I primi giorni del 2021 stanno vedendo un particolare fermento relativamente al
progetto Tsm2 (Terminillo Stazione Montana). Si tratta di un imponente piano di
ampliamento degli impianti sciistici, che prevede il collegamento tra due piccoli comprensori (Pian de' Valli e Campo Stella) attraverso lo scavalco della montagna e il taglio di 17 ettari di foresta vetusta (il
bosco della Vallonina), in parte compreso nella Rete Natura 2000.
Prima versione del progetto bocciata dalla Regione Lazio
Come molti sapranno, negli anni scorsi una prima versione del progetto era stata bocciata dalla
Regione Lazio per l'impatto ambientale. Successivamente i promotori hanno proposto una seconda versione, il Tsm2 appunto, scatenando la ferma opposizione del fronte ambientalista. Quest'ultimo ha dato vita a
un cartello di 20 associazioni (tra cui il
Cai Lazio), che, tra le altre cose, ha lanciato una
petizione on line che ha superato le 20.000 firme.
Il parere di Valutazione di Incidenza Ambientale
Come anticipato su
questa testata i giorni scorsi, il 31 dicembre scorso è arrivato dalla Regione Lazio il parere d
i Valutazione di Incidenza Ambientale (“Vinca”)
positivo, anticipando in modo inusuale l’imminente parere definitivo della “Via” (Valutazione d’impatto ambientale).
La Vinca non rappresenta però una vittoria completa per i promotori del progetto, dato che contiene qualche bocciatura e significative prescrizioni. Questo a dimostrazione del riconoscimento dell’impatto estensivo sulla grande faggeta da tagliare.
Innanzitutto è stato bocciato
uno degli impianti più impattanti, quello che doveva collegare
Sella di Cantalice a Campo Stella. Poi la Valutazione prescrive di partire prioritariamente dagli
impianti già esitenti riqualificandoli e di utilizzare le seggiovie solo d’inverno,
chiudendole d’estate. Vengono infine chiesti lumi su
costi economici e ambientali dell’innevamento artificiale.
Tensione e spaesamento
A oggi deve ancora arrivare il parere di
Valutazione d’Impatto Ambientale, che potrebbe aggiungere ulteriori prescrizioni, e infine l’autorizzazione definitiva all’apertura dei cantieri. Sono giorni, dunque, di grande tensione e spaesamento. Aspettative e realtà dei fatti non coincidono tra i Comuni interessati al progetto, tra i soggetti portatori di interesse e tra i cittadini. Le comunità sono divise tra i fautori del
“Sì” che si muovono in nome del lavoro e del rilancio dell’economia turistica e quelli del
“No”. Questi ultimi, insieme al cartello ambientalista “No Tsm”, temono
lo scempio della montagna, prestiti ingenti e bilanci in rosso per i Comuni uniti nel consorzio di gestione dei nuovi impianti e movimenti di terra di ruspe che eroderanno a macchia di leopardo il territorio.
Un'immagine dell'ultimo flash mob di luglio 2020 © Ines Millesimi
Diffida alla Regione Lazio dal fronte ambientalista
I giorni scorsi il cartello ambientalista ha presentato
formale diffida alla
Regione Lazio
«a concludere il procedimento con pareri privi di validità, o non ancora acquisiti, senza tenere conto dell’annullamento del Piano Paesistico della Regione stessa ad opera della Corte Costituzionale pochi mesi fa e di numerose autorizzazioni invalidate dall’evoluzione della normativa nei sei anni del procedimento».
La Vinca è infatti ritenuta dalle associazioni
debole in molti punti e con aspetti dichiaratamente non valutati. Con la possibilità di
distruggere svariati ettari di faggeta in Vallonina, ribadisce la rete di associazioni, vengono contraddetti i pareri del 2010 e del 2015 con i quali la stessa Area Vinca aveva bocciato il progetto nella sua interezza.
Le parole del Vicepresidente del Cai Erminio Quartiani
Anche il
Cai centrale ha preso posizione, al fianco del Gr Lazio e delle altre associazioni. Il Vicepresidente generale
Erminio Quartiani afferma:
«Il Club alpino italiano ha da tempo deciso di opporsi alla proliferazione di nuove infrastrutture sciistiche e degli ampliamenti degli impianti esistenti, nelle Alpi come in Appennino, in bassa come in alta quota. Non per puro ideologismo, ma per ragioni pratiche stringenti legate alla preservazione della biodiversità quanto all'integrità del territorio montano, insieme a ragioni di ordine economico attinenti il futuro anzitutto delle popolazioni montane. Va sfatata infatti la errata convinzione che più impianti sciistici comportino più posti di lavoro, più reddito distribuito e benefici per le popolazioni locali. Occorre andare, con investimenti pubblici e privati supportati dalla finanza pubblica, nella direzione di una nuova economia montana, vocata allo sviluppo sostenibile, evitando sprechi di danaro pubblico, che può ben indirizzarsi al sostegno di progetti volti a fare vivere la montagna, non a consumarla. Anche per il progetto Tsm2 del Terminillo vale perciò il “No” convinto di un'associazione di protezione ambientale riconosciuta quale è il Cai».
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