Yasa Thak, la prima non prima e i tanti nomi della montagna

Ngima Tashi Sherpa e Fura Tshering Sherpa hanno annunciato la salita di uno dei "nuovi" Seimila autorizzati dal governo nepalese. Ma già Cazzanelli aveva aperto una linea sulla sud nel 2021 e anni prima c'erano state altre scalate, anche se la montagna ha diversi nomi

Le autorità nepalesi hanno annunciato all'inizio dello scorso ottobre l'apertura all'alpinismo di 57 nuove vette tra i 5.800 e i 6.900 metri di altitudine. Nemmeno due mesi dopo, lo Yasa Thak, un seimila Rolwaling, è stato salito dai locali Ngima Tashi Sherpa e Fura Tshering Sherpa. Si tratta di due fratelli, nipoti a loro volta del mitico Kami Rita Sherpa, che ha scalato l'Everest più di 30 volte. I due nepalesi hanno optato per l'evidente cresta est per effettuare la salita. In vetta, il GPS di Fura Tshering ha rilevato un dislivello di 6.151 metri, dieci in più rispetto ai 6.141 metri ufficiali.

Ngima Tashi Sherpa e Fura Tshering Sherpa © 14peaksexpedition

Fin qui tutto bene, se non che la prima salita di questa vetta non sarebbe tale. Intanto François Cazzanelli, che era lì nel 2021, aveva già scalato - con Emrik Favre e Leo Gheza- la parete sud dello Yasa Thak in due giorni, per una linea di roccia chiamata Himalayanos Desperados. A livello internazionale c'è chi ha avuto qualche remora a considerare pienamente la salita, per una questione legata ai permessi. Lo stesso Cazzanelli però ci ha confermato ancora una volta che l'anticima era stata raggiunta per la loro via "anche se per quanto ci riguarda l'altitudine era di poco superiore ai 6mila metri e segni di passaggio ce n'erano già". La discesa era poi avvenuta per la cresta est.

F. Cazzanelli E. Favre e L. Gheza © F. Cazzanelli
la linea degli italiani © F. Cazzanelli

 

Ma c'è di più: in molti infatti identificano lo Yasa Thak con il nome di Tengi Ragi Tau South, Pahamlahaka o Pomlaca, già scalato più volte. Insomma, la cima conterebbe almeno quattro nomi e almeno altrettante salite. La prima salita conosciuta apparterrebbe ai cechi Radek Lienerth e Alexandr Toloch (fonte American Alpine Journal), che l'avevano conclusa nell'autunno del 2002, dopo un tentativo fallito al Tengkangpoche. Erano saliti sul pilastro sud e avevano completato la discesa attraverso la cresta sud-est e la parete sud-ovest. Due anni più tardi, nell'autunno del 2004, la seconda scalata, da parte dei francesi Jean-Marc Clerc, Martial Dumas ed Erwan le Lann per la sud, seguiti poi da Maxime Belleville, Sebastien Corret, Julien Herry, Louis Laurent e Xavier Vimal per lo spigolo sud-ovest. Infine, gli sloveni Matija Volontar, Bor Levicnik e Ziga Orazem lo hanno salito nel 2022, per la parete ovest. Hanno chiamato la loro linea Screaming Barfies (AI5/70-90°/IV-V) e hanno effettuato la discesa lungo la cresta est, completando un complesso itinerario. Anche nel loro caso hanno annunciato la "prima" della vetta, salvo poi essere stati informati che il loro meritevolissimo exploit non era stato però il primo.

Lo Yasa Thak, o come lo vogliamo chiamare, si trova sulla spalla sud-orientale del massiccio Tengi Ragi Tau, a sud del lago Dog Tsho e a est del passo Tashi Tapcha.