Trenta persone si sono date appuntamento a
Novalesa per rimettersi in cammino rispettando tutte le norme di sicurezza anti Covid. È iniziata così la giornata di domenica 16 maggio, data che ha visto la ripresa delle attività della Commissione unificata tutela ambiente montano del
Cai Torino e del
Cai Uget.
«La voglia di riabbracciarci era tanta, ma già il fatto di poterci ritrovare, di per sé, è stata una liberazione emotiva importantissima», racconta Lodovico Marchisio.
Un'escursione programmata prima della pandemia
Marchisio spiega come questa escursione fosse in cantiere da diverso tempo.
«Era stata ideata prima della pandemia con la gradita collaborazione e partecipazione dell’AASAA (Auteurs Associés de la Savoie et de l’Arc Alpin), nelle persone del presidente Francis Buffille e del tesoriere Pierre Allio. I due hanno voluto essere presenti alla partenza per porgere un saluto e poter riallacciare l’importante legame che unisce il Cai a questo gruppo letterario transfrontaliero, anche se l’attività congiunta dei salotti letterari è ancora a divenire. Per me è stato commovente e importante anche il mio saluto alla partenza come accompagnatore emerito riconosciuto dal Cai, insieme alla mia parziale partecipazione alla gita fino all’attraversamento dal basso delle cascate del Rio Claretto e Marderello. Ho camminato finché il busto ortopedico che devo calzare causa un cedimento della colonna vertebrale me l’ha consentito».
Sotto una cacata del Rio Claretto © Cai
Partecipanti divisi in tre gruppi
L'escursione è stata orchestrata in
tre gruppi e condotta da
Giampiero Salomone, accompagnatore titolato della sottosezione Geb, del Cai Torino.
«Salomone, con un terzo dei partecipanti, dopo aver attraversato le prime due cascate è salito per l’ardita mulattiera che, superata la base del Rio Claretto, è andato in direzione ovest. Qui il suo gruppo ha incontrato un’antica mulattiera che, risalendo lungo la cascata stessa, conduce a un ponte di legno sospeso con impressionante vista sul sottostante orrido. Qui anni fa esisteva un sentiero attrezzato, ideato dal Cai Pianezza, che collegava ad anello la parte alta delle due cascate con la borgata di Sant’Anna, oggi in disuso e vietato per misure di sicurezza».
Il gruppo, dopo essersi congiunto alla via di discesa, ha proseguito
«salendo fino all’Alpe Prapiano (1.799 m) in tre ore circa, coprendo un dislivello di quasi 1000 metri e ricongiungendosi in discesa con il gruppo capitanato dal direttore di gita Mario Piacenza del CAI Uget. Questo secondo gruppo, per evitare il guado ai più timorosi, è salito e sceso per la strada bianca chiusa al traffico che sale verso il rifugio Stellina. I meno allenati, fermandosi al primo alpeggio, sono stati ben vigilati e condotti da Vittorio Zeppa, accompagnatore dell’Uget».
Il guado del torrente © Cai
Tempo non eccelso, ma tanta voglia di camminare sui sentieri
Conclude Marchisio:
«resta da far notare che il tempo, seppur con cielo molto nuvoloso e qualche sporadica pioggerella, non ha arrestato la partecipazione dei gitanti, troppo desiderosi di tornare a percorrere le loro amate montagne. Tutto questo nonostante le nubi abbiano un po’ penalizzato i sorprendenti effetti di luce e incredibili arcobaleni, che col sole avrebbero assunto visioni da favola!».