Walter Bonatti, inaugura la nuova sezione permanente al Museo della Montagna di Torino

Sacrifici e trionfi, semplicità e successo sono le parole chiave del percorso espositivo che sarà visitabile da venerdì 3 marzo. L'iniziativa si inserisce nelle azioni di valorizzazione dell'Archivio Bonatti, donato dagli eredi al Cai e al Museo nel 2016
A partire da venerdì 3 marzo sarà visitabile al Museo Nazionale della Montagna di Torino un nuovo spazio dedicato a Walter Bonatti all’interno del percorso di visita permanente. L’iniziativa si inserisce nelle azioni di valorizzazione avviate con la donazione, da parte degli eredi nel 2016, dell’intero Archivio di Walter Bonatti al Club alpino italiano e al Museo.
«L’Archivio Bonatti è ricco e vasto quanto la sua esperienza: attrezzatura alpinistica, appunti e dattiloscritti, interviste e filmati, onorificenze e documenti, sessant’anni di corrispondenza e di ritagli stampa e circa 110mila fotografie», si legge nella nota del Museomontagna. «È impossibile esporre integralmente un tale tesoro: in questo nuovo spazio si è scelto quindi di proporre le immagini e gli oggetti più rappresentativi di una vita straordinaria. Anzi, di due vite: quella dell’alpinista e quella del fotoreporter d’avventura. E di raccontare, per suggestioni, la continuità e la coerenza di queste vite, animate dalla stessa passione e consapevolezza, dalla stessa curiosità e capacità di entrare nel cuore dell’ambiente».
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Il manifesto della sezione permanente dedicata a Bonatti

Il percorso espositivo

Sacrifici e trionfi, semplicità e successo: queste sono le parole chiave del percorso dell’esposizione permanente, che comincia, continua la nota,
«mettendo in dialogo vecchi chiodi arrugginiti, suole di canapa, cunei di legno, accanto a medaglie d’oro, riconoscimenti e onorificenze assegnate al campione. Da qui si dipana la storia di Bonatti, dalle imprese giovanili alle amarezze del K2, dalle vittorie alle tragedie, alla capacità di ricominciare, coinvolgendo sempre il grande pubblico nelle proprie avventure. Tutto è raccontato attraverso immagini, lettere, ritagli di giornale, abiti, attrezzature alpinistiche e fotografiche, disegni, tracciati, documenti, filmati. Una postazione con monitor touch consente inoltre ai visitatori di consultare una selezione di oltre 500 documenti conservati nell’Archivio».
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Oggetti dell'Archivio Bonatti © Museo Nazionale della Montagna

L'imponente lavoro di riordino dell'Archivio Bonatti

L'esposizione permanente è conseguenza dell'imponente lavoro di riordino, schedatura e digitalizzazione che ha fatto sì che l'Archivio Bonatti sia oggi consultabile online su CAISiDoc.cai.it, il portale del sistema documentario dei beni culturali del Club alpino italiano, gestito dal Museo e dalla Biblioteca Nazionale Cai. Da questo lavoro è nata anche, nel 2021, la mostra Stati di grazia. Un’avventura ai confini dell’uomo. 
«Restavano però il desiderio e la necessità di destinare a Bonatti uno spazio permanente: quello che oggi ci apprestiamo a inaugurare con il Club alpino italiano, grazie al sostegno di Città di Torino, Regione Piemonte, Banca di Asti, Alpine Lions Cooperation, e con la partnership tecnica di Petzl e Leroy Merlin».
L’esposizione permanente è stata ideata con la collaborazione del giornalista Angelo Ponta che, insieme a Roberto Mantovani, è già stato referente scientifico per il progetto di riordino dell’Archivio e co-curatore della mostra Stati di Grazia. Sabato 4 marzo si terranno due visite guidate gratuite (ingresso a pagamento) alle ore 15.00 e alle ore 16.30, con prenotazione a stampa.pr@museomontagna.org oppure allo 011 6604104.
Walter Bonatti
Walter Bonatti

Walter Bonatti

Walter Bonatti (1930-2011) è un personaggio unico nella storia dell’alpinismo. Lo è per le sue imprese: dalla Nord delle Grandes Jorasses, scalata a 19 anni, fino alla solitaria invernale sul Cervino, passando per il Grand Capucin, “l’impossibile” Dru, le spedizioni verso il Karakorum e le Ande. Ma lo è anche per come ha saputo trasfondere lo spirito dell’alpinismo nella sua seconda “carriera” di reporter-esploratore, per come ha intuito il legame tra le asprezze della montagna e i luoghi primordiali della Terra, spingendosi ai suoi confini, immergendosi nell’ambiente fino a fondersi con esso, e conciliando la propria indole solitaria con la disponibilità all’incontro. Questa sua dedizione, e quel suo riempirsi i polmoni di libertà, sono parte di ciò che riesce a trasmetterci, e di cui ancora sentiamo l’attualità e il fascino. La spinta che in montagna aveva portato Bonatti a rinunciare alle innovazioni tecniche per affidarsi invece alle attrezzature tradizionali è la stessa che nei suoi viaggi lo incoraggiò ad accostarsi senz’armi agli animali feroci, a condividere esperienze di vita quotidiana con le popolazioni indigene e a cercare, nei luoghi più impervi, la memoria di un mondo primordiale, osservando in se stesso il riaffiorare di istinti dimenticati.