Un esemplare di Erebia medusa, farfalla comune tra i prati dell’Appennino Parmense. © G. XulescuL’alta Val Taro presenta ambienti ancora piuttosto selvaggi, nonostante la vicinanza con strade e paesi. I segni della presenza dell’uomo, muretti a secco, mulattiere, casolari sperduti, si confondono tra i grandi boschi e le radure, lungo i crinali delle montagne e nelle valli. Tra i molti sentieri di questo lembo di Emilia affacciato verso la Liguria, suggeriamo la facile salita al Monte Orocco dal borgo di Caneso, come alternativa alla più classica e agevole salita dal Passo della Tabella. Il grande cupolone della vetta si raggiunge invece dal versante orientale, seguendo antiche mulattiere nel bosco, a tratti pochi evidenti, e poi lungo l’erboso crestone est. Dalla cima si apre un notevole colpo d’occhio sul territorio circostante, con una visione d’impatto sul Monte Penna, iconica vetta del Parco Naturale dell’Aveto, e l’orizzonte che può mostrarsi fino al mare. È necessaria un po’ di attenzione nella parte bassa per non perdere il tracciato, che rischia a tratti di scomparire, nascosto dalla vegetazione e dal trascorrere del tempo. Un itinerario dove è raro incontrare qualcuno, soprattutto nelle mezze stagioni, che consente di ammirare una grande ricchezza di ambienti, boschivi e prativi. Per i più allenati, c’è la possibilità di realizzare un bell’anello dalla località di Case Gelana, a breve distanza da Bedonia, passando per Caneso, il Monte Orocco, il Passo del Segarino e Momarola.
Arrivando a Caneso, si svolta subito a sinistra prima delle case, si segue una stradina (segnavia bianco-rossi) e, subito dopo un tornante, si svolta a sinistra su una piccola sterrata che sale tra prati e macchie di alberi. Giunti sulla bella mulattiera proveniente da Caneso (altra possibilità di accesso), la si segue verso sinistra e, volgendo gradualmente a sudovest, si prende dolcemente quota nel bosco. Oltre una prima radura, si torna nel fitto bosco di faggi seguendo la mulattiera, non sempre evidente, e con direzione sudovest, superando alcuni piccoli ruscelli e piccole radure, si guadagna l’ampia cresta del Monte Orocco. Si volge a destra, in salita, e tra i prati ci si porta sotto la sommità della montagna, che si raggiunge con alcune rapide svolte lungo il versante di salita.