Val Chialedina

Dove i silenzi regnano assoluti

Esistono ancora dei luoghi dove si può camminare senza incrociare i passi di una persona godendo di panorami mozzafiato? A quanto pare sì, e non occorre pure tanto sudore per dar spazio allo stupore. La Val Chialedina, ampio solco che si incunea fra le relativamente modeste ma imponenti alture delle Prealpi Carniche incarna tutto ciò, divenendo teatro di un’escursione di mezza giornata in grado di sparigliare pure le aspettative dei camminatori più esigenti e ben abituati. L’ambiente è strepitoso, un lembo di montagna dove l’acqua e gli antichi ghiacciai hanno modellato un substrato già di per sé sconvolto dagli evidenti fenomeni tettonici ancora chiaramente identificabili.

Teverone e Col Nudo si fanno ammirare già dall'imbocco della Val Chialedina © Denis Perilli

Cellino di Sopra è un minuscolo borgo, frazione di Claut, in provincia di Pordenone, ubicato lungo la SR251. Può essere raggiunto salendo lungo la Val Cellina (o Valcellina) da Montereale e Maniago superando Barcis, dal lato friulano, o da Longarone per Erto e Cimolais, dal lato veneto. Si trova sulla destra orografica del Cellina, appena oltre una decisa svolta a sinistra.

 

Il percorso

Dall’ampio parcheggio ubicato appena oltre le ultime case di Cellino di Sopra in direzione Barcis, si seguono le chiare indicazioni della segnaletica verticale CAI (sent. 965) e si inizia a camminare su comoda e pianeggiante strada forestale. Le pareti che chiudono la testata della valle si mostrano fin da subito, con il massiccio blocco del Col Nudo che si impone a destra e la muraglia che dal Monte Teverone va a estinguersi sul Crep Nudo. 

La Val Chialedina, considerata dal nostro punto di osservazione, si innalza verso sud-ovest, dapprima ampia e quasi pianeggiante, poi, oltre il primo dosso morenico che va risalito fino a un ponte che supera il corso d’acqua, con alternanza di restringimenti a vallecole più aperte. È questo il risultato dell’erosione fluviale che si è sovrapposta al lavoro dei ghiacciai che hanno generato il solco. L’acqua ora scorre per lo più sotterranea, ma la larghezza dell’alveo e le opere di consolidamento fanno ben intuire quali possano essere la potenza e la portata torrentizia dopo abbondanti precipitazioni.

Dove la salita si accentua si entra nel magnifico bosco di faggi, ambiente che caratterizza un po’ tutta la valle. Il cammino si snoda sempre su comoda forestale che è stata asfaltata in alcuni tratti più ripidi. Non è raro udire il richiamo del raro picchio nero, animale esigente dal punto di vista ambientale e amante dei boschi maturi.

Il percorso, almeno nella stagione invernale, termina presso la Casera Gravuzza (985 m, 1.30 h), minuscolo ricovero costruito nel 1972 presso il bivio per la Forcella Frugna, che si trova, per chi sale, a destra. Volendo si può proseguire sulla forestale per circa 1 km (termine della stessa), in direzione del Passo di Valbona, antico collegamento fra la Valcellina e l’Alpago.

Ciò che colpisce maggiormente è la poderosa muraglia, denominata Rocce Bianche, che incombe sulla testata della valle e che unisce la cima del Crep Nudo a quella del Monte Teverone. Il nome trae origine dai chiari calcari oolitici che compongono queste elevazioni, differenti anche cromaticamente, dalle dolomie del vicino, e non meno impressionante, Col Nudo. Fa strano pensare, che oltre la cresta sommitale, queste montagne ricadano più morbide, anche se mai banali, verso l’Alpago, in territorio bellunese.

Il rientro avviene in circa 1 h sullo stesso percorso.

Questa breve escursione è ideale nel periodo di fine inverno, quando i primi affacci di verde si scontrano con il bianco della neve che permane a lungo sulle possenti pareti, creando un contrasto davvero notevole.

  • Partenza: Cellino di Sopra (500 m)
  • Arrivo: Casera Gravuzza (985 m)
  • Lunghezza: 12,6 km (andata e ritorno)
  • Dislivello: +502 m
  • Durata: 2.30 h (andata e ritorno)
  • Difficoltà: E
  • Punti d’appoggio: Casera Gravuzza (ricovero d’emergenza)
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