Autunno nel Vallone di Vessona © Andrea GreciIl Vallone di Vessona non è certamente tra i luoghi più conosciuti della Valle d'Aosta. Da qui non si vedono i “giganti” delle Alpi Occidentali, nascosti dall'affastellate creste rocciose della Valpelline. La tappa F14 del Sentiero Italia CAI inizia da Oyace, ai piedi della “Tornalla”. Quest'ultima è l’elemento distintivo del paesaggio della media valle. La struttura fortificata, è una delle più antiche della Valle d’Aosta, eretta probabilmente nell’XI secolo. La torre, nominata in un documento del 1197 che cita un “allodio di Ayacy” donato da un certo Ricalmo alla chiesa di Sant’Orso ad Aosta, è l’unica parte superstite di un complesso più grande, smantellato da Amedeo IV di Savoia nella prima metà del XIII secolo. La singolare pianta ottagonale la rende un vero e proprio unicum in regione, facendo nascere la leggenda che fosse stata costruita da un gruppo di Saraceni rifugiatesi in Valpelline intorno all’anno Mille.
Il sentiero scende nella stretta forra del Torrent Buthier, dove buio e freddo si attardano fino a tardi anche in piena estate. Il Ponte di Betenda è un piccolo rostro di conci squadrati aggrappato alle pareti rocciose. La passerella permette di superare l'impetuoso corso d'acqua e di procedere in un fitto bosco di larici. Giunti alla radura erbosa dell'Arp Vieille, il rumore del torrente rompe il silenzio. Un ripido traverso permette di sbucare in un altro mondo: dalla stretta valle sottostante si esce sugli ampi pascoli erbosi dell’Ardamum (o Arp Damon, l'alpeggio superiore).
Tutto intorno si elevano vette ruvide, dai nomi poco noti anche a chi frequenta queste valli, come la Becca Aquelou, la Becca Etresenda, la Pointe de Vamea. Solo il Monte Faroma gode di una certa notorietà. Qui, in Valpelline, le montagne non hanno gradi di “nobiltà”, non sono le regine delle Alpi. Eppure sono in grado di emozionare e soprattutto di restituire spazi di esplorazione, ricerca, sorpresa.
I regolari tornanti salgono infine sui detriti e raggiunto il Col Vessona. Eccoli, in lontananza, i 4000 del Monte Bianco, del Grand Combin a ovest, del Monte Rosa a est. Lo sguardo spazia indisturbato all'orizzonte come raramente capita dai passi valdostani attraversati dal Sentiero Italia. La tappa prosegue ora verso il Rifugio e il Santuario Cuney, luoghi ricchi di fascino e di storia. Mi rituffo verso la meta, circondato da cime dimenticate. Ne sentivo già un po' la mancanza.
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