ad esso, ad una distanza di circa 6 metri era una seconda muratura, meglio conservata della precedente: presentava un alzato di circa m 1,40 ed utilizzava blocchi in pietra di grandi dimensioni; la fondazione era costituita dalla roccia stessa, tagliata artificialmente a creare una parete pressoché verticale. Sul lato Sud entrambi i muri si appoggiavano alla roccia naturale, delimitata dai fori di palo quadrati e tagliata in maniera tale da costituire un punto d’appoggio ideale per dare solidità alla muratura, mentre invece è assente il lato settentrionale, sicuramente oggetto di demolizioni antiche. 

Queste strutture erano appartenenti ad un edificio in muratura che si doveva sviluppare in altezza: infatti lo spessore murario, in media m 1,20, sembra ideale per sostenere una struttura che si sviluppava almeno su due piani. Riteniamo che questa possa essere identificata con una torre che per la sua posizione strategica era finalizzata al controllo sia della valle sottostante, che di una vasta porzione dell’entroterra appenninico della provincia di Reggio Emilia.
 

Nel corso delle ricerche condotte nel 2022 è stata esplorata la parte N dell’area, interessata da un ingente crollo di elementi lapidei lavorati, utilizzati come materiale da costruzione, delimitati da una parete in roccia la quale si presenta tagliata in verticale. Tra la parte in roccia ed il crollo è conservata una scala, tagliata nella roccia la quale serviva a superare il dislivello esistente.


In questo punto si concentreranno le nuove indagini del 2023 per verificare la situazione sottostante: infatti alla base dello scavo archeologico è asportare tutto il materiale che si è depositato dopo l’abbandono di un sito per recuperare da esso materiali utili per fornire indicazioni su quello che poteva essere il suo aspetto ed utilizzo antico, oltre che aiutarci a datare la sua vita.


Grazie allo scavo eseguito sono stati recuperati alcuni materiali utili ai fini della datazione del sito: ricordiamo una chiave in ferro con presa a losanga e tre globetti, databile tra XIII e XIV secolo (figura 4), una parte di pentola in ceramica con foro di sospensione, ed un denaro scodellato in argento emesso dall’imperatore Federico I (figura 5), databile tra il 1163 al 1167.

Sappiamo di essere di fronte ad un sito fortificato d’altura, ignoto anche alle ricerche archivistiche condotte fino a questo momento. Le dimensioni del pianoro con evidenti tracce di palificazione sono di circa 61 metri in senso N/S e massimo 25 metri in direzione opposta. La superficie del pianoro risulta divisa a metà da un salto di quota repentino di circa 16 metri: date queste premesse lo spazio a disposizione non era certamente esteso e non particolarmente agevole all’insediamento umano, o comunque sufficiente a farci ipotizzare che oltre al sistema difensivo potesse essere qui dislocato anche un abitato. 

La scelta di occupare un sito in un luogo così scomodo da abitare, privo di fonti d’acqua sorgiva, ma ideale per la difesa ed il controllo del territorio non è rara in questo periodo. Nessuno dei documenti consultati fino a questo momento ci fornisce suggerimenti utili all’identificazione di questo avamposto fortificato: sappiamo che nel censimento dei castelli reggiani per tre di essi è risultata dubbia ogni localizzazione: si tratta di Amensiltum, Vallis Brumani e Crovarola.

Il nome di Amensiltumsi è citato dal Tiraboschi come “nome forse corrotto di un Castel del Reggiano, che era de' Nobili da Canossa, e che l'anno 1354 fu da' Gonzaghi distrutto“. Questa notizia è desunta dalla Cronaca del reggiano Pietro della Gazzata: pur nella scarsità delle informazioni esposte a corredo di questa notizia che non ci consente di collocarlo topograficamente, ugualmente i dati desunti dallo studio dei materiali archeologici e dalle indagini di laboratorio concordano con l’epoca della distruzione raccontata dalla fonte, coeva ai fatti riportati.

Non sappiamo in che parte del territorio reggiano fosse il castello di Vallis Brumani nominato L. A. Muratori,forse sorto in seguito a diretto interessamento del Vescovo reggiano, con funzione di difesa dei coloni che lavoravano le terre di sue proprietà, in seguito concesse a Sigifredo, padre di Adalberto di Canossa . Questa località viene nominata insieme a Selvapiana, Sarzano e Verlano, motivo per il quale si ritiene che possa essere posta a breve distanza dalle precedenti, entro il territorio comunale di Casina e quindi contrasterebbe la nostra ipotesi di identificazione.


Crovarola è“uno de' Castelli del Reggiano, che aveva in feudo la Nobil famiglia da Dallo, come ci mostrano i diplomi del March. Leonello de' 18. Febbrajo 1442 e del March. Borso de' 26 Novembre 1450 che si conservano nel Segreto Archivio Estense con altri fino ai 1577” . Problematica è l’identificazione della nostra località con questo castello; unico elemento potrebbe essere costituito dal fatto che la famiglia dei Da Dallo aveva sotto la sua giurisdizione numerose località della montagna reggiana, tra cui il castello di Bismantova, Bondolo e Vologno. 

Allo stato attuale delle ricerche risulta alquanto problematico avanzare ulteriori ipotesi identificative, anche se rimane ormai un dato incontrovertibile quello di avere riportato alla luce un insediamento fortificato d’altura risalente alla piena età medievale. Ci auguriamo che la prosecuzione delle ricerche ci permetta di aggiungere ulteriori dettagli sulla vita di questo sito.

Bibliografia
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G. TIRABOSCHI, Dizionario topografico-storico degli Stati Estensi, tomo I, Modena 1824