L'emergenza idrica in rapporto ai cambiamenti climatici

Commissione centrale tutela ambiente montano
Sul Sentiero dei Mulini a Cimolais © Denis Perilli

Sabato 21 ottobre, presso la sede del Parco Naturale Dolomiti Friulane di Cimolais (PN) si è svolto il corso di aggiornamento per Operatori TAM (Tutela Ambiente Montano) dal titolo “L’emergenza idrica in rapporto ai cambiamenti climatici”. La Commissione Interregionale Veneto e Friuli-Venezia Giulia TAM ha voluto affrontare un problema sempre più urgente e l’ha fatto grazie agli interventi di quotati esperti in materia.

Sono stati portati all’attenzione dei molti presenti dati molto recenti, confermando in toto notizie che sovente girano, anche se spesso in modo non consono, nel mondo della comunicazione, ma anche in parte smentendo o riformulando in modo scientifico concetti e credenze radicate nel nostro quotidiano.

I discorsi sono stati aperti da Cristian Ferrari, Presidente della Commissione Glaciologica SAT che, dopo aver illustrato le metodologie di rilievo su ghiacciaio, ha posto l’attenzione su come le masse monitorate nel 2022 abbiano subito un tasso di arretramento delle fronti glaciali circa 10 volte superiori rispetto ai già critici anni precedenti. Per il 2023 si prevede che il trend sia stato addirittura superiore.

A seguire Valeria Lencioni, Idrobiologa del MUSE, si è concentrata sulle acque di fusione e sulle specie che le abitano e che ci forniscono informazioni preziose sui cambiamenti in atto. Si tratta principalmente di Insetti (Ditteri Chironomidi sia a stadio larvale che adulto) ignorati e sconosciuti dal frequentatore delle alte quote, ma che, grazie alla loro specificità nell’abitare solo questi ambienti estremi, sono dei perfetti indicatori sullo stato di salute delle acque dei torrenti glaciali.

Monica Tolotti, Ecologa della Fondazione Edmund Mach ha invece spostato il discorso alla qualità delle acque alpine e le conseguenti ripercussioni sulle attività umane. Ha portato alcuni esempi derivanti dagli studi recenti che vergono sulle analisi delle acque provenienti dallo scioglimento del permafrost e dai “rock glacier”, sottolineando come questi ultimi rilascino grosse quantità di metalli nelle acque che si incanalano per giungere talvolta anche ai campi coltivati.

Francesco Mezzavilla, Biologo che da decenni si occupa di fauna e della sua gestione, ha allargato il campo d’azione, sviscerando le minacce per gli ecosistemi fluviali. Dalla montagna al mare questi delicati (e fondamentali per la vita umana) ecosistemi nei decenni hanno subito sbarramenti, captazioni e invasioni di specie aliene che ne hanno alterato se non compromesso i delicati equilibri.

I partecipanti al corso © Patrizia Rizzo

A seguire, l’Architetto Moreno Baccichet ha analizzato il rapporto uomo-acqua nelle valli friulane. L’ha fatto con un occhio al passato, illustrando le variazioni demografiche e il tenore delle attività umane in funzione delle naturali fasi climatiche che si sono succedute. Molte sono invece le domande che dobbiamo porci per il futuro, lanciato verso cambiamenti che sembrano seguire una continua accelerazione.

A subire danni e problemi gestionali, sempre in riferimento all’attuale crisi climatica, sono anche le strutture di accoglienza dislocate nelle terre alte. Di questo ha parlato Riccardo Giacomelli, Presidente della SOROA (Struttura Operativa Rifugi e Opere Alpine), soffermandosi sul fatto di come sia sempre più delicato trovare un equilibrio fra sostenibilità ambientale, sicurezza e attenzione per escursionisti e alpinisti.

A chiudere la serie di interventi è stato Marco Virgilio, Giornalista che da anni si occupa di comunicazione legata alla climatologia e alla meteorologia. Durante la sua presentazione ha snocciolato una gran serie di dati riferiti alla piovosità storica e attuale in Friuli-Venezia Giulia. È emerso in modo chiaro come stiamo vivendo un momento anomalo rispetto alla storicità degli eventi meteorologici.

Semplificando all’estremo, da tutte le esposizioni è emerso come la percezione umana nell’immediato sia spesso diversa da quello che i veri squilibri naturali possono presentare nel tempo. Un esempio: la rapida fusione delle masse glaciali nel breve periodo genera una maggiore disponibilità di risorse idriche, accumuli che però sono destinati a esaurirsi nel lungo periodo. 

Nel giorno successivo, a concludere, si è invece svolta una breve escursione sul Sentiero dei Mulini, nella bassa Val Cimoliana. È chiaramente emerso, in modo pratico, come anche in questi luoghi l’acqua sia sempre stata un supporto fondamentale all’economia e alla sussistenza locale.