Biella, la montagna dialoga con la modernità

C.A.I. SEZ. BIELLA
Il tavolo dei relatori © Cai Biella

«La montagna dialoga con la modernità», questo il titolo della rassegna di serate culturali che la sezione di Biella del CAI ha avviato a partire da venerdì 27 ottobre.

La prima serata della serie, dal titolo «Cosa vogliamo salvare delle Alpi? Il paesaggio alpino nella sfida della contemporaneità», si è posta come obiettivo l’analisi della corretta gestione del paesaggio alpino e le reali priorità da affrontare. Davanti ad una platea di oltre cento persone sono intervenuti Annibale Salsa, antropologo ed esperto conoscitore delle Alpi, Andrea Cavallero, agronomo e professore universitario, e Andrea Rolando, professore ordinario presso il Dipartimento di architettura e studi urbani del Politecnico di Milano. Tre punti di vista diversi per analizzare un tema apparentemente alla portata di tutti ma che invece si dimostra spesso insidioso e complesso. Un’occasione preziosa per acquisire qualche nozione utile a valutare con occhio critico e razionale cambiamenti, interventi, progetti e piani relativi al contesto montano.

La serata è stata moderata da Lorenzo Pozzo, appassionato di alpinismo, dottore forestale di professione impegnato quotidianamente nell’affrontare temi quali la fruibilità dell’ambiente alpino da parte di chi lo vive e di chi lo visita come turista. Pozzo ha cercato di stimolare i relatori in merito a situazioni concrete che quotidianamente si possono riscontrare all’interno del contesto alpino.

Considerata l’attualità del tema, anche e soprattutto pensando alla realtà biellese, l’iniziativa ha trovato il supporto di Fondazione Sella, Fondazione BIellezza e del premio «+bellezza in Valle».

Durante l’incontro è emerso chiaramente come l’attuale paesaggio alpino sia l’eredità che secoli di gestione pastorale passata ci hanno lasciato, il frutto di un connubio fra uomo e natura, basato su principi di sostenibilità ambientale ed economica; la chiave per la conservazione del paesaggio alpino non sta quindi nell’inselvatichimento della montagna ma nella ricerca di un nuovo equilibrio fra la società moderna e le terre alte.

Annibale Salsa ha raccontato la storia delle alpi e degli uomini che le hanno abitate partendo dall’età preistorica quando la vita umana in montagna aveva un carattere nomadico, limitata a frequentazioni stagionali da parte di cacciatori, raccoglitori e pastori. Già durante il Neolitico alcune forme di insediamenti agricoli hanno avviato una colonizzazione rurale delle alpi e alcune modifiche del paesaggio quali apertura di spazi nelle foreste e dissodamenti ma è solo a partire dall’anno mille che si può iniziare a parlare di insediamenti diffusi e residenze stabili.

Le Alpi sono quindi da secoli un ambiente antropizzato ma il termine, in questo caso, è da intendersi con una accezione positiva.

Si parla di una colonizzazione progressiva delle Alpi da parte delle genti di pianura che lì hanno trovato opportunità economiche sfruttando le risorse presenti. Il fenomeno del popolamento delle montagne ha proseguito per tutta la storia con alti e bassi fino ai giorni nostri, dove una evidente rottura degli equilibri ha portato ad un drammatico spopolamento e abbandono. Questo fenomeno è da imputare a numerosi fattori, tra cui la scelta di abbandonare le attività tradizionali per via dell’insufficienza del reddito percepito a causa della parcellizzazione dei fondi, il peso degli oneri tributari e della concorrenza dell’economia di pianura, la carenza di servizi, la mancanza di una politica territoriale e, spesso, una legislazione che, ignorando le necessità reali dell’ambiente rurale, impone norme standardizzate a tutto il territorio nazionale o regionale.

La platea dell'evento © Cai Biella

Interessante la riflessione di Annibale Salsa e Andrea Rolando che hanno dimostrato come il paesaggio e la sua pregevolezza non siano solo frutto della sensibilità personale di chi lo osserva, ma siano anche caratterizzati da elementi tangibili che ne sanciscono bellezza, cura e degrado.

Proprio su quest’ultimo aspetto Andrea Cavallero, attraverso immagini evocative, ha aiutato a identificare elementi che, chi si muove in montagna, può quotidianamente osservare come sinonimo di abbandono o degrado degli ambienti pascolivi.

Sulle Alpi italiane, con il riscaldamento in atto si dovrà stimolare la valorizzazione turistica con gli aspetti visivi e culturali del territorio: struttura, geologia, morfologia, coperture vegetali, fioriture, biodiversità, conoscenza degli ambienti e dei fattori limitanti o favorevoli, aspetti produttivi alpini: legnami e alimenti di grande valore gustativo e nutraceutico. Alcune immagini del cantone dei Grigioni hanno evidenziato come gestioni razionali e sostenibili abbiano vantaggi economici e paesaggistici per l’intera collettività, mentre sulle Alpi italiane troppo spesso si osserva l’abbandono di molte aree che perdono le loro caratteristiche peculiari.

Sul modello francese delle Association Foncière pastorale e dei Groupements pastoraux, anche in Italia stanno nascendo Associazioni Fondiarie (AsFo) fra proprietari di terreni. Si tratta di una forma di associazionismo senza fini di lucro che nasce con lo scopo di ripromuovere una economia di montagna sostenibile che miri anche al recupero funzionale delle superfici, a miglioramenti ambientali e paesaggistici del territorio, con indirizzi fruitivi atti a valorizzarne le caratteristiche.

Le AsFo sono l’unico strumento valido e semplice per contrastare l’abbandono delle aree alpine, costituire aziende con ampiezza proporzionata alle esigenze odierne delle imprese agricole e favorire l’insediamento di giovani agricoltori adeguatamente formati. La qualità che l’ambiente di montagna conferisce ai suoi prodotti consente oggi di impiantare aziende economicamente sostenibili e in grado, con i giusti supporti, di gestire il paesaggio alpino alle differenti altitudini.

A conclusione, la proiezione di una serie di immagini stimolanti e provocatorie, sottoposte alla platea da Andrea Rolando, per valutare la bontà di interventi dell’uomo, anche a fini turistici, sull’arco Alpino. Un tema delicato e che sfiora la sensibilità di molti. Un giusto interscambio culturale fra città e montagna può dare vita a progetti di grande valore e a opere di forte impatto visivo che, tuttavia, risultano perfettamente inserite in contesti pseudo naturali. Pianificazione, progettazione e condivisione sono, quindi, i tre passi fondamentali per agire sulle nostre montagne con un occhio rivolto al passato e uno proteso al futuro.