Quando
Roby Manfredi, presidente del Cai Regione Liguria, mi chiama per invitarmi all’inaugurazione del
sentiero Bonatti, fingo di essere ben informato.
«Certamente saprai che Walter è sepolto a Portovenere, nella tomba di famiglia della sua compagna Rossana Podestà», mi dice.
«Certo che lo so!»… In realtà ho appreso la notizia solo qualche settimana prima, proprio leggendo l’annuncio della dedicazione del sentiero sulle
pagine on-line de
LoScarpone e anche io ho avuto lo stesso pensiero di tanti: che curioso destino
riposare in riva al mare per l’eterno eroe dell’alpinismo!
Arrivo all’appuntamento sabato mattina, provenendo direttamente da una gita fra quelle pareti del
Monte Bianco, dove Walter ha scritto pagine indimenticabili di storia dell’alpinismo. Questo non fa che accentuare il contrasto e insinuare qualche dubbio: che cosa improbabile andare in cerca della memoria di Bonatti proprio in riva al mare…
La tomba di Walter e Rossana a Portovenere © Serafino Ripamonti
Un mare non addomesticato, davanti al Muzzerone
Ma gli amici del
Cai La Spezia hanno dato vita a questa iniziativa con grande rispetto di ciò che Bonatti rappresenta e con amore e profonda comprensione dell’anima del loro territorio.
Il presidente della Sezione,
Alessandro Bacchioni, ha programmato tutto con saggezza. Dopo averci accolti non si perde in chiacchiere, ma ci porta subito sulla
tomba di Walter e Rossana, nel piccolo cimitero del paese, alto sulla scogliera. Lascia che sia il paesaggio che ci circonda a spiegare il perché e il percome.
Non è un mare addomesticato quello che assedia la
ciappa su cui sorge la chiesa di San Pietro e le onde non si frangono su spiagge turistiche, ma sugli strapiombi selvatici del promontorio del
Muzzerone. A sporgersi dai belvedere mi prende un sentimento di inquietudine e timore, lo stesso che ho cercato e provato il giorno prima, fra le le pareti di granito e le ragnatele di ghiaccio del Bianco.
Le due dimensioni dell'esplorazione di Bonatti
Sì, ha un senso che Walter riposi qui, dove il mare incontra la roccia e le due dimensioni della sua esplorazione, l’
infinito orizzonte e l’
assoluto verticale si toccano. È bene che sia qui, accanto all’amore della sua vita, che di questa terra e di questo mare era figlia e che forse proprio per ciò, meglio di chiunque altro, ha potuto comprendere e condividere le passioni che lo hanno animato. È logico che sia qui, sulle sponde del golfo amato da quei poeti che inventarono il sentimento dell’
orrido e del
sublime, radice di quello sguardo con cui ancora oggi tutti noi, escursionisti e alpinisti compresi, guardiamo le montagne.
Scopertura e benedizione del tabellone dedicato a Bonatti © Chiara Tenca
“Alpinista esploratore giornalista scrittore e fotoreporter”
Nella piazza del paese ci attende il momento istituzionale della scopertura del tabellone che presenta il percorso del sentiero e ricorda la figura di Bonatti. C’è scritto “Alpinista esploratore giornalista scrittore e fotoreporter”, senza virgole, come a sottolineare, giustamente, che Bonatti è stato
tutte queste cose insieme e forse proprio perciò è stato così grande.
Il discorso ufficiale spetta al vicesindaco
Emilio Di Pelino e, ancora una volta, nulla è per caso: l’uomo di mare ha un passato di istruttore militare di alpinismo e ricordi di giorni trascorsi fra le guglie di quella Grignetta dove Walter ha mosso i suoi primi passi verticali.
Il coro dei ragazzi della scuola media Walter Bonatti © Serafino Ripamonti
Il canto degli alunni brianzoli della scuola media Bonatti
Poi una sorpresa inaspettata: ci sono i ragazzi della
scuola media “Walter Bonatti” di Monza. Cantano il loro inno, che racconta proprio di lui e parla di passione, di desiderio di scoperta del mondo e di sé, di fatica, di rischio, paura e tenacia. Concludono con la frase
Tu sei il mio mito, che, pronunciata da loro, non ha proprio nulla di retorico.
Prendono la parola
Alessandro Bacchioni e
Roby Manfredi e c’è anche un rappresentante del
Cai di Bergamo, la città natale di Bonatti. Poi è il mio turno.
Vorrei dire che hanno già spiegato tutto i ragazzi e c’è poco altro da aggiungere, ma a certi doveri di rappresentanza non si può venir meno.
L'amicizia con l'uomo Bonatti
Pesco negli armadi della memoria e mi viene in mente la frase con cui, nel suo libro autobiografico, il Ragno
Carlo Mauri ricordava il suo primo incontro con Bonatti: all’inizio ci fu l’invidia per quel ragazzo prodigio, capace di rubare la scena a tutti e diventare, appunto, un mito già un paio di anni dopo il suo esordio nel mondo dell’alpinismo. Poi c’è stato l’incontro con la persona e con il suo senso dell’
etica e della
lealtà, che ha dissolto l’invidia, facendo nascere una
straordinaria amicizia. Ecco, di questo racconto e del fatto che ancora oggi i nostri vecchi Ragni che lo hanno conosciuto bene, sono onorati e orgogliosi di potersi definire amici dell’uomo Bonatti, ancor prima che dell’alpinista.
Da sx Emilio Di Pelino, Alessandro Bacchioni, Roby Manfredi e Serafino Ripamonti © Chiara Tenca
In cammino sul sentiero
Il tempo delle parole passa in fretta, e, un poco alla volta, tutti ci incamminiamo sul sentiero Walter Bonatti che risale i pendii del Muzzerone. Ogni tanto fra la macchia mediterranea si aprono degli
scorci sul mare e su una selva di
pareti e
pilastri rocciosi che mi ricordano un po’ i “paracarri” della Grignetta.
Siamo un gruppo decisamente eterogeneo per età, provenienze e background tecnico e atletico. Eppure è chiaro che qualcosa ci unisce. Il nostro rapporto con la montagna e la natura si è abbeverato alle stesse fonti e una di queste è sicuramente quella che sgorga dalle immagini, dalle parole e dalle imprese di Walter Bonatti. È bello essere qui oggi, a trascorrere questa giornata al mare, camminando ancora una volta sui suoi passi.