La falesia Fosso dell'Eremo
Sandro Angelini, presidente dell’associazione Cultura Verticale, ha chiodato la falesia Fosso dell'Eremo, nel comune di Piobbico (Marche), oltre a centinaia di altre vie nella zona. Con la sua associazione ha preso in affitto il terreno su cui poggia la falesia, dopo che in passato si era verificato un incidente mortale e i proprietari della cava avevano deciso di chiudere l'accesso. Ora l'associazione chiede di arrampicare solo se tutelati con una qualsiasi assicurazione rc e infortuni (per esempio Cai, Fasi, Uisp) e ha lasciato un cartello che invita appunto a essere dotati di una qualche forma di assicurazione, propria e per gli altri. Angelini negli anni ha maturato una grande esperienza che è stata importante per arrivare a intraprendere un percorso verso un nuovo modo di fruire le falesie. «Io ho tirato 350 vie d'arrampicata in posti nuovi, ho iniziato a fine anni '80 e anche questa falesia l'ho chiodata a mie spese. Dalla scoperta ai lavori di d'ingaggio, abbiamo fatto tutto e non volevamo perdere un luogo importante. Così abbiamo raggiunto un accordo con i proprietari della cava, che non volevano più trovarsi nella situazione di vedere gente che poteva farsi male e magari metterli nei guai».
“Qui non si scala “into the wild”, visto l'affollamento bisogna pensare a delle regole”
In sintesi, l'associazione chiede semplicemente che chi viene a scalare abbia una sua assicurazione, tanto che "Facciamo soci onorari anche quelle persone che hanno già una tessera e hanno l'assicurazione, come quella del CAI, tanto per rimanere in tema. Altrimenti, iscrivendosi all'associazione, si prende l'assicurazione Opes". La copertura è duplice: infortuni e rc, qualcosa che a ben pensarci è solo utile, soprattutto in contesti molto frequentati, come al Fosso dell'Eremo. «Domenica c'erano solo due vie libere su settanta, perché erano bagnate. Ci sono dei luoghi che sono iper frequentati, dove non si tratta solo di tutelare i proprietari del terreno e o chi è in affitto e ha chiodato le vie. Bisogna capire che qui non stiamo scalando "into the wild" e invece che fare discorsi sulla libertà, bisognerebbe pensare a tenere pulito, avere un comportamento civile. E allora mi faccio una domanda? Ma non è meglio fare le cose alla luce del sole, entrando dalla porta principale, piuttosto che andando ad arrampicare di nascosto, contro il volere dei proprietari, rischiando di farsi male o di ferire qualcun altro e poi doverne pagare le conseguenze?».
Sandro solleva insomma la questione delle falesie super affollate, dove si vede gente che fa sicura in maniera improbabile, magari anche a livello lessicale si lascia andare a espressioni censurabili o sporca i luoghi dove pratica l'attività. Regolamentare gli accessi è anche un modo per dare una forma "civile" a posti che altrimenti sono soggetti a degrado. “Però, invece che salutare questa iniziativa come qualcosa che va incontro al bene di tutti, ho visto scrivere che vogliamo lucrare sulle falesie. Potete ben immaginare cosa ci guadagniamo noi da fare quattro tessere”.
Altre falesie in zona stanno andando nella stessa direzione e in futuro probabilmente anche e soprattutto le località più gettonate del nord Italia dovranno adottare uno schema simile, se vorranno sopravvivere ai frequentatori.
In conclusione però è utile ribadire che al Fosso dell'Eremo il "mood" non è certo impositivo. “Il cartello spiega quali sono le regole da seguire, ma poi nessuno va a controllare se chi viene ha la tessera o l'assicurazione. Semplicemente ci rifacciamo al buonsenso delle persone, e in qualche modo ci tuteliamo da possibili conseguenze”.