W le mamme, giovani alpinisti crescono in Val Gerola

La guida alpina Cristian Candiotto ha portato alcuni suoi allievi a vivere un'esperienza incredibilmente appagante: «Abbiamo aperto una nuova via alla cima orientale dei Piazzotti»

Il nome W le mamme dice molto sul momento in cui è stata aperta la via di Cristian Candiotto con Andrea Biraghi, Christian Leonarduzzi e Niccolò Quaglia - lo scorso fine settimana- decisamente meno sulle peculiarità della tracciatura, che ha coinvolto una guida e tre “novizi” dell'alpinismo. È lo stesso Candiotto, nato a Legnano ma dal 2005 residente in Val Gerola, nelle Orobie Valtellinesi, che ci ha spiegato come si è sviluppata questa avventura alla Cima Orientale dei Piazzotti. «Sono ragazzi che hanno fatto attività con me negli scorsi inverni. Scalano abbastanza in autonomia, soprattutto in ambito sportivo. Volevano rendersi più indipendenti in ambiente e così abbiamo concordato tre uscite, per lavorare sull'uso delle protezioni veloci e dei chiodi, sull'abbandono, su come leggere una linea su terreno vergine e come proteggersi. Ho fatto provare loro anche cosa vuol dire portarsi dietro un trapano e aprire una linea, seguendo una linea logica piuttosto che sportiva».
Gli “alunni” si sono dimostrati ricettivi e così Cristian ha pensato di cambiare passo. «Ho pensato che si sarebbe potuto continuare con l'apertura di una via, con una vera e propria esperienza. L'ho buttata lì, ovviamente spiegando che andare sul campo avrebbe comportato anche il rischio di non potere portare a compimento il nostro lavoro e che fattori ambientali ci avrebbero potuto indurre ad abbandonare. La cosa è stata ricevuta molto bene e così siamo andati».

In apertura su W le mamme © C.Candiotto

I ragazzi non hanno sfigurato: «Pur trovandoci ormai a maggio, abbiamo dovuto battere traccia nella neve perché siamo partiti a 1900 metri di quota. Eravamo equipaggiati di tutto punto: statiche, dinamiche, sacconi, trapano, fix, chiodi e friend. Il primo giorno abbiamo messo su la statica e il secondo giorno abbiamo risalito la linea. Ovviamente sono partito io, cercando di dare un feedback costante sulla tipologia di apertura da intraprendere, sul capire come attrezzare. La cordata che mi seguiva scalava il tiro in alternato e dava una mano a tirare su il saccone; poi ci si intercambiava nei vari ruoli, a parte il mio». 

la cresta sommitale © C.Candiotto

Al di là della via (200 metri, VI obbligatorio), che sembra davvero meritare, per i tre neo alpinisti l'esperienza è stata superata con successo e con le comprensibili difficoltà del caso. «Hanno capito cosa significa aprire una via: è normale che a un certo punto sale la stanchezza e magari devi fronteggiare situazioni complicate. Sono esperienze che ti mettono in gioco, come per esempio mettere il fix proprio perché non hai alternativa, perché ti trovi su una placca senza fessure. Non basta insomma valutare le proprie capacità tecniche, bisogna dominare le varie situazioni e rimanere concentrati. Comunque hanno retto bene e da guida comunque gli devi stare dietro, è un lavoro che richiede una concentrazione superiore a quella di una cordata normale. Agli ultimi due tiri mi sono detto che andava bene così: li ho portati in cima io, con una grande soddisfazione. Vedi il rapporto che diventa stima e amicizia reciproca, valori che erano nell'alpinismo di una volta e che è bello ritrovare. Al giorno d'oggi non è scontato».