Storie di vie. La Parete Fasana al Pizzo della Pieve

La Parete Fasana al Pizzo della Pieve © Matteo Bertolotti - Archivio Sassbaloss

Il Pizzo della Pieve, con i suoi 2257 m, è un’imponente montagna, che si eleva a Est/Nord-est del Grignone e precipita verso la Valsassina con una gigantesca parete rocciosa, esposta a Nord-est, nota nell’ambiente alpinistico con il nome di Parete Fasana.
Storiche leggende che circolano nei vicoli dei paesi della valle raccontano di come questa parete sia stata associata a un limbo dove giacevano le anime non meritevoli di entrare nel paradiso. 

Eugenio Fasana e Vitale Bramani non si lasciarono intimorire dalle vocerie e il 21 giugno del 1925 salirono quell'impressionante muraglia di 800 metri superando difficoltà di IV. Fu una salita clamorosa per l'anno in cui fu compiuta e l'alpinismo lecchese immediatamente appiccicò alla parete nord il nome del suo primo salitore.
Pochi anni dopo, il 2 settembre 1928 Vitale Bramani in compagnia di Nelio Burchiani e Nino Corti tornò sulla parete per aprire un'altra via. Quello stesso giorno, quasi in una sorta di gara, Cornelio Bramani e Luigi Flumiani aprirono la via dell'Inglese. Tale nome ironico fu scelto dai primi salitori per via delle caratteristiche della salita: facile e pericolosa.

Massimo Carrara dall'Alpe Prabello cerca nuove linee sul Pizzo della Pieve © Matteo Bertolotti - Archivio Sassbaloss

Nel 1931 i due alpinisti milanesi Bruno Cattaneo e Severino Veronelli, in largo anticipo sui tempi, tentarono di compiere la prima salita invernale della via Fasana, ma purtroppo una volta raggiunta la "torre" precipitarono e i loro corpi rimasero in parete tre giorni prima di essere recuperati da Alberto e Amato Bich (guide di Valtournenche) e dal lecchese Giovanni Gandin, il quale per merito di questo soccorso acquisì il brevetto di guida. Si trattò di un'operazione di recupero senza precedenti e dopo questo luttuoso evento la Parete Fasana assunse una fama tetra che non ha più perso.

Qui diversi alpinisti hanno lasciato la loro firma: Mario Dell'Oro (Boga), Riccardo Cassin, Nino Oppio, Pietro Pensa, Eugenio Vinante, che con Bruno Cacciamognaga fece la prima invernale della parete lungo la via Fasana, ma oggi, durante il periodo estivo, si contano all'incirca due cordate per stagione.

Negli ultimi anni, questa parete, ha assunto sempre più interesse in inverno quando per via dell'esposizione risulta innevata o ghiacciata. La frequentazione invernale è tuttavia molto bassa a causa della difficoltà di trovare condizioni favorevoli e per l'elevato pericolo di valanghe e caduta di ghiaccio.

La via dell'Inglese, che in estate presenta difficoltà di III, durante il periodo invernale diviene un canale con una pendenza media di 45°/50° con dei brevi tratti di 65°/70° ed è certamente la più ripetuta della parete.

Ritaglio de Il Corriere della Sera del 28 gennaio 1928 - Eugenio Vinante durante un primo tentativo invernale alla via Fasana al Pizzo della Pieve © Luigi Putìn - Archivio Gianpaolo Vinante