Il terremoto di magnitudo 6.8 che ha colpito il Tibet il 7 gennaio 2025, con epicentro vicino a Shigatse, ha avuto un impatto devastante. In crescita il numero dei morti, si parla di almeno 126 persone, mentre 188 sono rimaste ferite. Oltre 46mila gli sfollati. Persone costrette ad abbandonare le proprie case, con le operazioni di soccorso che si stanno svolgendo in condizioni climatiche estremamente difficili: temperature che scendono fino a -18°C e rischi di ipotermia per i sopravvissuti.
Le testimonianze di chi ha vissuto la scossa descrivono scene di distruzione e panico: "La terra ha tremato come non avevo mai visto. Poi il buio, il freddo e il silenzio", racconta un residente di Shigatse. Altri hanno parlato di case distrutte, crollate in pochi istanti, e di persone che si sono ritrovate a dover scavare tra le macerie per cercare sopravvissuti.
Sono più di 14mila i soccorritori che stanno lavorando senza sosta per cercare superstiti, nonostante lo sciame sismico stia continuando con continue scosse di assestamento. A complicare ulteriormente la situazione la condizione delle strade, in gran parte interrotte. Molti villaggi sono ancora isolati e difficili da raggiungere.
Speranza sotto le macerie
In un mare di distruzione anche qualche storia di speranza, come quella di una famiglia di pastori tibetani che, pur avendo perso la loro casa, è stata trovata illesa sotto le macerie. La comunità ha subito offerto loro rifugio e assistenza.
Nel frattempo, il Dalai Lama ha espresso il suo cordoglio per la tragedia. In un comunicato ufficiale, ha dichiarato di essere "profondamente rattristato" per le vittime del terremoto, esprimendo le sue più sincere condoglianze alle famiglie colpite. Ha anche sottolineato l'importanza della solidarietà in un momento così difficile: "La sofferenza di tanti è la nostra sofferenza. Che la forza della comunità possa portare conforto a coloro che hanno perso tutto. I miei pensieri e le mie preghiere sono con le vittime e le loro famiglie".