"Tre Cime di Lavaredo, affrontare tutti insieme il problema dell'overtourism""

Convegno degli ambientalisti ad Auronzo di Cadore. Frigo: "Contro l'overtourism serve un progetto condiviso con i territori". E Zanella rilancia la proposta di chiudere i passi dolomitici
Hub turistico Le Tre Cime di Lavaredo

Che lo si chiami overtourism o con un altro nome, l’importante è aver chiara la necessità di affrontarlo insieme, con soluzioni condivise tra i territori. Inutile, nel caso delle Tre Cime di Lavaredo, pensare di diminuire la pressione sull’area chiudendo la Valle di Auronzo (o meglio, consentendo l’accesso solo su prenotazione), considerato che la gran parte del traffico arriva dalla Val Pusteria e da Cortina d’Ampezzo (dove, per altro, sono in corso i lavori di potenziamento stradale, in vista dei Giochi olimpici invernali 2026). E, soprattutto, no a nuovi impianti di risalita. È questo, in sintesi, il messaggio lanciato dai presidenti Cai del Veneto e dell’Alto Adige, Renato Frigo e Carlo Alberto Zanella, nell’ambito del convegno organizzato la scorsa settimana ad Auronzo di Cadore da diverse associazioni ambientaliste.

Convegno al quale erano presenti anche diversi rappresentanti delle amministrazioni pubbliche dell’area, come il sindaco di Auronzo di Cadore, Dario Vecellio Galeno, che ha lanciato la proposta di un accesso solo su prenotazione online a partire dalla prossima estate e, per il futuro, di una nuova cabinovia dal Lago di Misurina al rifugio Auronzo. Il tutto, nell’ottica di diminuire la pressione su un’area presa d’assalto dai turisti: i dati attestano una media di 8-10 mila presenze al giorno, in alta stagione, con punte fino a 13.

Per Frigo il progetto è “estremamente discutibile. Anzitutto perché abbiamo a che fare con un problema di ordine generale, che non può essere risolto se non in maniera condivisa sia con la popolazione locale, sia con gli altri hub turistici della zona. Altrimenti, non si fa altro che spezzettarlo”. Bene la proposta di un sistema a prenotazione, e bene gli studi condotti per identificare il carico massimo per l’area delle Tre Cime (4 mila persone al giorno). “Ma perché si arrivi davvero a una riduzione del carico antropico, bisogna che sia stabilito anche un tetto massimo dei pullman che possono salire in quota: se le 800 auto al giorno che arrivano oggi vengono sostituite da 500 pullman, non risolviamo niente”. Va inoltre preso atto che “tutta l’area è in sofferenza. Il Lago di Misurina soffoca, durante l’estate, per il numero di auto in sosta. Per ridurle, bisognerebbe creare dei parcheggi di interscambio lungo la valle, di modo che il traffico che arrivi in quota sia solo quello di passaggio”.

E poi c’è il capitolo costi: una delle proposte dell’amministrazione è, infatti, quella di aumentare quello per il parcheggio al Rifugio Auronzo da 30 a 40 euro al giorno. “Io – sottolinea il presidente del Cai veneto – sono contrario all’utilizzo dello strumento economico per limitare le presenze. Così, l’accesso alla montagna diventa una questione di classe. Possono volerci dieci, quindici anni, ma l’obiettivo deve essere quello di azzerare il traffico di auto private sulle Tre Cime. Nessun altro”. L’area deve poter essere accessibile a piedi o con i mezzi pubblici. Non certo con un nuovo impianto di risalita, che è un’altra delle proposte sul piatto (l’ipotesi è quella di un Ppp, un partenariato pubblico privato). E questo, sottolinea Frigo, “perché è dimostrato scientificamente che l’appetito vien mangiando. Se oggi costruisco un impianto, perché non farci accanto anche una pista da sci, per garantire la redditività dell’operazione? Se l’impianto parte dal Lago di Misurina, perché non collegarlo a un secondo impianto che arrivi, magari, dalla Val Pusteria?”.

Un aspetto sottolineato anche da Zanella, che insiste sull’importanza di un cambio di paradigma nel modo di intendere il turismo. “Ad Auronzo ci sono più seconde case che residenti: ben 4 mila. E chi ci guadagna sono solo i proprietari, non certo il territorio. Servono investimenti oculati, su modello di quanto ha fatto l’Alto Adige: per combattere lo spopolamento, bisogna fornire assistenza a chi cura i masi in alta montagna, costruire strade d’accesso, garantire la presenza di farmacie e locali nei paesi, perché se non ci sono servizi la gente scappa”. Senza però sconfinare nel “turismo del selfie”: per questo, il presidente del Cai altoatesino torna a battere sulla proposta della chiusura dei passi dolomitici dalle 10 alle 16: “Chi va in montagna davvero, alle 10 è già in marcia da de ore. Chi arriva tardi, è la stessa persona che dopo un’ora di cammino torna al parcheggio, e in questo modo non fa che creare traffico e inquinamento”.