«Il messaggio che vogliamo mandare con questo film è chiaro: l’emergenza rifiuti che interessa il nostro pianeta è presente anche in montagna, ma spesso la gente passa accanto alla bottiglietta che vede lungo un sentiero e la lascia dov’è. I sette piccoli protagonisti del film, invece, no. Con il loro comportamento invitano lo spettatore a una presa di responsabilità e di coscienza, la loro è una vera chiamata all’azione».
Sono le parole di
Mara Moschini e
Marco Cortesi, registi e voci narranti del cortometraggio
Nelle squame di una trota (Associazione Moka, 2022, 19 minuti). Il documentario racconta l’avventura di
sette bambini e bambine tra gli otto e gli undici anni, che, nel giugno dell’anno scorso, hanno voluto fare la loro parte per l’ambiente ripulendo dai rifiuti la zona ai piedi della
Grigna Meridionale, nei pressi del rifugio
Carlo Porta. I loro nomi?
Giorgia, Marco, Sofia, Filippo, Aziz, Viola "grande"
e Viola "piccola".
Un frame del film: i bambini tirano fuori un rifiuto seppellito sottoterra © Associazione Moka
I sette protagonisti vera forza del film
Le vicende raccontate sono
dunque reali, non sono tratte da un soggetto scritto appositamente per il film. La due giorni di pulizia è stata infatti l’ultimo atto dell’omonimo progetto di educazione ambientale del
Family Cai Macherio Vedano e della
Cooperativa Ecosviluppo, che ha coinvolto più di 800 alunne e alunni delle scuole elementari e medie di tre Comuni brianzoli.
«Il vero punto di forza del film sono loro, i sette giovanissimi protagonisti», spiega Marco Cortesi. «Nessuno sapeva come si sarebbero comportati, non era scontato che si impegnassero così tanto. Potevano dire: “No, io questo non lo faccio. Mamma, ma dove mi hai portato?”. E invece sono stati spettacolari, sorprendenti, non riuscivamo a fermarli. Nella pellicola tutto questo emerge chiaramente, è il suo elemento più potente».
Mara Moschini aggiunge:
«Gli spettatori si rendono conto che è tutto vero, sincero, reale. La visione lascia impressioni calde e positive. “Guarda cosa fanno loro. E io cosa faccio?”, è il messaggio lanciato dalla “vocetta” del film».
La differenziazione dei rifiuti raccolti © Luca Serenthà
Nessuno ha mai detto “che schifo”
A un certo punto, la voce fuori campo di Mara sottolinea che, durante la pulizia, i bambini non hanno detto una sola volta «che schifo», anche quando hanno scovato una
quantità davvero elevata di immondizia di ogni tipo nel bosco Giulia, alle spalle del rifugio.
«Non è la prima volta che riscontriamo una cosa del genere, è successa anche in altre esperienze che abbiamo seguito», spiega. «Gli studiosi la chiamano “ecofilia”, è una sorta di forza innata di collegamento con la natura che i bambini hanno nel Dna. È come se fossero geneticamente vicini a Madre Natura. Non pensano “che schifo”, come gli adulti, quando devono raccogliere un rifiuto che non è loro; capiscono l’urgenza e decidono immediatamente di fare la cosa giusta. Ci sorprende sempre questa unione con la natura e questa voglia di difenderla dei bambini, caratteristica che gradualmente nel tempo si perde».
Anche una sedia dissotterrata nel bosco © Cai
Logistica minimale e tanto entusiasmo
Mara Moschini e Marco Cortesi da tempo si occupano di produzioni sulla tutela dell’ambiente. L’elemento che più li ha stupiti, durante la lavorazione di
Nelle squame di una trota, è quanto il lavoro sia venuto bene nonostante
difficoltà di natura logistica e tecnica.
«Nessuno, vedendo il film, si immagina che è stato girato in sole dodici ore», spiega Marco. «I ragazzi sono arrivati al Rifugio Porta il sabato pomeriggio e sono andati via la domenica, prima di pranzo. Temevamo, i giorni precedenti, di non riuscire a raccogliere materiale sufficiente. Al contrario, invece, non abbiamo dovuto lottare nel montaggio, anzi. Il problema è stato decidere cosa includere e cosa invece lasciare fuori. È stato l’entusiasmo dei bambini a fare il film».
In sintesi, dunque,
«una logistica complessa e minimale ha generato un prodotto che ora ha una distribuzione nazionale. Ci tengo a dire che il merito non è nostro, ma dei giovani protagonisti e degli organizzatori dell’evento».
I ragazzi con i rifiuti raccolti © Cai
«Quando lo facciamo anche noi?»
Marco Cortesi e Mara Moschini hanno partecipato ad alcune delle prime proiezioni del docufilm, aperte sia al pubblico generico sia alle scolaresche.
A Marco è rimasto impresso un signore che, rivolgendosi ai bambini, ha chiesto scusa per il mondo che hanno ricevuto in eredità.
«Era una delle primissime proiezioni, c’erano anche i sette eroi in sala. Lo spettatore in questione aveva le lacrime agli occhi, è stato molto toccante».
Mara, dal canto suo, sottolinea come la prima reazione delle scolaresche dopo la visione del film sia stata quella di chiedere alla maestra:
«Quando lo facciamo anche noi?».
Del resto, spiega Mara,
«quando si parla di ambiente, nei bambini la voglia di emulazione cresce a dismisura. È un tema che li unisce, li sprona, ed è trasversale al rendimento scolastico. Molte insegnanti ce lo hanno confermato: l’entusiasmo, l’impegno e la voglia di fare durante i progetti di educazione ambientale sono comuni a tutti gli alunni, anche di quelli che normalmente fanno più fatica. Noi lo abbiamo visto in prima persona durante altri progetti che abbiamo seguito. Il feedback positivo che ricevono dagli adulti, le congratulazioni e i complimenti sono tra i fattori maggiormente stimolanti».
Un frame del film: nel bosco i bambini dissotterrano i rifiuti © Associazione Moka
Match perfetto tra pubblico e protagonisti
Proprio la visione del film nell’ambito della programmazione scolastica stimola la nostra ultima domanda, ovvero quali sono gli elementi che lo rendono particolarmente indicato a questo scopo. Mara e Marco non hanno dubbi:
«Nel film i giovani spettatori non vedono parlare e agire scienziati, esperti o influencer di qualche tipo, ma dei loro coetanei. Dei bambini e dei ragazzi esattamente come loro. Dunque, si viene a creare un match perfetto tra pubblico e protagonisti. In secondo luogo, la durata del film, neanche venti minuti, è ideale per la visione e il successivo commento in classe».
Come organizzare la visione del film, a scuola e non
Nelle squame di una trota è stato inserito nel kit didattico
“Tra cinema e natura” del
Trento Film Festival, che vuole fornire agli insegnanti strumenti che favoriscano la comprensione e l’approfondimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Sul
sito web del festival si trovano tutte le informazioni sul kit e le modalità per richiederlo.
Nelle squame di una trota è collegato all’obiettivo 15,
“Flora e fauna terrestre”. Ogni insegnante può richiedere il kit compilando il modulo, quindi scegliere quali lezioni affrontare. Scegliendo la lezione numero 15 e indicando il giorno in cui verrà organizzata la visione in classe,
Nelle squame di una trota verrà reso disponibile gratuitamente per quel giorno.
Il docufilm è stato inoltre inserito nel
catalogo del
Trento Film Festival 365 e può essere noleggiato da chiunque voglia organizzarne una visione pubblica.
Per approfondire l'esperienza raccontata nel film
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Trailer