Tende al Campo Base del K2 © Archivio EvK2CNRPiù di due mesi fa, sono questi i tempi tra la scrittura e la pubblicazione, “La rivista del CAI” mi ha chiesto un pezzo sulla spedizione celebrativa per i 70 anni dalla prima salita del K2 che stavamo iniziando a organizzare. In quell’occasione ho scritto che salire il K2 con i suoi 8611 metri, passando per lo Sperone Abruzzi, quello che nel 1954 fu salito per la prima volta dagli italiani di Ardito Desio, non è certamente un’impresa alpinistica innovativa, ma è d’altro canto una ripetizione per ricordare quell’impresa di 70 anni fa. Si tratta della salita di una via classica su un Ottomila. Una via alpinisticamente ancora complessa e spettacolare. Il K2 è una montagna magnifica e molto difficile, oggi resa organizzativamente ancor più complicata dalla presenza delle spedizioni commerciali. Ma certo anche il mal tempo complica molto le cose sul K2. Amina Bano, Anna Torretta, Cristina Piolini, Federica Mingolla, Nadeema Sahar, Samana Rahim, Samina Baig, Silvia Loreggian, sono le componenti di questa spedizione al K2, ideata insieme al Club Alpino Italiano.
Il primo a lanciare l’idea di una spedizione commemorativa, in una riunione del gabinetto del Governo del Gigit Baltistan nel 2022, creando qualche sconcerto fu l’amico guida alpina e ingegnere Maurizio Gallo. Avevamo dato una mano alla prima spedizione di alpinisti pakistani nel 2014 e loro erano saliti splendidamente in vetta. Fu un gran bel successo. Così ci era parsa buona cosa dare una mano all’emergente desiderio delle giovani alpiniste pakistane nel mostrare e nell’affermare la loro capacità di fare sport, ma anche praticare professioni legate alle montagne. Quando Antonio Montani, presidente generale del CAI, che non conoscevo, mi chiese alcuni mesi fa un’idea per celebrare il settantesimo anniversario del K2, gli suggerii l’idea di Maurizio Gallo e lui accettò di buon grado, purché fosse una spedizione con anche alpiniste italiane, e che io coordinassi l’organizzazione.
Il permesso di salita è stato messo in capo al sottoscritto in quanto referente di EvK2CNR, un’associazione che opera intensamente per le montagne e la popolazione del Gilgit Baltistan, e che gode della fiducia della gente e delle autorità. Anche se la passione alpinistica, di tanto in tanto, mi coinvolge e mi fa enormemente piacere che le alpiniste si rivolgano a me per sapere, per avere consigli su come salire il K2. Se le gambe e la salute me lo consentiranno avrò il piacere di andare al campo base con loro. Ma siccome l’alpinismo è “pensiero e azione libera sulle montagne”, attività priva di regole e costrizioni ancorché valutazioni e classifiche, credo che in questo caso sia ancor più da apprezzare il valore simbolico della spedizione, anche se sempre di K2 si tratta.
Le componenti delle spedizione con Antonio Montani e Agostino da Polenza, in occasione della presentazione del progetto k2-70 a MilanoLe alpiniste? Da quel che ho capito, parlando con loro, pensano tutte a una esperienza forte e importante, da interpretare ognuna con motivazioni proprie. Ma sono certo che tutte vogliano arrivare in vetta e che per farlo si daranno una mano. L’ho sempre visto fare. La qualità tecnica è molto diversa tra loro, alcune sono formidabili arrampicatrici e guide alpine, altre alpiniste di lunga esperienza. Le tre giovani pakistane (una diciannovenne) pur avendo esperienza di salite su montagne di 5 e 6000 metri, sono forti e determinate e hanno un livello di volontà, capacità e resistenza alla fatica elevato ma, devono “ancora imparare”. Si ritroveranno a maggio sulle montagne del Pakistan, con Maurizio Gallo, la guida Michele Cucchi e Samina Baig, per una nuova settimana di formazione tecnica. Non è la prima spedizione di donne che parte per il K2, speriamo però che sia la prima ad arrivare in vetta. Come dimenticare quella voluta e guidata dalla grande amica Wanda Rutkiewicz nel 1982. Con Wanda, nel 1986, sono sceso dal campo 3 del K2 in una tormenta di violenza inaudita che aveva ucciso il giorno prima i suoi compagni di vetta: i coniugi Barrard. Al campo base con Wanda e Kurt Diemberger, l’ultimo in vita ad aver raggiunto in prima assoluta la vetta di due Ottomila, passammo lunghe ore a raccontare di alpinismo. Semplicemente la nostra è la prima spedizione anche con alpiniste pakistane, a Wanda sarebbe molto piaciuta.
Noi non ci affideremo, come spedizione o singole alpiniste della spedizione, a un'agenzia. Abbiamo ottimi lavoratori e personale pakistano. Un bravissimo cuoco, Zulfiqar, e 4 amici portatori d’alta quota che sanno lavorare bene anche sugli Ottomila: Ali Durani, Nazir, Dilawar e Hassan. Porteranno, come fanno per tutte le spedizioni (senza distinzione di genere) alcuni carichi ai campi alti con corde (avremo 2000 metri di corde con noi), tende, cibo e fornelli. Ci aiuteranno anche per alcuni progetti scientifici che realizzeremo.
Non amo l’uso delle bombole d’ossigeno. Nelle mie spedizioni al K2 (1983, 1986, 1996, 2004, 2014) non è mai stato utilizzato. Lo considero una forma di doping quando viene impiegato come strumento per realizzare “record” o “primati”, venduti per tali al pubblico o alle aziende. Per lavoro o “turismo d’alta quota” o alpinismo non competitivo, l’ossigeno va bene e può essere considerato. L’importante è che una volta terminata la spedizione si riportino a valle le bombole. Tre delle alpiniste pakistane ci hanno chiesto, per timore e sicurezza, di poter contare su delle bombole da campo 4 (7700 metri) in su. Gliele metteremo a disposizione. Se le altre alpiniste arriveranno in vetta senza, e magari anche loro rinfrancate dall’esempio delle compagne (le sorprese a volte capitano), faremo doppia festa.
Da tempo il K2, come l’Everest, viene attrezzato con corde fisse fino a 8200 metri. Questo avviene per la sicurezza degli alpinisti, ma principalmente delle decine di clienti delle agenzie. Come negli ultimi anni, anche questa estate sarà un gran bel problema: chi le fissa? Pochi; chi le usa? Tutti. Chi chiede soldi per le corde e chi paga? Purtroppo la realtà delle spedizioni commerciali è questa. I nepalesi sbarcano in Pakistan con decine di lavoratori Sherpa che attrezzano la via con corde fisse e occupano il poco spazio dei campi con tende per sé stessi e i loro clienti. In più pretendono soldi se usi le loro corde. La mia idea è che non si debba nulla a nessuno, se non un grazie, e che le corde una volta posizionate diventano di tutti. Dal canto nostro, abbiamo come obiettivo quello di attrezzare i primi 1200 metri della via. Il mio auspicio è che nei prossimi tempi si riesca a convincere le autorità del Pakistan a regolamentare queste faccende, sia per tutelare le persone delle spedizioni, sia per tutelare l’ambiente.
Ultima, ma non meno importante, è la questione che riguarda il campo base. Anche questo va occupato per tempo, ragione per cui invieremo tende e masserizie entro il 10 giugno a cura dei nostri portatori d’alta quota accompagnati da Maurizio Gallo. Poi, verso fine giugno, saranno (spero di arrivarci anch’io) tutti al campo base, pronti a iniziare i lavori sulla montagna. Anna Torretta e Samina Baig sono le due coordinatrici alpinistiche della spedizione e decideranno insieme alle loro compagne la strategia di montaggio dei campi alti e quella di acclimatamento. Dal 20 luglio, si aprirà la possibilità di tentare la vetta. Incrociamo le dita.
Il K2, meta della spedizione CAI-EvK2CNR © EvK2CNR