La commemorazione di Nino Paternolli © Cai GoriziaCi sono dei goriziani che hanno lasciato il segno, un segno positivo, per la loro città, ma poi, a causa di varie vicende storiche o personali, sono sprofondati nell'oblio. Uno di questi è Nino Paternolli, alpinista, letterato, libraio, tipografo, ma soprattutto protagonista del dibattito culturale a Gorizia e raro esempio di interculturalità nei primi anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Divenuto infine anche editore, pubblicando tra l'altro la traduzione dallo sloveno del libro di Alojzij Res dedicato al poeta Dante Alighieri e illustrato dalla grafica di Tone Kralj.
Quest'anno ricorre il centenario della sua tragica morte avvenuta in val Tribussa il 19 agosto 1923 ed il CAI ha voluto ricordarlo solennemente.
Già nel primo anniversario della sua scomparsa il CAI di Gorizia posò 2 lapidi in ricordo, una sul luogo dell'incidente in alto nel canalone ed una alla sua base. Purtroppo col passare degli anni ed il mutare della situazione politica il ricordo di Nino Paternolli lentamente svanì.
Solo in anni più recenti cominciò a risvegliarsi l'interesse nei suoi confronti, grazie a Ervino Pocar, testimone diretto della morte di Paternolli, che a fine degli anni ‘60 consegnò a Celso Macor, allora direttore di Alpinismo Goriziano, la copia della cronaca di quella tragica giornata in Tribussa di 50 anni prima che aveva scritto per la moglie di Nino. L'impegno era che non venisse pubblicata se non dopo la sua morte. Assieme a loro, la memoria della figura di Paternolli è stata mantenuta viva anche da Sergio Tavano, che ad inizio degli anni ’80, assieme a Paolo Geotti, Carlo Tavagnutti, Luigi Medeot, Franco Seneca, Caio Ceriani, Manlio Brumati, Clemente Zorzenon ed altri, partirono alla ricerca della targa superiore, in anni in cui nessuno si ricordava più delle targhe a Tribussa.
Nel frattempo, per esigenze di allargamento della strada, venne smantellata la targa posta all'inizio del canalone, mentre l'altra risultava piuttosto danneggiata dalle intemperie e dal logoramento degli anni.
Nella primavera del 2003 Franco Seneca, allora Presidente della sezione CAI di Gorizia, venne contattato da Jurij Bavdaž, professore di storia al Liceo di Idria e Direttore del Museo della stessa città, comunicandogli che il canalone della caduta sarebbe stato intitolato a Paternolli con cerimonia all'imbocco dello stesso il 24 agosto di quell'anno, ottantesimo della tragedia.
In quell’occasione i valligiani di Tribussa vollero anche ripassare con della vernice nera, le lettere incise sulla targa originale, sistemandone anche gli ancoraggi alla roccia.
Gli anni passavano. Ormai pochi sapevano come arrivare al luogo dove si trova la lapide rimasta, come districarsi tra i canaloni secondari ed arrampicare sui grossi massi nel fondo del canalone. A ciò si aggiunse il gelicidio di qualche anno fa e le frane che modificano continuamente la morfologia del canalone. Un luogo destinato quindi all’oblio.
Lo scoprimento della targa commemorativa © Cai GoriziaIl momento buono per risvegliare la memoria di Nino Paternolli è arrivato quest’anno, in occasione del centenario della morte. Grazie alla determinazione di Andrej Licer della Comunità di Tribussa e di Elio Candussi responsabile cultura del CAI di Gorizia è stato possibile ideare una nuova targa da collocare in un luogo visibile, vicino alla strada di fondovalle. Andrej ed Elio hanno concordato il testo che recita “Nino Paternolli, 1988 – 1923, grande amante delle montagne, perì nel canalone che porta il suo nome, il CAI di Gorizia pose nel centenario della morte”, scegliendo, per la prima volta, che il testo fosse bilingue, in omaggio allo spirito di Nova Gorica e Gorizia Capitali europee della Cultura 2025.
La cerimonia per inaugurazione della targa si è svolta a Gorenja Trebuša sabato 28 ottobre, alla presenza di decine e decine di persone, allietata dai canti del Coro “Monte Sabotino” del CAI e del coro “Justin Kogoj” di Dolenje Trebuša. Dopo i saluti da parte di Bojan Bitežnik, Presidente del Consiglio della Comunità locale di Gorenja Trebuša, Elio Candussi ha tenuto il discorso celebrativo ufficiale, che ha ripercorso la breve vita e le numerose attività di Nino Paternolli, nonché le iniziative succedutesi nel tempo per tenerne viva la memoria dopo la sua tragica morte. A seguire il Presidente del CAI Giorgio Peratoner ha scoperto la targa, poi benedetta da don Tomaž Kete della chiesa di Most na Soča, che, pensando a Go2025!, ha sottolineato “le nostre città e anche i nostri Paesi hanno bisogno di persone come era Nino, aperte, sincere, profonde e quelle che sono capaci di coinvolgere tutti”.
La cerimonia si è conclusa con altri canti e con promesse di nuove iniziative comuni, nonché ringraziando la Comunità locale per la indispensabile collaborazione nella posa della targa e nella preparazione della cerimonia.