Val di Mello, l'entusiasmo dei giovani

Il racconto della seconda edizione del “Workshop”, il progetto nel progetto che il Club alpino accademico italiano organizza nell'ambito delle sessioni del Cai Eagle Team, per mettere in contatto numerosi e promettenti giovani scalatori e scalatrici, valorizzando le loro capacità e competenze
L'uscita in placca di "Luna nascente" © Caai

«Siamo molto soddisfatti dall’energia che scaturisce in questi meeting, e dai risultati che i partecipanti ottengono. Intanto per loro c’è la possibilità di visitare posti non da tutti conosciuti, sfruttando i consigli di chi è molto pratico delle zone di scalata. Poi è evidente il senso di emulazione e consapevolezza che spinge una maggior disponibilità a mettersi in gioco. Infine, si crea una serie di rapporti interpersonali che confidiamo possa sfociare, nel vicino futuro, in una bella serie di salite, ma soprattutto in un gruppo di giovani alpinisti di alto livello tecnico e di grandi qualità umane».

Mauro Penasa, presidente del Club alpino accademico italiano (sezione nazionale del Cai), è soddisfatto dopo la seconda edizione del “Workshop”, organizzata in Val di Mello dal 6 all'8 ottobre scorsi nell'ambito della terza sessione del progetto Cai Eagle Team.

Questo “progetto nel progetto” è stato pensato dall'Accademico e dal Cai per mettere in contatto numerosi e promettenti giovani scalatori e scalatrici, valorizzando le loro capacità e competenze.

Foto di gruppo di "Luna nascente" © Caai

In Val di Mello sono venuti dieci partecipanti alle selezioni di Domodossola dell'Eagle Team, che non sono potuti essere inseriti nella squadra, e tredici Istruttori under 30 delle Scuole di Alpinismo Cai lombarde, per un totale di 23 giovani alpinisti (5 ragazze e 18 ragazzi), affiancati da sei tutor dell'Accademico.
Il programma ha previsto uscite in ambiente su vie della Val di Mello e dintorni, a libera scelta dei partecipanti.

«Nei due giorni di scalata sono state innumerevoli le vie salite un po’ in tutta la Valle», continua Penasa. «Di certo il tempo ha aiutato, anche se il sole quasi estivo ha richiesto il suo pedaggio. Ma tutti hanno raggiunto l’obiettivo prefissato, con grande soddisfazione, trattandosi di una scalata molto bella e varia su strutture di roccia eccezionale».

Entrando nel dettaglio, sono state salite “Luna nascente” sullo Scoglio delle Metamorfosi (280 metri, 6A+), “Il risveglio di Kundalini” sulla Dimora degli Dei (400 metri, 6A), “Il Pilastro del Bastogene” sempre sulla Dimora degli Dei (220 metri, 7B), “Pipistrelli al sole” sul Brontosauro (149 metri, 6B+), “Impressioni di settembre” sul Qualido (500 metri, 6C+), il “Gran diedro della Marocca” sul Qualido (320 metri, 6B), “Lavorare con lentezza” sul Precipizio degli asteroidi” (230 metri, 7B), “Un viandante alle isole Paleari” al Monte Piezza (250 metri, 6A+) e “Fenomeno nero”, sempre al Monte Piezza (400 metri, 6C).

La fessura della "Serpe fuggente", lunghezza caratteristica di "Il risveglio di Kundalini" © Caai

Il Club alpino accademico ha inoltre organizzato due serate, alle quali hanno partecipato sia i ragazzi dell'Eagle Team che quelli del Workshop.

«Venerdì Giuseppe “Popi” Miotti ha ripercorso la sua vita di alpinista, che ha toccato tutti gli aspetti della scalata in un momento di grande rivoluzione tecnica e di scoperta di nuovi inaspettati orizzonti», racconta Penasa. «Sabato Matteo “Giga” De Zaiacomo ha conquistato tutti con la sua simpatia, portando i presenti sulle grandi pareti del mondo salite seguendo tanti stili diversi».

Il presidente dell'accademico conclude citando le parole di Guido Machetto, forte alpinista biellese degli anni '70, il quale diceva che “... se uno scala vuol dire che è un tipo”. 

«Ebbene, un tipo è una persona fuori dal normale. Per chi ama davvero arrampicare e fare dell’alpinismo, nessuna giornata passata in montagna o sulle rocce è una giornata normale. Questo basterebbe già a motivare la nostra passione. Se si vuole di più, beh, essere eccezionali nel mondo della scalata non è un affare semplice: ma è certo che la condivisione delle proprie esperienze e passioni non può che aumentare le energie che ognuno riesce a mettere nel suo percorso di crescita, come alpinista e come persona».

Sul "Gran diedro della Marocca" al Qualido © Caai