Una "buttata" di funghi straordinaria?

Abbiamo chiesto il parere del micologo Nicolò Oppicelli sulla buttata di funghi a cui stiamo assistendo in questi giorni.

Da oltre una settimana i boschi e le montagne sono stati presi d’assalto da una grande quantità di cercatori attirati dai funghi che sono spuntati abbondanti. A seguire social e – purtroppo – i bollettini del Soccorso Alpino, sembra di assistere a una “buttata” davvero straordinaria. Ma, per capire se un fatto di percezione corrisponde alla realtà misurabile e scientifica, abbiamo coinvolto Nicolò Oppicelli, micologo, giornalista collaboratore della trasmissione Geo e socio CAI che per il Sodalizio organizza corsi di formazione rivolti agli accompagnatori escursionistici. 

«In realtà – esordisce Oppicelli – da un punto di vista micologico non siamo di fronte a nulla di eccezionale. Le condizioni meteorologiche hanno generato una situazione di precipitazioni e temperature elevate che favoriscono i porcini ma in generale c’è poca varietà». 

Funghi porcini in Appennino. Foto tratta dalla pagina Facebook di Nicolò Oppicelli © Nicolò Oppicelli

Cosa significa, in pratica? 

«Che una specie particolarmente resiliente e apprezzata per questioni culinarie come il porcino è spuntata in abbondanza attirando molte persone per la cosiddetta “cerca”. L’estate piuttosto calda e secca e queste prime piogge autunnali con clima mite offrono una base favorevole a un fungo che non ama l’eccessiva umidità e il freddo. Il quadro che stiamo osservando si completa con un soleggiamento ancora abbondante e intenso che consente alle piante una produzione generosa di zuccheri attraverso la fotosintesi clorofilliana. Il nutrimento del porcino, in pratica». 

 

Cosa si può dire, invece, della biodiversità micologica? 

«Con l’attuale stagione autunnale è piuttosto scarsa. Ma è un problema che stiamo osservando ormai da tempo ed è collegato con la perdita di biodiversità vegetale con cui i funghi sono in stretta relazione. Non posso affermare con certezza che sia un fatto collegato con i cambiamenti climatici, ma gli indizi portano a quello». 

 

Proviamo a spiegare qualche norma di comportamento da tenere durante la cerca. Perché è vietato trasportare i funghi nella busta di plastica? 

«Si tratta di una regola a tutela della conservazione. Il fungo deve essere custodito in un contenitore aperto e arieggiato per non degradarsi ed eventualmente sviluppare tossine nocive per il consumo. In aggiunta a ciò, utilizzare il classico cestino consente alle spore di disperdersi durante il trasporto. Ma è un fattore aggiuntivo, non quello determinante». 

Nicolò Oppicelli in "cerca". Foto tratta dalla sua pagina Facebook. © Nicolò Oppicelli

Perché è vietata la cerca notturna? 

«In generale per una questione di sicurezza perché avventurarsi nei boschi, fuori sentiero e al buio è davvero un comportamento sconsiderato. Si dice che i funghi riflettono la luce di una pila frontale e quindi sono più facilmente individuabili, ma mi pare una credenza senza fondamento perché si potranno anche vedere meglio quelli più vicini, ma il campo visivo di cui si gode alla luce del giorno è assai più ampio e profondo. Infine, i funghi spuntano dall’alba al tramonto quindi le probabilità di trovarli al pomeriggio sono più elevate rispetto alla mattina quando fa ancora buio o in piena notte». 

 

Perché vi sono dei limiti di peso giornalieri per la raccolta dei funghi? 

«Questa è una norma per limitare la vendita non autorizzata. Si considera, infatti, che oltre certe quantità si possa generare un lavoro di raccolta e commercio in nero. Occorre ricordare che la vendita e la somministrazione di qualsiasi fungo deve essere accompagnata dall’apposito certificato micologico». 

 

Come accertarsi che un fungo raccolto sia commestibile e non velenoso? 

«Suggeriamo di fotografare l’ambiente in cui è stato raccolto e di portare il fungo ad analizzare presso gli ispettorati micologici della ASL o presso uno dei tanti gruppi micologici che si trovano ovunque nel nostro paese. Sconsigliamo assolutamente l’utilizzo di certe app per smartphone o l’invio di una foto al un ”esperto” di turno. Il fungo deve essere osservato fisicamente da personale qualificato».