"Gli aspetti di sviluppo e sostenibilita economica legati ai territori montani rappresentano un tema di grande importanza, anche per il Club Alpino Italiano, che per il 101esimo Congresso ha scelto di dedicare a essi un apposito tavolo di lavoro, in cui partecipano attivamente alcune socie e soci del Gruppo Giovani.
Contribuire a trovare il punto di equilibrio tra la tutela, la valorizzazione e lo sfruttamento delle risorse, a favore delle popolazioni che vivono in queste aree e di chi le visita come turista, è un impegno che chiama in causa ad una riflessione partecipata da tutto il nostro sodalizio.
Recentemente i Coordinatori del Gruppo Giovani sono stati interpellati dal giornalista Gianluca Schinaia per esprimere le proprie opinioni in merito al progetto di un'opera in Val Grande, alta Val Camonica, che sta suscitando un'accesa discussione locale.
L'articolo in cui sono state raccolte le dichiarazioni dei Coordinatori, oltre che di altre persone, è stato pubblicato sul quotidiano "Avvenire" nell'edizione cartacea del 21 Giugno e si può leggere online qui:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/costruire-un-nuovo-ponte-tibetano-aiuta-lo-sviluppo-della-montagna
Le opinioni espresse da Brigitta Faverio e Stefano Morcelli sul tema sono state queste:
Cosa pensate della questione, ovvero siete favorevoli o meno e perché, della fattibilità del ponte tibetano in Valgrande?
«Esistono rari esempi di opere architettoniche o ingegneristiche simili a quella discussa in Valgrande che si siano dimostrate in qualche maniera concretamente utili per migliorare il presente ed il futuro dei territori montani. Come gruppo, rispettando chi può avere visioni diverse, riteniamo che non sia possibile essere favorevoli a questa proposta e che l'esito del referendum indetto tra la popolazione locale avrà l'importante scopo di invitare ad avere una visione completamente alternativa del modello di sviluppo economico da sostenere».
Si dice spesso che chi si oppone allo sviluppo di infrastrutture in montagna, e quindi alla crescita turistica, abbia un'ottica "passatista". Voi rappresentate i giovani del CAI e dal vostro osservatorio cosa pensate dell'investimento in nuove infrastrutture di montagna per far crescere il turismo?
«Probabilmente sarebbe utile slegare i concetti di "nuove infrastrutture" e "crescita turistica" per osservare con onestá le reali necessitá di sviluppo economico e sociale di chi vive in questi luoghi, tra cui molti giovani del nostro gruppo. Da questo punto di vista opporsi ad alcune proposte significa offrire l'alternativa di uno sguardo con maggiore lungimiranza per quelle che possono essere le opportunità di sviluppo più adeguate, mantenendo integro l'equilibrio tra gli esseri umani e la natura che compone ecosistemi fragili da cui dipendono la vita dei residenti ma anche dei visitatori. La consapevolezza intorno a questi temi cresce sempre di più anche tra i turisti, che provano a soddisfare la ricerca di curiositá e scoperta di legami più profondi con una natura meno addomesticata. Per questo motivo ogni opera andrebbe dibattuta per soddisfare prima le necessità emergenti dai residenti e poi immaginando interventi utili per migliorare la frequentazione dei luoghi da parte dei turisti. Questo non tanto con lo scopo di attrarne sempre di più, ma perché tra essi alcuni possano trovare importanti motivazioni per scegliere di iniziare una nuova vita in questi luoghi, ripopolandoli. I modelli confezionati che imitano attrazioni da parchi giochi cittadini, tra i boschi e le rocce, sono ingannevoli. È necessario puntare alla valorizzazione delle unicità intrinseche dei singoli territori che portino dei vantaggi esponenziali, soprattutto alle future generazioni, le quali dovranno scegliere di restare a vivere in aree che spesso subiscono acuti disagi, causando un spopolamento pericoloso che indebolisce i territori».
Ci sono infrastrutture pensate per il turismo (seggiovie, ponti, etc.) sostenibili o insostenibili in assoluto oggigiorno?
«Una infrastruttura pensata esclusivamente per il turismo é sostenibile ambientalmente, socialmente ed economicamente in una misura che appare molto ridotta per i benefici che genera sul lungo periodo, ma probabilmente non in assoluto se viene pianificata con una fruizione equilibrata. Per salvaguardare la pacifica convivenza tra chi è a favore e chi è contrario è comunque necessario saper attribuire un valore corretto a quello che viene perso e quello che viene guadagnato con queste infrastrutture per poter limitare le ripercussioni e offrire le migliori opportunità per il futuro.
Le montagne di oggi, a causa dei cambiamenti climatici, sono più soggette a rischio per gli escursionisti rispetto al passato? Insomma, meritano più attenzione rispetto al passato quando si pianificano modifiche del territorio?
«Se quello che ci interessa è uno sguardo rispetto alle attività svolte in montagna, Per rispondere a questa domanda dobbiamo partire dalla basilare valutazione che il rischio è una probabilità variabile che un pericolo possa creare un danno, quindi i cambiamenti climatici in montagna stanno aumentando la probabilità che più pericoli creino danni maggiori a chiunque.
Negli ultimi anni gli interventi del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico sono aumentati in maniera molto preoccupante ed hanno coinvolto nella maggioranza assoluta gli escursionisti, per cause che sono imputabili solo in misura lieve agli effetti dei cambiamenti climatici e più spesso all'impreparazione dei frequentatori. In questo senso è necessario che chi promuove una maggiore frequentazione del proprio territorio sappia anche fare una corretta e necessaria informazione sui pericoli e la preparazione necessaria per svolgere le attività in modo più consapevole per la propria incolumitá. In questo il Club Alpino Italiano attraverso le sue Sezioni locali, gli istruttori e le istruttrici delle scuole e tutti i suoi soci svolgono già una importante funzione di pubblica utilità. Infine, per quanto riguarda le conseguenze dirette che i cambiamenti climatici hanno sui territori montani, è imprescindibile far osservare che l'esperienza accumulata fino ad ora risulta messa in discussione dalla straordinarietà degli eventi attuali. questo ha implicazioni diverse sia per quanto riguarda la pianificazione di modifiche del territorio, ma soprattutto rispetto alle nostre abitudini. Fare più attenzione quindi significa accettare di scegliere approcci più cauti ed imparare anche a rinunciare».