Vandali a Cima Marana, bruciate le panchine del bivacco

L'atto vandalico all'interno della struttura sempre aperto ha sollevato un'ondata di indignazione per un problema che non sembra legato a una mancanza di cultura della montagna, ma al rispetto delle più elementari norme di edicazione
Il bivacco © Comune di Marana

Cima Marana, nelle Piccole Dolomiti, si trova a una quota di 1.545 metri. Da Gebbani o da Castagna, non lontano da Valdagno, ci si mette circa un'ora e mezza a salire. Dislivelli non impossibili, nell'ordine dei 700 metri, che lasciano pensare a una facile ritirata in caso di necessità. Più in generale sembra difficile che qualcuno - a meno che non sia uno sprovveduto o abbia subito un infortunio- si possa trovare in grande difficoltà a tale quota e distanza dai più importanti centri abitati. Eppure è difficile immaginare il motivo per cui dei vandali si siano introdotti nel bivacco che domina la Valchiampo per bruciare le panchine dello stesso.

Ne ha dato notizia qualche giorno fa il Giornale di Vicenza, ma ben presto il tam tam mediatico ha investito il web, i social e le testate online. Il bivacco di Cima Marana infatti è la classica struttura sempre aperta, per accogliere gli escursionisti che si trovano a pernottare o che devono ripararsi in caso di maltempo in prossimità della vetta. I volontari si premurano della manutenzione necessaria e quando possibile anche di rifornirlo con quanto necessario. Alcuni vandali però - difficile definirli altrimenti- ai primi del mese si sono introdotti nella struttura e hanno deciso di accendere il fuoco all’interno. Non trovando legna a disposizione, non sono andati a cercarne, ma hanno ridotto in pezzi due panchine esterne, un manico di un badile e una scopa. La sindaca di Crespadoro ha condannato fermamente l'accaduto. L'amministrazione si è detta disponibile a ripristinare le condizioni precedenti l'atto vandalico, ma ha anche invitato gli autori del gesto a risarcire il danno. 

 

La reazione social

Sui social è montata l'indignazione per quanto successo e ci sono stati diversi commenti - tra i quali quello della pagina FB di Piccole Dolomiti Feel- che hanno evidenziato una perdita di valori dei "montanari" di oggi. Qualche passaggio della pagina sopra citata potrebbe anche far pensare a una certa avversità nei confronti di chi vive le quote alte con uno stile diverso da quello tradizionale, scegliendo un approccio "più veloce" alla montagna stessa. "La montagna è diventata una discarica di umani, un luogo nel quale si confonde la lontananza dalla civiltà con progressiva mancanza di civiltà, in dissolvenza parimenti all'aumentare dei chilometri dal parcheggio. Certi Trailrunner che si credono super eroi perché sanno mettere un piede davanti l'altro velocemente, forti di questo confondono la capacità polmonare con l'esperienza e la conoscenza dell'ambiente e delle condizioni, che danno degli idioti chi vive a passo lento, che danno consigli omicidi perché se non sai fare il supereroe sei un indegno frequentatore di montagna". Nei commenti l'autore ribadisce più volte di non avere nulla contro i trail runner e che - letto nel suo insieme- il post non ha niente di polemico contro la categoria.

La si può pensare nei modi più disparati, resta sul piatto un dato di fatto: come si fa a condannare le sezioni che chiudono i bivacchi a chiave, se poi chi frequenta la montagna non sa rispettare le più banali norme di comportamento, regole che nulla hanno a che fare con la montagna stessa o l'esperienza delle cime, ma piuttosto con la semplice educazione?