Militari indiani ai posti di blocco, si cercano i responsabili dell'attentatoIl 22 aprile 2025, un attacco terroristico ha scosso la regione del Kashmir indiano. Sette uomini armati hanno aperto il fuoco contro un gruppo di turisti nella valle di Baisaran, vicino a Pahalgam, uccidendo almeno 26 persone e ferendone oltre 20. Tra le vittime cittadini indiani, nepalesi e degli Emirati Arabi Uniti. L'attacco è stato rivendicato dal gruppo militante The Resistance Front (TRF), un gruppo militante che ha guadagnato notorietà negli ultimi anni come uno dei principali attori nel conflitto del Kashmir. Fondato nel 2017, il TRF è considerato una branca del Lashkar-e-Taiba (LeT), un gruppo militante islamista con legami stretti con il Pakistan, noto per le sue attività terroristiche in Kashmir e in altre regioni dell'India.
Il Lashkar-e-Taiba, che si è reso responsabile di numerosi attacchi violenti, inclusi gli attacchi di Mumbai del 2008, ha spesso utilizzato il Kashmir come terreno fertile per la propria ideologia separatista e jihadista. Il TRF, pur essendo una sigla relativamente nuova, ha rapidamente preso piede, raccogliendo consensi tra i giovani militanti locali che si oppongono al governo indiano e ai suoi alleati nella regione.
Le motivazioni
La motivazione alla base di questo e di altri attacchi da parte del TRF è legata a una resistenza radicale ai cambiamenti politici e demografici che si sono verificati nel Kashmir dal 2019, quando il governo indiano, sotto la leadership del primo ministro Narendra Modi, ha revocato l'articolo 370 della Costituzione indiana. Questa modifica ha annullato lo status speciale del Jammu e Kashmir, che fino a quel momento aveva garantito alla regione una certa autonomia, inclusa la gestione delle proprie leggi, delle proprie risorse e la possibilità di mantenere un sistema di immigrazione separato.
La revoca dello status speciale ha sollevato forti opposizioni tra i gruppi separatisti locali e molti cittadini del Kashmir, che vedono in questa mossa una strategia per alterare il delicato equilibrio demografico della regione. In particolare c'è preoccupazione per l'aumento dei trasferimenti di popolazione dall'India verso il Kashmir, che potrebbe, secondo i critici, indebolire la maggioranza musulmana della regione e rafforzare il controllo del governo centrale indiano. I gruppi militanti come il TRF vedono questa politica come una minaccia esistenziale alla cultura, alla religione e all'identità del popolo del Kashmir.
In questo contesto il TRF ha promesso di intensificare la lotta armata contro l'India, mirando sia alle forze di sicurezza sia ai "coloni" indiani che si stabiliscono nella regione. L'attacco di Pahalgam è stato quindi interpretato come una risposta violenta a queste politiche, con l'intento di suscitare paura tra i turisti e la comunità internazionale, e di rimarcare la resistenza dei militanti kashmiri al dominio percepito dell'India.
Reazioni e conseguenze
Il primo ministro indiano Narendra Modi ha condannato l'attacco, promettendo giustizia per le vittime. In risposta, l'India ha sospeso il trattato sulle acque dell'Indo con il Pakistan e ha ridotto i legami diplomatici, accusando Islamabad di sostenere il terrorismo transfrontaliero. Il Pakistan ha negato ogni coinvolgimento, attribuendo l'attacco a insurrezioni interne all'India. Leader internazionali, tra cui il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro britannico Keir Starmer, hanno espresso solidarietà all'India e condannato l'attacco.
Le autorità indiane hanno identificato sette sospetti terroristi, tra cui due locali. I militanti, armati di fucili M4 e AK-47, hanno utilizzato telecamere montate su elmetti per registrare l'attacco. Le forze di sicurezza hanno avviato una vasta operazione di ricerca per catturare i responsabili.
la cartina con i confini del Kashmir, tratteggiata la Linea di Controllo © Wikimedia CommonsLa storia del conflitto per il Kashmir
Il conflitto per il Kashmir ha radici che risalgono alla divisione dell'India britannica nel 1947, un evento traumatico che ha portato alla creazione di due stati indipendenti: l'India e il Pakistan. La divisione è stata effettuata sulla base di criteri religiosi, con l'India a maggioranza induista e il Pakistan a maggioranza musulmana. però la regione del Jammu e Kashmir, situata al confine tra i due nuovi stati, non ha avuto una decisione chiara sul suo futuro. Il maharaja della regione, Hari Singh, un sovrano induista, si trovava di fronte a una popolazione a maggioranza musulmana, e inizialmente cercò di mantenere l'indipendenza del Kashmir.
A rompere l'equilibrio fu il Pakistan che inviò tribù armate pashtun per cercare di forzare il Kashmir ad aderire al Pakistan, il maharaja si trovò in difficoltà. Nel settembre del 1947, di fronte alla minaccia militare, Hari Singh decise di firmare un accordo di adesione all'India che garantiva il controllo indiano sul Kashmir in cambio di aiuti militari contro gli invasori pakistani. Questo atto scatenò la prima guerra tra India e Pakistan (1947-1948), con entrambe le nazioni che rivendicavano il controllo dell'intera regione. Il conflitto terminò nel 1948 con l'intervento delle Nazioni Unite, che stabilirono un cessate il fuoco temporaneo. La linea di demarcazione risultante, conosciuta come la Linea di Controllo (LoC), divise il Kashmir in due parti: la parte amministrata dall'India (Jammu e Kashmir) e quella amministrata dal Pakistan (Azad Kashmir e Gilgit-Baltistan). Il conflitto non fu però mai risolto, e il Kashmir divenne uno dei principali punti di tensione tra i due Paesi.
Negli anni successivi, India e Pakistan si sono affrontati in altre due guerre, nel 1965 e nel 1971, entrambe legate in gran parte al contenzioso sul Kashmir. Il conflitto del 1971, in particolare, ha portato alla creazione di un nuovo stato, il Bangladesh, ma questo non ha risolto la disputa sul Kashmir. Durante gli anni Ottanta e Novanta, il Kashmir è diventato teatro di una rivolta popolare contro il dominio indiano, che è stata brutalmente repressa dalle forze militari indiane. Questo periodo ha visto l'emergere di gruppi militanti locali e di forze sostenute dal Pakistan che hanno intensificato la violenza nella regione.
Nel 1999, l'India e il Pakistan si sono nuovamente scontrati nel conflitto di Kargil, con una conseguente escalation violenta del contenzioso sul Kashmir. Nonostante una serie di cessate il fuoco e di trattative diplomatiche, il conflitto è continuato attraverso attacchi terroristi, violazioni della Linea di Controllo e accuse di sostegno da parte del Pakistan ai militanti separatisti kashmiri.
Così fino al 2019, quando il primo ministro Narendra Modi ha revocato l'articolo 370 della Costituzione indiana annullando l'autonomia del Kashmir. Mossa che, come abbiamo raccontato, ha suscitato una forte opposizione sia da parte della popolazione locale, che temeva un'invasione della sua cultura e identità, sia del Pakistan, che ha denunciato l'atto come una violazione del diritto internazionale. A partire da quel momento, l'area è stata testimone di un rinnovato aumento delle violenze, tra cui attacchi terroristici come quello recente di Pahalgam.
Nel corso degli anni, il conflitto per il Kashmir ha avuto implicazioni regionali e internazionali, con il coinvolgimento di potenze mondiali che hanno cercato di mediare per evitare una guerra nucleare tra India e Pakistan. Nonostante gli sforzi per la pace, il Kashmir rimane una delle regioni più militarizzate al mondo, dove il conflitto persiste, alimentato da rivalità religiose, etniche e geopolitiche.