Lo confesso, anzi lo confessiamo tutti noi 21, uomini e donne, che abbiamo partecipato: arrivare al mare a piedi da Siena era uno dei nostri sogni nel cassetto. Di questo dobbiamo ringraziare Claudio Lucietto AE e Roberto Callaioli che, con grande tenacia e tanti sopralluoghi, sono riusciti a tracciare il complicato percorso lungo 124 km che, con 6 giorni di cammino, 2870 metri di dislivello in salita e 3340 in discesa, ci ha condotto dalle colline di casa fino al Mar Tirreno. evitando per quanto possibile pezzi asfaltati o che comunque fossero poco sicuri per i camminatori.
L’avventura ha avuto inizio sabato 6 aprile alle 9:15 dopo una intervista con RadioSienaTV e si è conclusa mettendo i piedi nell’acqua del Tirreno 6 giorni dopo. Con lo zaino in spalla, nostro fedele e pesante compagno di viaggio, abbiamo camminato per i chilometri inziali sulla via Francigena, poi per i sentieri curati dalla Sezione Cai di Siena, per sentieri di bosco, strade interpoderali, piste di esbosco, sugli storici resti della vecchia strada Maremmana, quella che portava nella Maremma Amara della canzone popolare, per sentieri segnati da Unione dei Comuni, per altri scoperti dalle nostre guide e per tratti che a malapena si potevano definire sentieri.
È stata un’esperienza che tutti i 21 partecipanti, 18 della Sezione di Siena e 3 delle Sezioni lombarde (Milano e Rovato) ai quali si sono aggiunti altri Soci senesi per alcune singole tappe porteremo sempre nel cuore e nell’album dei ricordi della nostra vita. Splendide viste e tante scoperte fatte in quel meraviglioso territorio che spazia da Siena, alla Colline Metallifere, alla Maremma ed al suo mare. La prima tappa ci ha portato a Rosia, località a circa 20 km da Siena, dove tutti eravamo passati infinità di volte e qualcuno ci aveva pure vissuto ed è stato veramente strano fermarcisi a dormire dopo esserci arrivati a piedi traversando la Montagnola senese ed incontrando eremi, poderi, monumenti e località ben conosciute ma che fa sempre piacere rivedere.
Una delle complicazioni nell’organizzazione era che i punti tappa erano obbligati e non vi erano possibilità di fare scelte diverse, altre “soluzioni” erano troppo lontane oppure non in grado di accogliere un gruppo numeroso come il nostro, quello che abbiamo incontrato e quello che abbiamo dovuto prendere; a volte è stato ottimo livello altro, altre meno.
La seconda tappa ci ha portato in un luogo di rara suggestione: la Cappella di Montesiepi, quella della spada nella roccia per intendersi ed ai sottostanti resti della grande Abbazia di san Galgano, continuando ad attraversare quei boschi che praticamente arrivano fin quasi al mare, boschi che purtroppo sono vittime di operazioni di taglio poco accorte e dannose da un punto di vista forestale ed ambientale. Nel nostro percorso abbiamo incontrato alcuni agriturismi ed a Pentolina un resort di lusso immerso nel verde, dove i primi turisti stranieri erano già in piscina a prendere il sole. Abbiamo cominciato l’attraversamento di ponti di cemento, ruscelli e guadi e siamo stati fortunati che il livello dell’acqua non fosse alto perché altrimenti in qualche caso non sarebbe stato possibile guadare ed avremmo dovuto allungare il nostro cammino di vari chilometri. In un caso ci siamo dovuti levare gli scarponi, infilarci le scarpette da scoglio o simili e solo così siamo riusciti a traversare il fiume.
Un pensiero è andato, con giusto orgoglio, ai nostri Soci ed a tutti coloro che cinquanta anni fa si sono opposti, all’inizio quasi da soli, alla creazione di due inutili invasi a scopo irriguo, uno sulla Farma ed uno sul Merse, evitando un disastro che avrebbe messo sotto pochi meri d’acqua questo territorio creando una catastrofe ambientale.
Arrivare a San Galgano dopo due giorni di cammino praticamente nel silenzio e nella solitudine e stato come piombare in un’altra dimensione, fatta di turisti accaldati, camper, moto ed auto di turisti accaldati forse più interessati a rifocillarsi che alle bellezze del luogo. Rimasti a dormire lì lo abbiamo potuto veramente apprezzare. La terza tappa ci ha condotto ai circa 700 metri di Sassofortino, frazione di Roccastrada, Attraversando anche qui fiumi, ruscelli e canali e passando per le riserve naturali dell’Alto Merse e de La Pietra, zona anche di particolarità geologiche. Il dislivello complessivo è stato di oltre 1.100 metri, ma i panorami che spaziano dal Monte Amiata al mare, si ricomincia a vedere l’Argentario ci ripagano dello sforzo fatto. La Maremma comincia ad affacciarsi sotto a noi.
Se non ci fossero state le accurate ricognizioni degli organizzatori e le tracce GPS da loro rilevate ci saremmo sicuramenti persi o avremmo allungato di molto il percorso. I tre km circa del tratto Sassofortino-Roccatederighi sono di totale contrasto: da una parte il Sassoforte, rilievo di circa 800 metri di altezza con castagni, faggi ed una vegetazione di tipo appenninico e dall’altra la macchia mediterranea, quasi a segnalare come la Maremma sotto a noi stia per accoglierci. Roccatederighi è un altro grazioso paese in cima alle colline, qui costruito per sfuggire alla malaria sottostante ed alle incursioni saracene.
Il percorso ci porta poi a Montemassi ed ai resti del suo Castello, quello raffigurato nel grande affresco di Simone Martini in Palazzo Pubblico a Siena: lo scenario è superbo. Nei vari borghi incontriamo spesso persone incuriosite e le loro reazioni sono diverse. C’è chi dice: “Hanno aperto i cancelloni, guarda quanti sono…” Il riferimento è ai cancelli del manicomio. Poi, invece, c’è chi ci ammira e si complimenta, ma più frequentemente ci vien detto ”Che bella passeggiata, anche io vado a camminare” e questa cosa sinceramente ci fa - diciamo - ridere.
Attraversata la vecchia zona mineraria di Ribolla arriviamo alla Fattoria della Pietra, siamo ormai nell’Alta Maremma e su un rilievo poco lontano ci sono i resti dell’omonimo castello dove Pia de’ Tolomei fu uccisa dal marito, episodio citato da Dante nel Purgatorio, V Canto, righi 133 e 134: Ricorditi di me che son la Pia / Sie’ mi fe’ Disfecemi Maremma. La primavera è già sbocciata ed incontriamo fioriture stupende di orchidee selvatiche, rondini e farfalle svolazzano sopra a noi, sul terreno si trovano penne d’istrice, tracce di cinghiali che hanno grufolato il terreno ed orme ed escrementi di lupo. Gli unici animali comunque veramente pericoloso sono le zecchea e ne abbiamo trovate tante nel nostro cammino.
Quando la mattina del quinto giorno vediamo il primo cartello stradale che indica Castiglione della Pescaia ci rendiamo conto che orami la nostra méta non è così lontana. Traversiamo Giuncarico sulle cui mura spicca ancora, orgogliosamente ai nostri occhi, la Balzana il simbolo della antica Repubblica senese che governava queste terre, e da lì scendiamo ancora nella pianura coltivata per poi risalire alla etrusca Vetulonia, dove si conclude questa tappa. Il castello di Castiglione della Pescaia ed il faro all’imbocco del porto canale, il simbolico punto che segna il nostro punto di arrivo è davanti a noi ad ancora un giorno di cammino.
La mattina seguente ripartiamo in direzione di Buriano, caratteristico borgo che sovrasta la Diaccia Botrona, resto di quello che era il Lago Prile, impaludatosi nel corso dei secoli, oggetto di bonifiche lorenesi che è ancora abbastanza simile a come lo avrebbero visto i viaggiatori d due secoli orsono. Costeggiamo la Diaccia Botrona, oggi Riserva naturale regionale, camminando in mezzo all’erba alta con zanzare ed altri insetti che ci pungono, mentre uccelli acquatici se ne stanno tranquillamente a qualche centinaio di metri da noi. In lontananza comincia a delinearsi il ponte Giorgini, che unisce le due parti di Castiglione delle Pescaia, la nostra esperienza sta per terminare, stiamo entrando nella normalità di una cittadina balneare. Arriviamo al faro. Ce l’abbiamo fatta !! e tutti!! L’immersione dei nostri accaldati piedi nella fresca acqua di mare è l’atto finale di questa avventura a unica ed indimenticabile.
Mentre con il bus torniamo a Siena ci appaiono sullo sfondo i luoghi che abbiamo attraversato ed è una sorta di riavvolgimento del nastro di quello che abbiamo percorso.