Oltre 130 film e più 150 appuntamenti per grandi e bambini. Nel momento in cui si scrive, si sono conclusi i primi giorni della 71esima edizione del Trento Film Festival, fondato dal Club alpino italiano e dal Comune di Trento. Non solo le proiezioni dei film e dei documentari in gara, ma anche incontri ed eventi focalizzati
sulla crisi climatica nelle Terre alte, tra ghiacciai che si fondono e la carenza di acqua che mette a repentaglio la vita in montagne. Allo stesso tempo, i premi e i riconoscimenti hanno scandito le giornate del festival
Il Premio Mario Bello
Il
Premio Mario Bello è assegnato dal Centro di Cinematografia e Cineteca del Cai. Ogni anno il vincitore viene selezionato, tra i film che hanno partecipato al concorso del Trento Film Festival. Si tratta di un'opera cinematografica capace di rappresentare l’alpinismo nei suoi molteplici aspetti, rispecchiando i valori ideali del Cai.
Il vincitore dell'edizione 2023 è
“Pasang: in the shadow of Everest” della cineasta statunitense Nancy Svendsen. Il film mette in scena la cronaca del tragico e appassionante percorso che portò
Pasang Lhamu Sherpa a diventare la prima donna nepalese a scalare l’Everest, nel 1993.
Un'immagine del film “Pasang: in the shadow of Everest” © Trento Film Festival
Il Premio ITAS
Dal cinema alla letteratura. Ogni anno Trento diventa il palcoscenico
del Premio ITAS del libro di montagna. A ottenere il riconoscimento,
“I Moosbrugger” di Monika Helfer (Keller editore). L’opera racconta la storia della famiglia dell’autrice, dalla Prima guerra mondiale ai giorni nostri.
«Ricevo questo premio con gratitudine e lo dedico ai miei Emarginati, alla mia gente che ha vissuto tra le montagne. Avevano a malapena il necessario per sopravvivere e questo non va dimenticato», ha dichiarato Helfer.
Il cinema, la narrativa e il teatro offrono uno spaccato del passato e del presente delle Terre alte. Per farlo, lo scorso 1 maggio, il direttore editoriale e responsabile delle attività culturali del Club alpino italiano
Marco Albino Ferrari ha messo in scena "assalto alle alpi", la storia di Giacomo Fedriani e della sua creatura St.Gréé, stazione di sci sorta negli anni 70 sulle Alpi Liguri. St. Gréé e stata
un’operazione immobiliare di proporzioni faraoniche, poi fallita nel tempo.
Dal teatro all'alpinismo e alla scienza. Sabato 29 aprile, è stato il giorno dell’incontro “Ri-salire montagne che cambiano: strategie, strumenti, segni”. Un dibattito sull'alpinismo che cambia, ai tempi della crisi climatica. Tra i relatori, il giornalista Leonardo Bizzaro, il docente in analisi economico-finanziaria Giorgio Daidola, la professoressa e saggista Elisa Palazzi e l‘ideatore e curatore del laboratorio di arti visive “Dolomiti contemporanee”, Gianluca d’Incà Levis. Lo stesso giorno, si è parlato anche di “Ghiacciai, sentinelle del clima, tra scienze e filosofia”. Un dibattito sull'importanza dei giganti di ghiaccio nella crisi climatica. Tra i relatori, il filosofo Matteo Oreggioni, il glaciologo Giovanni Baccolo e la guida alpina Gianni Canale.