Sulle Prealpi Carniche ai tempi di Freud

Sulle tracce dello scrittore e alpinista austriaco Heinrich Steinitzer, e della guida che stilò ai primi del Novecento di quell'aspra "terra incognita" delle Alpi Orientali, lontana da tutto e meravigliosamente selvaggia.

Heinrich Steinitzer, scrittore, cattolico (…). Non sposato. La sua formazione, tanto a livello interiore che esteriore, non offre momenti memorabili per un osservatore esterno. Ciò che mi è sembrato memorabile l’ho inserito nei miei libri o intendo presentarlo in opere future”.

Chi fu il protagonista del libro di Luca Calvi ed Eugenio Maria Cipriani, In terra incognita. La campagna esplorativa di Heinrich Steinitzer nelle Prealpi Clautane 1900-1902 (pp. 240, euro 19,00, Edizioni Monterosa 2024) è lo stesso Steinitzer a scriverlo, non senza un delizioso velo umoristico, in un’autobiografia del 1913. In effetti il suo non è un nome passato alla storia, ma gli autori hanno voluto riscoprirlo, traducendone in particolare i testi relativi alla campagna esplorativa delle Prealpi Clautane dal Cridola all’Alpago, cui hanno aggiunto una lunga introduzione che spiega il contesto storico, oltre che un profilo biografico il più approfondito possibile. 

Quando Steinitzer venne al mondo, a Monaco nel 1869, la neonata Italia aveva appena annesso il Veneto, strappandolo alla sua Austria, e si era da poco conclusa la Terza guerra di Indipendenza. Il terreno geopolitico era fertile per la proliferazione dei nazionalismi che nel giro di pochi decenni avrebbero portato alla Prima guerra mondiale.

Quello che emerge, dal libro, è l’amore di questo scrittore, alpinista e grafologo, membro della sezione bavarese del Club Alpino Austriaco e Tedesco (DÖAV), per le montagne, da lui frequentate con uno spirito che oggi potremmo forse definire ecologista: come si legge all’inizio, infatti, “Leggere oggi, in piena temperie di sfruttamento turistico di questi come di altri luoghi delle nostre Alpi, le righe profetiche di Steinitzer sui pericoli connessi alla eccessiva ‘valorizzazione’ di queste montagne è di per sé sconcertante”.

Nelle Prealpi Carniche, che lui chiama anche Clautane, a sud delle Alpi calcaree orientali, si recò ai primi del Novecento con l’amico Rudolph Reschreiter (di cui sono riprodotte alcune cartine): erano gli anni in cui Freud pubblicava L'interpretazione dei sogni, fondando la moderna psicanalisi e gettando una luce sul remoto inconscio dell'essere umano. Quel Freud che purtroppo pochi anni dopo il DÖAV avrebbe espulso per motivi razziali, se fosse stato un suo socio.

L'intento della missione era quello di colmare una lacuna nelle pubblicazioni della letteratura tedesca riguardanti l’area. Lacuna che taluni imputarono allo scarso interesse turistico, tanto da definire la zona “Terra incognita”, e che invece per lui è da attribuire maggiormente alla lontananza dai centri abitati, oltre che alla loro “natura inospitale”. 

Peccato che quel lavoro nacque vecchio: e in generale, la principale ragione per cui il capace e brillante Steinitzer sia “scomparso dalla storia” potrebbe proprio essere “il fatto che si sia sempre trovato a rappresentare posizioni letterarie e alpinistiche che finirono per essere regolarmente superate dal corso degli eventi, così come il suo autore”, per citare Calvi e Cipriani. La lettura di questo erudito volume, frutto di un certosino lavoro di ricerca, è però un doveroso omaggio alla perizia di coloro che, più o meno passati alla storia, hanno nel tempo contribuito a mappare sentieri e vette perché anche noi oggi potessimo esplorarli.

Dal Castello di Vedorcia al Cadin degli Elmi. Foto di Luca Calvi.

Dalla quarta di copertina

In terra incognita: il viaggio nelle “Prealpi Clautane” dell’alpinista, esploratore e scrittore austriaco Heinrich Steinitzer – figura tanto importante quanto poco studiata. Siamo all’inizio del Novecento e il contesto storico di riferimento è quel processo di forte nazionalizzazione e conseguente politicizzazione che maturò tra la fine dell’Ottocento e lo scoppio della Prima guerra mondiale di qua e di là delle Alpi.
Dal Cridola passando dai Monfalconi, gli Spalti di Toro, il Duranno e la Cima dei Preti, per arrivare alle Clautane e all’Alpago, Steinitzer non si limitò a identificare e studiare cime e pareti vergini, ma lavorò per verificare l’accessibilità dei luoghi e la possibilità di attraversare la tormentata orografia di queste montagne, nonché di raggiungere le cime più panoramiche da cui osservare l’alta pianura veneto friulana. Alla luce del contesto storico a cui si accennava non si può certo escludere che Steinitzer volesse anche redigere una descrizione topografica di zone che avrebbero potuto diventare, come infatti in parte diventarono, strategiche nell’ambito di un eventuale conflitto fra l’esercito italiano e quello austro-tedesco.

In ogni caso, leggere oggi, in piena temperie di sfruttamento turistico di questi come di altri luoghi, le righe profetiche di Steinitzer sui pericoli connessi alla eccessiva “valorizzazione” di queste montagne è di per sé sconcertante. Leggere parole di condanna nei confronti della realizzazione di tanti, troppi sentieri attrezzati e imbrigliati da catene che già allora iniziavano a snaturare la misteriosa sacralità, il raccolto silenzio e la “profondissima quiete” che caratterizzavano monti e valli fra la Piave e il Tagliamento addolora. Tanto più sapendo come e quanto quel problema sia profondo e ficcante oggi.

Il volume contiene uno scritto introduttivo dei due autori e i testi originali di Steinitzer relativi alla campagna esplorativa delle Prealpi Clautane.

 

Luca Calvi

Nato a Jesolo nel 1962, linguista poliglotta, scrittore e storico, già docente universitario, è autore di pubblicazioni accademiche e libri sull’alpinismo. Ha tradotto libri e conferenze dei massimi rappresentanti dell’alpinismo mondiale ed è coautore di documentari dedicati al mondo della montagna e dell’alpinismo. Tra le sue pubblicazioni, Lost in Translation (Edizioni del Gran Sasso), dove racconta i suoi incontri con i grandi del mondo verticale. È inoltre attento studioso di storia dell’esplorazione dolomitica. Ha tradotto e studiato opere di von Wundt, von Glanvell, von Saar, Euringer e altri. Passa il suo poco tempo libero in montagna dividendosi tra escursionismo e arrampicata classica dolomitica.

 

Eugenio Maria Cipriani 

Nato a Verona nel 1959, laureato in lettere, è giornalista dal 1983. Dopo l’esordio con “L’Arena” e il passaggio ad altri quotidiani e riviste, attualmente è collaboratore fisso de “Il Giornale di Vicenza”. Presso l’Istituto di Geografia dell’Università di Verona ha tenuto corsi relativi all’assetto geomorfologico del territorio veronese e uno dedicato ai parchi e alle aree protette. Ha curato a metà anni ’80 il nuovo allestimento del Museo di Storia Naturale del Castello Scaligero di Malcesine, di cui è stato direttore per un decennio. È stato redattore della Rubrica “Nuove ascensioni” della Rivista del CAI. Scalatore attivo da oltre quarant’anni, ha tracciato sino a oggi dalle Alpi Orientali sino ai Balcani e alla Grecia oltre ottocento nuovi itinerari di arrampicata, la maggior parte dei quali in zone poco conosciute o inesplorate. Ha pubblicato una sessantina di libri fra guide escursionistico-alpinistiche, volumi fotografici e a indirizzo naturalistico, racconti, saggi.

Nel Cadin di Toro. Foto di Luca Calvi