Dopo una vita trascorsa con il maglione rosso sulle spalle, si è spento ieri, all’età di 96 anni,
Giovanni Ratti, il più anziano dei Ragni della Grignetta, testimone dell’intera storia del celebre gruppo alpinistico.
Mondo alpinistico lecchese in lutto
Il mondo alpinistico lecchese è in lutto per la scomparsa di quest’uomo straordinario, che, some spiega
Luca Schiera, neopresidente dei Ragni,
«rappresentava nella sua stessa persona lo spirito originario del sodalizio, nato, ancor più che dall’ambizione di compiere grandi imprese, dal desiderio di condividere con i propri amici più cari la gioia dell’andare in montagna e con loro coltivare sogni e passioni».
«Giovanni è nato e vissuto a Rancio – prosegue Schiera – u
na delle frazioni a monte di Lecco, sulla quale incombono i 300 e passa metri di rocce verticali della Corna di Medale. Nn è un caso che proprio quel quartiere sia stato uno dei “vivai” dei Ragni, dal quale sono venuti altri alpinisti che hanno fatto la storia del gruppo come Antonio “Nisa” Castelnuovo, Giovanni “Stizza” Carcianiga, Luigi Castagna - fortissimo e purtroppo scomparso prematuramente - il “Bigio” Carlo Mauri, Dino Piazza e Casimiro Ferrari, solo per citarne alcuni».
Giovanni Ratti con i Ragni e altri amici (anni '40) © Archivio Ragni della Grignetta
Lucido testimone delle origini dei Ragni di Lecco
Entrato a far parte dei Ragni nel 1946, l’anno stesso della fondazione del sodalizio, Ratti è sempre stato un lucido testimone di quelle origini mitiche, capace, con le sue narrazioni ricche di particolari e aneddoti, di rievocare come nessun altro atmosfere, fatti e personaggi. La sua esperienza di vita è esemplare di quello che è stato il percorso di tanti alpinisti nati all’ombra delle
Grigne e del
Resegone.
Fisico e confidenza con il verticale forgiati dal lavoro
Fin da giovanissimo è avviato al lavoro in
fabbrica nel settore della lavorazione del ferro. Un impiego durissimo, che ha però il vantaggio di forgiare il fisico degli scalatori lecchesi, rendendoli già predisposti a sopportare le fatiche e l’impegno fisico richiesti dalle grandi salite, nonché di fornirgli l’esperienza necessaria per costruire da sé i
chiodi, i
moschettoni e gli altri attrezzi necessari per la scalata.
Anche la sua “confidenza” con il
terreno verticale si forma sin dall’infanzia. Come tanti altri ragazzini è, infatti, chiamato a contribuire al budget familiare andando a
far legna sui pendii sotto alla Medale, dove bisogna imparare a fare i nodi e a manovrare con le corde per trasportare a valle le fascine. Poi c’è da sfalciare il
“fieno magro”, che si raccoglie sulle balze più ripide, dove bisogna manovrare il falcetto cercando di stare in equilibrio sulle rocce.
Ratti e Boncossa © Archivio Ragni della Grignetta
La montagna per ritrovare il tempo e la gioventù rubati dalla guerra
Come tanti altri suoi coetanei vive l’esperienza traumatica della
Seconda guerra mondiale e della
deportazione. Nel 1943, viene chiamato a svolgere il servizio militare ad Alba, poche settimane prima dell’8 settembre.
«Per me fu davvero un’Alba tragica», commentava ironico in proposito, visto che dalla caserma passò direttamente al
campo di prigionia in Germania.
Proprio da quella tragedia nascono la voglia di ritrovare il tempo e la gioventù rubati dall’incubo della guerra. Le
montagne sono lì, a portata di piede: un giardino di sentieri e di rocce dove andare alla ricerca e della felicità e anche della realizzazione personale.
Giovanni Ratti durante un'arrampicata © Archivio Ragni della Grignetta
L'attività alpinistica
Fra le guglie della Grignetta Giovanni perfeziona la propria abilità alpinistica, ripetendo le vie dei grandi capicordata degli anni '30 e partecipando all’apertura di nuovi itinerari, ancora più impegnativi, come la via
“Castagna Alta” al
torrione Magnaghi Centrale, salita con il “Nisa” Castelnuovo e Luigi Castagna.
Ma la montagna per lui diventa anche una
professione. Il conte Aldo Bonacossa, impegnato nella redazione delle
Guide dei Monti d’Italia del Cai-Tci, lo sceglie come sua
guida, dando il via con lui ad un intensa attività nelle
Alpi centrali, che prosegue per tutti gli anni '50 e vede Ratti impegnato nell’apertura di numerosissime nuove vie e nella ripetizione di molti dei più celebri itinerari dell’area.
L'attenzione verso i più giovani
Una volta conclusa la sua esperienza di alpinista Ratti è sempre rimasto legato all’ambiente della montagna, partecipando come
accompagnatore alle attività di
alpinismo giovanile organizzate dal
Cai Lecco e facendo sempre sentire la sua vicinanza alle nuove generazioni dei Ragni, contribuendo con i suoi vividi ricordi a tenere vivo quel prezioso legame generazionale che rappresenta sicuramente uno degli elementi di forza del gruppo.
L'impegno di Ratti con l'alpinismo giovanile del Cai Lecco © Archivio Ragni della Grignetta
Il ricordo dei Ragni di Lecco
Così i Ragni lo hanno voluto ricordare sulla loro pagina Facebook:
«Ciao Giovanni, è stato bello e importante averti con noi per così tanto tempo. Adesso però è arrivato il momento di lasciarti andare dai tuoi vecchi amici. Di sicuro ti staranno aspettando attrezzati di tutto punto per andare a scalare. O forse no, forse sono lì con qualche cordaccia di canapa raccattata chissà dove e ai piedi “le cassette dei garofani”, quegli scarponacci che van bene solo per gli avvicinamenti e che, una volta sotto alla parete, te li devi cavare per salire “de ungia”. Proprio come si faceva allora. Con la stessa povertà nelle tasche e la stessa speranza infinita e irresistibile nel cuore».
I
funerali si terranno domani, mercoledì, nella chiesa di Rancio a Lecco alle 9,30.