Il buio oltre il masso

C.A.I. SEZ. LUCCA
La notizia autunnale della giunzione tra la Buca sopra Cava Bassa e l’Abisso Saragato, che è parte del Complesso della Carcaraia, merita un approfondimento perché ci impone una riflessione sul rapporto tra tecnologia e umana esperienza nell’esplorazione del mondo sotterraneo. La Valle della Carcaraia, sul versante settentrionale delle Alpi Apuane, ha una storia singolare ed emblematica, che ha coinvolto tantissimi esploratori. È fatta di pozzi profondi, approfondimenti di abissi, congiunzioni con interminabili risalite, scoperte di un numero impressionante di abissi più profondi di 1000 metri, tanti da far nascere un Sentiero dei -1000, il Cai 1000, e poi sempre nuove giunzioni, frutto di un’evoluta visione d’insieme. La Buca sopra Cava Bassa è uno degli ingressi più eclatanti della valle, una strada quasi ovvia, ma con una frana capace di frenare ogni ambizione. Poi, recenti esplorazioni in zone remote dell’Abisso Saragato hanno portato a riconsiderare la Buca, perché le deduzioni degli esploratori, le proiezioni topografiche e le indicazioni strumentali portavano in quella direzione.
Buca sopra la cava bassa. Esplorazione
L'esplorazione della Buca sopra Cava Bassa © Adriano Roncioni

Una storia che pare un soggetto cinematografico

Qui la storia diviene da film, perché si pensa a un esploratore che possa risolvere l’enigma della frana. Adriano Roncioni, del Gruppo Speleologico Lucchese del Cai Lucca, che da un po’ non vestiva la tuta, viene coinvolto, gli speleo lunensi del Cai La Spezia fanno squadra e… il come è andata lo abbiamo chiesto direttamente a lui.
«Il problema non era affatto semplice e la soluzione per nulla scontata. La Buca sopra Cava Bassa di Carcaraia è conosciuta dagli speleologi dagli anni ’60 (i locali ne conoscono l’esistenza da millenni). Da allora numerosissime discese si erano via via succedute per trovare una prosecuzione nell’immenso salone, ma senza successo».
Buca sopra la cava bassa. Speleologi in esplorazione
Speleologi nella Buca sopra Cava Bassa © Adriano Roncioni

L’esperienza scende in campo

Quindi? «Il 9 ottobre riusciamo a scendere nello spettacolare bucone con l’obiettivo di continuare a allargare una fessura già vista in una precedente uscita dal gruppo di esploratori che mi accompagnano, e, da parte mia, anche di dare un’occhiata un po’ dappertutto, dal momento che non conosco affatto la grotta. Dopo una doverosa visita a posti già noti ai tanti visitatori di questa fantastica voragine, mi casca l’occhio in un punto in cui una placca inclinata di roccia si infila sotto l’immenso accumulo detritico che forma il “pavimento” del salone. Un grande masso sembra essere appoggiato in un punto dove la roccia in posto sembra verticalizzare: decido di dare un’occhiata dove il masso appoggia sui detriti sottostanti. Tolgo pietre, si apre uno spazio nero. L’aria s’infila: chiamo gli altri che sono a scavare poco distanti. È questione di una mezz’oretta, togliamo un masso, altri li facciamo rotolare in avanti perché c’è spazio. L’aria è forte, si apre, possiamo dirlo, una forra. L’entusiasmo è alle stelle, ci vogliono corde, trapano e attacchi!»
Buca sopra la cava bassa. Discesa di un pozzo
Buca sopra Cava Bassa, discesa di un pozzo © Adriano Roncioni

La soluzione di un lungo problema

L’esperienza, la capacità di leggere l’ambiente, avevano portato alla soluzione, a trovare il passaggio nascosto, che si negava. E poi, Adriano?
«La domenica successiva abbiamo steso circa 200 metri di corde in ampi ambienti, verticali e ventosi: la giunzione era fatta. Zone remotissime del Complesso Carsico della Carcaraia sono ora raggiungibili in un’oretta di progressione. Il risultato cercato è stato raggiunto nel migliore dei modi e in una sola uscita grazie all’entusiasmo di un fantastico gruppo, un po’ di anziana esperienza e un po’ di fortuna».