Lungo il sentiero di salita al Monte Corrasi. @ Archivio InfomontA vederlo dal basso, dal versante occidentale, il complesso calcareo del Corrasi sembra inespugnabile, con le sue pareti a strapiombo, le torri e le guglie, quasi un angolo di Dolomiti trapiantato in terra sarda. Eppure si sale, su quell’aspra e spoglia montagna, basta avere gambe allenate. E giunti in cima, dopo aver superato le coltivazioni di viti e olivi e i boschi di lecci, a dominare l’orizzonte, oltre il brullo altopiano del Supramonte, ecco tutta l’isola, dal Gennargentu al blu del Golfo di Orosei. E tra le oltre seicento specie botaniche che dimorano tra queste rocce, di cui una sessantina endemiche, potrete avere la fortuna di scorgere l’aquila reale, la poiana e il falco pellegrino, e il caratteristico muflone.
Dalla parte alta di Oliena, sulla strada per Maccione, si prende un viottolo cementato sulla sinistra, si superano le ultime case e si inizia subito a salire con decisione verso est (n° 401), prima su sterrata tra orti e piccoli campi, poi nel bosco. Più avanti si volge a sud e si sale tortuosamente nel bosco, tra lecci secolari e antiche carbonaie, con le guglie del Corrasi che appaiono tra i rami. Si supera un bel punto panoramico con panche e un ovile restaurato, si prosegue in salita, con la vegetazione che si dirada, e si giunge sulla pista forestale che, con diversi tornanti, porta sulla sella di Pradu, dove si apre un vasto panorama su tutto il Supramonte. Volgendo a sud, si affronta l’ultima salita su terreno brullo e si guadagna la vetta.