“Non è la via più difficile del mondo, è semplicemente la via sportiva più difficile che ho scalato. Ha una storia lunga e comincia quando mi sono chiesto la prima volta come potevano essere quei luoghi dove ogni sera andava a morire il sole. Eternit, è nascosta proprio lassù, in un ambiente solitario e dimenticato di queste montagne, piccola e verticalmente demodé a metà fra i luoghi, dove sono nato e, quelli dove sono vissuto”. Con queste parole e con le immagini della roccia della parete e di lui che la sta arrampicando, Maurizio Manolo Zanolla racconta le proprie motivazioni ed emozioni ritrovando una via che aveva individuato molti anni prima ma con la quale aveva a lungo ritenuto impossibile confrontarsi.
Fotogramma del film Verticalmente Démodé © copyright Film Festival TrentoEternit è una via di grado 9a liberata da Manolo a 51 anni, il 24 agosto 2009, dopo anni di tentativi, di prove e di studio della parete. Verticalmente Démodé non è un documentario, non è una fiction e nemmeno una docufiction – intesi nel rigoroso significato etimologico di questi termini – ma uno studio di linguaggi innovativi in cui ogni singola componente, musica, suoni, rumori, immagini, inquadrature, fotografia e dettagli si assemblano come in una partitura musicale perfetta. La tensione del singolo movimento si traduce in sguardi carichi di significato e gli occhi, ripresi spesso in particolare, divengono assoluti protagonisti dell’azione. Il gioco del movimento delle braccia e delle mani in controluce nella tenda illuminata di notte; le ombre di Manolo proiettate sulla parete di notte che, per effetto della illuminazione dal retro, si allungano a dismisura sulla stessa dando il senso di una irreale arrampicata; la ripetizione ossessiva delle parole che descrivono i movimenti del corpo in parete…tutto crea un linguaggio cinematografico sublime e in grado di restituire, senza diaframmi, grandi emozioni. L’uomo si fonde con la roccia e diventa un unicum con l’ambiente…la salita, l’appiglio, lo sforzo diventano ritmo e suono. Il commento musicale di Enrico Montrosset contrappunta ogni singolo fotogramma interrompendosi, a tratti, per dare spazio al silenzio o ai suoni dello sforzo atletico. Il sapiente uso del bianco e nero, il montaggio ritmato di Mattia Marceca, la cura dei dettagli e l’utilizzo della parola fanno di Verticalmente Démodé un esempio di sperimentazione che si pone in un'interessante linea di rinnovamento del linguaggio cinematografico in questo specifico ambito. Interessante l’idea di usare il colore solo per le immagini di repertorio sovvertendo così la consuetudine. In definitiva un film da vedere che non mostra alcun cedimento a passaggi scontati e già visti, un film essenziale e meticoloso, pulito e appassionante, che ci rimanda la figura di Manolo senza sovrastrutture in un racconto autobiografico ma lieve.
Davide Carrari durante le riprese di Verticalmente Démodé © copyright Film Festival TrentoVerticalmente Démodé
Regia Davide Carrari, aiuto regia e montaggio Mattia Marceca, suono, colonna sonora e post produzione audio Enrico Montrosset, Produzione L'Eubage (Italia 2012) 18 minuti.
Verticalmente Démodé ha vinto: Genziana d’oro, Premio CAI, Trentofilmfestival, Premio Città di Imola, Premio Mario Bello, Trentofilmfestival, Best Rock Climbing Film, Vimff Vancouver, Grand-Prix d’alpinisme, Festival Autrans, Primo Premio, Cracovia Film Festival, Premio Migliore Cortometraggio, Ushuaia Film Festival, Premio Migliore Fotografia, Les Diablerets Film Festival Premio Della Giuria, Kendal Film Festival Premio Migliore Idea Creativa, Proptrad Film Festival, Menzione Speciale, Tegernsee Film Festival, Menzione Speciale, Graz Film Festival; Menzione Speciale, Zakopane Film Festival,