Sono due gli escursionisti travolti dalla frana che tra le 16.30 e le 17 di domenica (24 settembre 2023) si è staccata sul sentiero tra il Rifugio Città di Busto (attualmente chiuso per la stagione invernale) e il Lago del Sabbione, nell'area sottostante il Piano dei Camosci a circa 2.400 metri di quota in alta Val Formazza (nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola). A dare l'allarme è stato un altro escursionista: ha riferito di aver visto tre persone impegnate nella discesa dietro di lui, di aver poi sentito il rumore della frana, di essersi girato e di non averle più viste.
Sul posto si sono precipitate le squadre del Soccorso alpino del Piemonte, del Soccorso alpino della Guardia di Finanza e dei vigili del fuoco, ma il calare del buio, unito al continuo staccarsi di detriti, non ha consentito loro di avvicinarsi all'area della frana e di operare in sicurezza. Difficoltà alla quale si aggiunge la scarsa copertura telefonica dell'area, che rende più difficili le comunicazioni con le squadre sul posto. Motivo per cui, sono state inizialmente sospese.
"La zona interessata - ha spiegato all'Ansa Bruna Papa, sindaca di Formazza, che ieri sera è arrivata sul posto - è raggiungibile soltanto a piedi, in circa due ore e mezzo di cammino coprendo un dislivello di circa 500-600 metri rispetto a dove si lascia l'automobile, oppure in elicottero. La zona è disabitata e il rifugio è già chiuso. Dal paese non si vede assolutamente nulla".
In serata, i soccorritori sono riusciti a identificare i due dispersi, risalendo ai proprietari delle due macchine rimaste parcheggiate a Riale. Si tratta di un uomo e una donna di circa 30 anni, residenti nel novarese.
Le operazioni di ricerca e soccorso sono riprese il giorno successivo (25 settembre), alle prime luci dell'alba. Almeno 30 i soccorritori impiegati. Intorno alle 8 un geologo, a bordo dell'elicottero della Guardia di Finanza, ha sorvolato l'area interessata dalla frana per constatarne le condizioni. Un lavoro che ha consentito di individuare due aree, molto ristrette, dove poter operare in sicurezza e dove si sono concentrate le ricerche. Nel primo pomeriggio, un'unità cinofila della Guardia di Finanza ha rintracciato uno dei due corpi in un punto sulla frana molto pericoloso da raggiungere, una quindicina di metri più in basso rispetto al sentiero. Il ritrovamento è stato confermato da un sorvolo specifico di un drone del Soccorso Alpino: il corpo della donna, quasi in superficie, è stato recuperato da un piccolo gruppo di soccorritori in un’operazione-lampo (i cui tempi ristretti sono stati dettati dall’instabilità del versante). Le attività di recupero delle due salme sono affidate ai Vigili del Fuoco, in accordo con i geologi e con la polizia giudiziaria.
Martedì, i soccorritori hanno lavorato ancora nel tentativo di recuperare anche il corpo del secondo disperso. Già lunedì, poco distante dal punto dove è stato recuperato il corpo della donna, erano stati avvistati una giacca e uno zaino, riconosciuti come appartenenti all’uomo dai famigliari, ai quali erano state mostrate le immagini scattate dal drone. Nel pomeriggio, però, è stato deciso di chiudere l’intervento: l’area continua a franare ed è stata ritenuta troppo pericolosa. Il giovane escursionista resterà fra le sue amate montagne.
Ad assistere al distacco è stato anche Franco Morosi, gestore, insieme a un gruppo di volontari, del Rifugio Cai di Somma Lombardo. “Insieme a cinque collaboratori - racconta -, stavo ultimando i lavori per la chiusura di stagione. Ero intento a pulire un vascone, quando ho sentito un forte rumore. Qualcosa di simile al boato di un jet. Ho pensato fosse molto insolito, e ho alzato lo sguardo per capire da dove venisse”. Ma ben presto si è reso conto che si trattava della parete di roccia dall'altra parte della vallata. . “Ho visto un fronte di 80-100 metri crollare sul sentiero più alto dei due che collegano la Diga del Sabbione, sulla sinistra, alla Piana dei Camosci, sulla destra. Sentiero che è pure il più frequentato, mentre quello più basso è stato solo lambito”. Pochi istanti, perché poi tutto è stato coperto da un “gran polverone”. Una volta dissipato, Morosi racconta di aver visto delle persone allontanarsi. “Da lontano sembravano quattro o cinque. Le ho viste arrivare alla diga e parlare con uno dei guardiani. Ho pensato a quanto fossero stati fortunati: bastavano 30 secondi, e sarebbero stati travolti dai detriti”. Poi, però, l'amara scoperta. “Quando siamo scesi anche noi alla diga, mi sono fermato a parlare con il guardiano che conosco bene. Mi ha detto che, dalle testimonianze degli escursionisti, sembrava che due persone fossero rimaste sotto la frana”.
Il sentiero travolto dalla frana è percorribile solo in estate. “La parete che lo sovrasta - spiega sempre Morosi - è abbastanza verticale. Quando c'è neve, di lì non si passa: il rischio di valanghe è troppo alto. A inizio stagione lo si percorre con i ramponi, ma in genere si cerca sempre di evitarlo. Che io ricordi, non era mai successo niente, prima di ieri. Solo qualche sasso caduto giù. Più avanti, rispetto al tratto interessato dalla frana, si incontra il torrente che nasce dallo scioglimento del Ghiacciaio del Gries, ma solo in primavera”. Sulle cause del crollo, non si sbilancia. “Non sono un geologo - mette le mani avanti -, e queste valutazioni non spettano a me. Nei giorni scorsi, è piovuto molto, e adesso le temperature di notte scendono molto. Abbiamo raggiunto i 10 gradi sotto lo zero. Forse ci sono state delle infiltrazioni d'acqua che poi è gelata, facendo muovere delle rocce. Ma sono solo ipotesi”.