La locandina della serata“Il sogno e la resistenza delle donne afghane” è il titolo dell’incontro-testimonianza che si terrà nella sede della sezione Cai di Cesena (via Cesenatico 5735, Macerone di Cesena) venerdì 8 marzo con inizio alle 20,45.
In apertura dell’incontro verrà proiettato il docufilm “The dreamers. Afghan women’s resistance” nel quale è raccontato il sogno collettivo di giovani studentesse con i volti che si intravedono appena, per questioni di sicurezza.
Andiamo in montagna. Ci piace farlo insieme, in sicurezza e condividendone la bellezza di quanto i nostri occhi vedono e i nostri passi percorrono. Con questo incontro è desiderio allargare lo sguardo oltre la montagna, oltre al gruppo Cai e oltre ai confini nazionali. Uno sguardo, il nostro, che nel giorno della festa della donna invitiamo a incrociarci con quello, intenso pur velato, nell’intensità dell’azzurro e del nero, che rappresenta il documentario.
Uno sguardo che ci interroga.
Ad aiutarci a comprendere meglio la vita delle donne afghane che hanno vite così ‘strette e costrette’ dalle imposizioni talebane, saranno due donne in rappresentanza di chi ha fatto dell’accoglienza uno stile concreto. Nella vita di ogni giorno. Qui e ora. E possibile.
Dopo la visione del documentario, porteranno la propria testimonianza suor Nadia Pompili, delle suore francescane della Sacra Famiglia, e Roberta Olmeda della Comunità Papa Giovanni XXIII.
L’incontro è aperto a tutti.
Dalla presentazione del docufilm
“A tre ore d’auto a nord di Kabul, l’utopia possibile narrata in “The dreamers. Afghan women’s resistance” racconta di un sogno collettivo nutrito dalla forza della realtà delle studentesse protagoniste di questa scuola che non c’è, sostenuta dai lettori di “Avvenire” con la “Campagna donne afghane”, attraverso Caritas italiana. I volti si intravedono appena, per questioni di sicurezza. Sono le mani, le voci, i canti, il continuo rincorrersi di evocazioni e rimandi a catapultare lo spettatore nella complessità dello scenario afghano. Mentre, a colpi di decreto, si cerca di cancellare le donne dalla vita civile della nazione, queste ultime fanno ricorso a un supplemento di immaginazione per sopravvivere, come cittadine e soggetti attivi. Ogni ragazza, dunque, oltre a studiare, dopo un’apposita formazione, fa lezione alle bambine del proprio villaggio in base al principio “ciascuno ha qualcosa da insegnare ad un altro”. Il sapere così si diffonde con un effetto moltiplicatore inesorabilmente capillare che contagia famiglie e collettività. Trasformandole”.