Il 28 gennaio scorso la Regione Emilia-Romagna ha deciso di NON sottoporre a una Valutazione d'Impatto Ambientale il progetto della nuova seggiovia quadriposto "Polla - Lago Scaffaiolo" nel Parco del Corno alle Scale.
Contro questa scelta, il comitato "Un altro Appennino è possibile" intende presentare ricorso al TAR. Per sostenere le spese legali, venerdì 12 marzo è stata lanciato il crowdfunding "Questa è la VIA!", sulla piattaforma IdeaGinger, con l'obiettivo di raccogliere 7000 euro in tre settimane. La cifra è stata raccolta in tre giorni, con centinaia di donatori. Ad oggi, 29 marzo, i donatori sono 500 e il denaro raccolto ammonta a 14.000 euro. La raccolta termina il 2 aprile:
https://www.ideaginger.it/progetti/questa-e-la-via.html
Una partecipazione straordinaria che testimonia la grande attenzione per il tema sollevato, anche grazie all'unità che tante associazioni hanno trovato nel Comitato e nel motto espresso dal suo nome. Forse mai così tante e così compatte:
Cai, Legambiente, WWF, Mountain Wilderness, Italia Nostra, Federtrek, AsOER, TrekkingItalia, Amici dei Parchi di Monteveglio e dell'Emilia, Comitato Bazzanese Ambiente e Salute, 6000 Sardine.
La Regione Emilia-Romagna difende la propria decisione sostenendo che la nuova seggiovia è un semplice ammodernamento dell'esistente, con la sostituzione di due vecchi impianti. In realtà il progetto prevede un tracciato diverso, una stazione di partenza diversa, una nuova stazione intermedia e una nuova stazione di arrivo, a un'altitudine superiore di 100 m. rispetto all'attuale, con oltre duecento metri di infrastruttura in più.
Già soltanto queste considerazioni basterebbero per pretendere una Valutazione di Impatto Ambientale. Ma la decisione della Giunta regionale è inaccettabile anche nel merito, perché la nuova seggiovia è un investimento miope, che non garantisce un futuro al Corno alle Scale e al territorio circostante. In essa si esprime una visione della montagna rivolta al passato. Ormai tutti i dati e le ricerche sul turismo indicano che sono altre le strade da percorrere. I circa 6 milioni di euro di costo progettuale del nuovo impianto sarebbero un ottimo sostegno all'avvio di nuove e più equilibrate forme di turismo, ad una ospitalità aggiornata e diffusa su tutto il territorio, a servizi volti a sostenere il ri-abitare la montagna (non ad aumentare le seconde case), a ridare ruolo e possibilità alle nuove generazioni. Ma si sa che le risorse sono come l'acqua: se vanno da una parte, non vanno dall'altra.
Inoltre la nuova seggiovia, se realizzata, determinerebbe un danno permanente e non recuperabile ad un ambiente unico,
costituito da due parchi regionali, una SIC/ZPS della Rete Natura 2000, quattro habitat di interesse comunitario, oltre a zone di particolare valore ambientale, nodi ecologici complessi, valli nascoste che contribuiscono a ospitare la maggiore biodiversità di tutta la Regione. Non solo l'impianto, con la nuova stazione di arrivo al lago Scaffaiolo, a fianco del rifugio Duca degli Abruzzi, ma la sua stessa costruzione, con una lunga fase di cantiere pesante, su forti pendenze e terreni fragili, determinerebbe un danno ambientale non recuperabile ed una completa alterazione del paesaggio.
Tutelare e preservare questo ambiente è condizione necessaria per costruire un futuro diverso e sostenibile. E anche un presente sostenibile, perché da subito è possibile mettere in campo proposte capaci di rispondere alle sofferenze del territorio, se solo i comuni e le forze professionali e produttive fossero capaci di innovazione e scelte adeguate.
Un'altra ragione importante sta alla base del nostro ricorso: non possiamo accettare che gli strumenti di tutela e garanzia della pubblica amministrazione siano asserviti a volontà politiche di parte. Valutazione di impatto ambientale (VIA) significa semplicemente un'analisi del progetto - approfondita, separata e indipendente - a tutela dell'interesse collettivo. Quando si dovrebbe ricorrere a un simile strumento, se non in una situazione così importante e delicata?
A questo si aggiunga che due enti pubblici - la provincia di Modena e il comune di Fanano, sul cui territorio insisterebbe gran parte dell'impianto - ritengono necessaria la VIA e l'hanno richiesta con documenti ufficiali e dettagliati. A fronte di questo il semplice principio di precauzione imporrebbe di andare a VIA.
Grazie al sostegno di tante persone, in pochi giorni abbiamo raggiunto la cifra necessaria per presentare ricorso al TAR. Tuttavia, la raccolta fondi non si è fermata: al momento di scrivere questo comunicato le donazioni ammontano precisamente
a 13.725 euro, con 494 sostenitori e sostenitrici.
Queste risorse danno al comitato autonomia e indipendenza, non solo per sostenere le spese legali, ma anche per produrre una corretta informazione e organizzare iniziative di promozione sul territorio.