Cosa sono le Alpi del Sudovest? Quale la loro essenza più vera? Forse la risposta più profonda e carica di significato arriva – come spesso accade quando si parla di montagna e di alpinismo, dalle parole di
Gian Piero Motti, scalatore e scrittore di incomparabile sensibilità:
«Davanti al paesaggio dolomitico chiunque si sente di dire che è “bello”, come chiunque di fronte al versante meridionale del Bianco sa dire che è “grandioso e selvaggio”. Invece, percorrendo una qualsiasi valle delle Alpi piemontesi, non ti compare di fronte agli occhi nulla di così bello, nulla di così sconvolgente e grandioso. Ma se poi ti soffermi, se osservi, invece di guardare semplicemente, se vi ritorni con luci e ombre diverse, se ne segui il mutare dei colori nelle stagioni, con tutta facilità come per magia ed incanto ne scoprirai un mondo di bellezza riposta e nascosta che esplode in tutta la sua luminosità solo dopo un lungo approccio».
Proprio queste montagne dalla bellezza “riposta e nascosta” sono state al centro del convegno nazionale annuale del
Club alpino accademico italiano, organizzato dal
Gruppo Occidentale e svoltosi a
Genova lo scorso
sabato 8 ottobre, nella splendida Sala del Minor Consiglio del Palazzo Ducale, messa a disposizione dall’amministrazione comunale del capoluogo ligure.
L’incontro ha visto la presenza di
oltre 170 partecipanti fra membri del Caai, rappresentanti delle sezioni del Club alpino e tanti altri esponenti dell’alpinismo italiano e internazionale, riuniti per raccontare
il passato, il presente e il futuro della scalata fra le terre alte che vanno
dal Monviso fino alle coste liguri.
«Questo convegno», ha detto Fulvio Scotto, presidente del Gruppo Occidentale, «vuole essere un viaggio che, a partire dai protagonisti di ieri e di oggi, evidenzi, soprattutto a chi poco le conosce, le tante possibilità che queste montagne offrono, sia per l’arrampicata estiva su roccia, sia d’inverno su ghiaccio e misto».
Il convegno del Caai a Genova © Serafino Ripamonti
Alpinisti italiani e francesi
In apertura dei lavori lo stesso Scotto, assieme a
Matteo Faganello, ha acceso un riflettore sulla grande tradizione degli
alpinisti nizzardi, protagonisti, sin dalle origini, della storia della scalata nelle Alpi del Sudovest. Porta infatti la firma del transalpino
Victor De Cessole una delle prime grandi imprese compiute nelle Marittime, con la conquista del
Corno Stella nel 1903.
Una tradizione poi proseguita con le belle imprese sul versante francese delle Alpi Marittime e delle Cozie meridionali, firmate da grandi nomi come il compianto
Patrick Bérhault, e come J
ean Gounand e
Stéphane Benoist, anch’essi intervenuti al convegno.
È spettato poi a
Michele Perotti e C
ege Ravaschietto il compito di riportarci sul versante italiano delle Alpi, raccontando la storia degli alpinisti cresciuti fra le valli e le montagne cuneesi.
Da sx: Alessandro Gogna, Fulvio Scotto e Andrea Parodi
I liguri, le donne alpiniste, i climber
Alessandro Gogna e
Andrea Parodi hanno focalizzato invece l’attenzione sui tanti
“lupi di mare ammaliati dai monti” nati in terra ligure. Una dettagliata panoramica storica in cui spiccano nomi illustri come quelli di
Euro Montagna, Enrico Cavalieri e Gianni Calcagno, ma anche di tanti altri appassionati che, fra le montagne che si affacciano sul mare, hanno vissuto piccole e grandi avventure degne di essere ricordate.
Interessantissimo lo sguardo alle
donne protagoniste del grande alpinismo fra queste montagne, tema su cui si è focalizzato l’intervento della giornalista e scrittrice
Linda Cottino, coadiuvata da
Alice Arata e
Betty Caserini, due fra le più attive giovani scalatrici cresciute alpinisticamente in questo territorio.
È stata poi la volta di
Giovannino Massari e
Matteo Gambaro, testimoni della storia dell’arrampicata libera e sportiva, che, fra le pareti del sudovest, ha visto alcuni dei luoghi, delle tappe fondamentali della sua evoluzione e della sua interazione con l’evoluzione dell’alpinismo.
Infine,
Anselmo Giolitti, Matteo Faganello e Massimo Piras hanno raccontato l’epopea della scalata invernale su ghiaccio e misto, una realtà oggi messa a dura prova dai
cambiamenti climatici, ma che ancora, dalle vette del
Mercantour alle alte vallate cuneesi, riserva agli appassionati la possibilità di ripercorrere itinerari ormai divenuti classici e di avventurarsi alla scoperta di nuovi terreni da esplorare.
La platea del convegno di Genova © Serafino Ripamonti
In ricordo di Gianni Calcagno e Roberto Piombo
Degna conclusione della giornata è stata la serata dedicata al ricordo di
Gianni Calcagno e Roberto Piombo, i due grandi alpinisti liguri scomparsi trent’anni fa nel tentativo di ripetere in stile alpino la
via Cassin allo sperone Sud del Denali, la vetta più alta del Nord America. Una vera e propria folla ha preso parte a questo appuntamento, reso ancora più emozionante dall’intervento del grande himalaysta
Kurt Diemberger.