I 50 anni del Cai Valle Vigezzo

C.A.I. SEZ. VALLE VIGEZZO
Il Presidente generale del Cai Antonio Montani e il Presidente della Sezione Cai Valle Vigezzo Tiziano Maimone 


Sabato 3 febbraio si è celebrato il 50° della Sezione CAI di Valle Vigezzo. L’evento si svolto presso la Sala Mandamentale del Comune di Santa Maria Maggiore, la stessa sala in cui si svolse l’assemblea costitutiva. Erano presenti molte personalità e autorità: il presidente generale del Cai Antonio Montani, l’eurodeputato Alessandro Panza, il presidente del Parco Nazionale della Val Grande Luigi Spadone, i Sindaci dei comuni di Santa Maria Maggiore, Toceno, Malesco, Villette, Re e il delegato del comune di Druogno.
Il presidente della Sezione, Tiziano Maimone nella sua stringata relazione ha tracciato i momenti principali e le attività più significative svolte dalla Sezione in questi cinquant’anni. «Leggere le cronache delle attività del Cai Vigezzo a cominciare dalla fondazione ci riporta alla mente il famoso articolo dello statuto generale che identifica come scopo del sodalizio far conoscere le montagne, più specialmente le italiane, e agevolarvi le salite e le esplorazioni scientifiche». Ecco che le montagne, «più specialmente le vigezzine», sono al centro di una serie di attività di valorizzazione sotto molteplici aspetti.

Un momento della cerimonia © Cai Valle Vigezzo

Proprio contemporaneamente all’inaugurazione della sezione prende il via un’intensa fase esplorativa con l’apertura di nuove vie, anche di livello significativo e senz’altro mai banali. Sempre nell’ottica di “agevolare la salita” alle montagne inizia ben presto l’opera di realizzazione e gestione di diversi rifugi e bivacchi, a cominciare dal Rifugio Cortevecchio, che prenderà il nome di Primo Bonasson all’inaugurazione nel 1979. Seguono poi i rifugi Greppi e Regi nel 1987, il “Baitin dul Saraca” ai Bagni di Craveggia, il “Baitin dul Peurat” al passo Campolatte. Nel 1994 si inaugura il Rifugio Al Cedo, l’unico di proprietà della sezione, fortemente voluto dall’allora Presidente Dante Castelnuovo e di cui oggi porta il nome; negli anni recenti si aggiunge il Rifugio Fondo Monfracchio presso l’omonima alpe in Valle dei Bagni. Attualmente la sezione dispone di quattro rifugi. Allo stesso tempo, viene attivata la collaborazione con il Parco Nazionale Val Grande che affida al Cai Vigezzo per alcuni anni la gestione del Centro Visita di Buttogno.

Tra le iniziative di maggior successo degli ultimi anni va annoverata la Via del Mercato; nata nell’ottica di recuperare il percorso storico su cui viaggiavano attraverso la Valle Vigezzo persone e merci tra Ossola e Svizzera, diviene una proposta di turismo lento e consapevole, resa possibile dalla collaborazione con le Pro Loco, con gli enti locali e con la Ferrovia Vigezzina, che proprio in questi giorni festeggia il centenario. In apertura dell’evento il presidente generale Montani e il presidente del Parco nazionale della ValGrande hanno sottoscritto il rinnovato protocollo di collaborazione che permetterà di sviluppare attività sempre più proiettate al futuro e in particolar modo connesse ai principi dell’Agenda 2030.


Il Presidente generale Antonio Montani portando il proprio saluto ha evidenziato come stia partecipando a molte celebrazioni di fondazione di varie Sezioni con oltre 100 anni, ma che le molteplici e variegate attività della sezione di Valle Vigezzo ne dimostrano in concreto la vivacità e l’aderenza ai tempi mutati della frequentazione della Montagna. Le celebrazioni sono proseguite con la S. Messa in memoria di tutti i Soci andati avanti e con la benedizione delle cinque targhe commemorative che saranno posate sulle altrettante cime più significative della Valle (Gridone, Laurasca, Pizzo Ragno, Scheggia e Pioda). Il Presidente della Sezione ha concluso la relazione con uno sguardo di prospettiva che impegna tutti a vivere la Montagna di oggi e soprattutto di domani con grande responsabilità:
 

«Molte le sfide che attendono la sezione dopo i primi 50 anni di esistenza, da portare avanti nell’equilibrio tra il rispetto delle tradizioni e il rinnovamento reso indispensabile dai tempi mutati. Proporre iniziative in linea con i principi guida del Club Alpino, coinvolgere i giovani la cui scarsa partecipazione è un problema che affligge praticamente ogni tipo di associazione, diffondere la cultura del rispetto dell’ambiente alpino così fragile anche in seguito al drastico cambiamento del clima in atto».