Il rifugio Monte Manfré (1350 m), punto di arrivo dell’itinerario. © Archivio InfomontTutta l’area dell’Etna, o più semplicemente “a Muntagna”, come la chiamano gli abitanti alle pendici del grande vulcano, è un vero tesoro per l’escursionismo, con una fitta rete di sentieri che si snodano tra antiche e recenti colate laviche, muretti a secco, terrazzamenti coltivati, boschi e preziose testimonianze di un passato fiero e ricco di tradizioni. E non è solo la porzione più alta della montagna a offrire notevoli possibilità per camminare, con lo sguardo rivolto verso i crateri fumanti, ma anche lungo le sue pendici si allungano itinerari di grande interesse. Come la salita da Belpasso, a sud della montagna, arrivando al Monte Manfrè, attraverso ambienti molto diversi tra loro, fino all’omonimo rifugio, ristrutturato nel 2015. Il sentiero, ideato e realizzato dalla sezione di Belpasso del CAI con il contributo del Comune di Belpasso, percorre il territorio a nord dell’abitato, toccando diversi siti d’interesse dove sono presenti pannelli informativi, e nonostante sia piuttosto antropizzato, si snoda in un contesto naturale di grande pregio e di sicuro fascino. Nella parte finale, tra il Monte Sona e il Monte Manfrè, si passa tra le grandi distese di colata lavica dell’eruzione del 1983, che aveva accerchiato le due sommità, per poi proseguire la discesa verso sud, fortunatamente evitando troppi danni al centro abitato. Sul Monte Manfrè si narra che avvenne un incontro di natura extraterrestre, il 30 aprile 1962, da parte del catanese Eugenio Siragusa, figura nota nel Catanese, tra follia e religiosità.
L’itinerario prende avvio da Contrada Gattaino, a nord del centro abitato, da dove si sale gradualmente a nordest, affiancando per un tratto una colata del 1669, tra muretti a secco e terrazzamenti. Si transita nei pressi della Madonna della Roccia, quindi, superata la strada e oltre un piccolo bosco di querce, si raggiunge la grotta di Piscitello, creata dal flusso lavico e visitabile (caschetto e una torcia elettrica). Il tracciato volge poi a nordovest, attraversando la fitta vegetazione di Contrada Piscitello e costeggiando, nella parte finale, un bel vigneto. Superata la strada provinciale, si continua su uno stradino fino alla cisterna della Regina, quindi per un campo lavico, utilizzato un tempo come cava per l’estrazione della pietra lavica, oggi colonizzato dalle ginestre. Giunti sulla Provinciale, la si segue verso ovest per un centinaio di metri, svoltando a destra lungo una vecchia trazzera, a tratti acciottolata in pietra lavica, che conduce a Contrada Segreta. Superato il bivio seguente, si prosegue a nord, tra sentiero e vecchie trazzere, fino alla Provinciale Milia, che si attraversa per seguire prima una carrareccia, poi un sentiero attraverso un vecchio campo lavico. Si prende a destra (nordovest) lungo un antico sentiero che conduce alla base del Monte Sona, che si costeggia a ovest per una carrareccia fino alla base del Monte Manfrè, dove un sentiero porta in breve al rifugio.