"Verso Ottavia Piana critiche ingiuste e parole offensive, le risorse impiegate non sono sprechi". Antonio Montani replica a Massimo Bessone

Antonio Montani difende Ottavia Piana dalle critiche ingiuste e dalle parole offensive del leghista Massimo Bessone, sottolineando che le risorse impiegate nel soccorso non sono sprechi.
Ottavia Piana © Facebook Ottavia Piana

La recente vicenda del salvataggio della speleologa Ottavia Piana, rimasta bloccata per la seconda volta in poco più di un anno in una grotta particolarmente impegnativa, ha scatenato un acceso dibattito pubblico. L’operazione, che ha coinvolto 159 tecnici del Soccorso Alpino e numerosi operatori sanitari, è stata portata a termine con successo, ma non sono mancate le critiche. Tra queste, spicca il commento del leghista Massimo Bessone, che ha definito Piana una "ragazzetta sciagurata" e ha accusato le istituzioni di sprecare risorse pubbliche per salvare chi, secondo lui, non rispetta i rischi legati a certe attività. Senza dimenticare l’auspicio che: “se vorrà rientrare nella grotta, troverà una fila di italiani che la prenderanno a "calci nel sedere" per insegnarle a vivere nel rispetto di tanti professionisti che rischiano la vita per salvarla e di chi paga le tasse e attende una visita medica all'ospedale da mesi e vede i soldi utilizzati in questo modo invece che per la sanità!”.

Le dichiarazioni di Bessone hanno suscitato indignazione nel mondo della montagna e dell’esplorazione, oltre che tra i soccorritori stessi. Antonio Montani, Presidente Generale del Club Alpino Italiano, ha risposto con fermezza, difendendo non solo la speleologa, ma anche il valore intrinseco dell’esplorazione e il lavoro dei soccorritori.

 

La risposta del Presidente Generale del CAI, Antonio Montani

“Le parole di Massimo Bessone non solo mancano di rispetto, ma dimostrano una profonda mancanza di comprensione verso i valori dell’esplorazione, della montagna e dell’impegno umano che li accompagna. Sono offensive nei confronti della speleologa Ottavia Piana, dei tecnici del Soccorso Alpino, e di tutti coloro che con passione e dedizione vivono questi luoghi come simbolo di libertà e crescita personale.

La montagna, come la grotta o il mare, è uno spazio dove l’essere umano sfida se stesso, un territorio di esplorazione che ha da sempre spinto l’umanità a superare i propri limiti. Criminalizzare chi, come Ottavia, sceglie di affrontare queste sfide significa disprezzare il coraggio e l’innato desiderio umano di scoperta.

Non è la prima volta che il rischio e la solidarietà si intrecciano drammaticamente in montagna, così come questo atteggiamento di giudizio e condanna. Un caso emblematico nella storia dell’alpinismo è quanto accadde a Walter Bonatti dopo la tragica ritirata durante la prima salita del Pilone Centrale del Freney, nel 1961, in cui quattro alpinisti persero la vita. Bonatti fu vittima di accuse infondate e di polemiche feroci per non essere riuscito a salvare i suoi compagni, nonostante avesse agito con coraggio e lucidità in condizioni estreme. Quelle critiche, ingiuste allora come oggi lo sono le parole di Bessone, ignoravano una verità fondamentale: l’esplorazione comporta sempre un margine di rischio, e i protagonisti di queste imprese non meritano denigrazione ma rispetto.

Il Club Alpino Italiano esprime pieno sostegno a Ottavia Piana e ribadisce la sua gratitudine ai tecnici del Soccorso Alpino, che, come sempre, hanno operato con professionalità e dedizione. Le risorse impiegate in questi interventi non sono 'sprechi', ma testimonianza di una società civile che tutela il diritto di vivere la montagna e la natura con rispetto e passione.

La montagna non è solo un luogo fisico: è uno spazio culturale, simbolo di ciò che siamo. Nessuno dovrebbe essere costretto a rinunciare a viverla per paura del giudizio di chi non ne comprende il valore”.