La linea di Tempo per respirare © archivio Salvaterra
Francesco Salvaterra e Marco Fedrizzi hanno aperto questa estate Tempo per respirare, una via di 270 metri di sviluppo (6c/RS3/IV/6b+ obbligatorio), che sale la parete su del Caré Alto. “In realtà l'avevamo iniziata l'anno prima, ma ci mancava l'ultimo tiro e finalmente siamo riusciti a tornarci - spiega Salvaterra-. La linea l'avevo individuata addirittura nel 2011, quando avevo aperto con Pellegrini Sogni erotici. La nuova via corre a a sinistra della precedente e grazie all’uso degli spit sale al centro il pilastro. Lo stile che abbiamo utilizzato è un po' quello di Michel Piola e Manlio Miotto sul Monte Bianco: trad a parte le sezioni dove era impossibile, come sulle placche che abbiamo incontrato. Volevamo passare al centro della parete, la linea è bella e la roccia buona. Sui passaggi più impegnativi bisogna un po' crederci. C'è qualche tacca da tenere, qualche fungo, non a spalmo ma bisogna un po' da crederci. L'ambiente è bellissimo”. “Questa via è il frutto di due giornate intensamente vissute da prima dell’alba a oltre il tramonto in un angolo magnifico e selvaggio nel cuore del Parco Naturale Adamello Brenta. Due giornate passate ad arrampicare su granito della miglior qualità in compagnia di un amico, sole, vento e qualche gracchio solitario. Un vero privilegio” ha aggiunto Fedrizzi.
Le placche di granito © archivio Salvaterra
L'avvicinamento alla via è molto lungo, ma si può dire che è una di quelle occasioni in cui aggiunge decisamente valore all'uscita. La parete sud è la più ripida della cima e la più remota. Si può andare all’attacco dalla val di Fumo, dalla val di San Valentino o dalla val di Borzago. Si può anche ripetere la via in giornata dal fondovalle, come hanno fatto i primi salitori. Dal pian de la Sega al rifugio Carè Alto circa due ore, dal rifugio prendere il sentiero fino alla bocca di Conca, valicarla e continuare sul sentiero in discesa fino al centro della val di san Valentino dove si trovano ancora diverse testimonianze della Grande Guerra (molti furono i soldati morti assiderati o sotto le valanghe su questo fronte), come reticolati e targhe in memoria. Per chi ha tempo e magari vuole spezzare l'avvicinamento, consigliatissimo un pernotto al bivacco Casina Dosson, adagiato in mezzo a un prato meraviglioso con vista sul Caré Alto.
Il nome della via è tratto dal famoso libro di Reinhard Karl, i due apritori la dedicano “al popolo palestinese che sta sopportando una delle più grandi ingiustizie del nostro tempo”.