Storie di vie. La Cresta Est del Monviso

Il Monviso
Il Monviso © Diego Filippi

Dalla Guida dei Monti d'Italia Monte Viso e Alpi Cozie Meridionali di Michelangelo Bruno:

"Il Monte Viso è stato ritenuto per molto tempo il monte più alto delle Alpi, venne celebrato nella letteratura antica e cantato nell'Eneide (libro X) da Virgilio come Vesulus pinifer (Vèsulo tra i boschi o monte circondato di pini), declamato da Pomponio Mela, Plinio il Vecchio, Dante, Petrarca e molti altri storici per la sua spaccata 'visibilità' di gigante isolato, tra una corona di vette minori, a 30 Km. dalla pianura padana e quindi visibile anche da quella lombarda. Per questa sua chiara caratteristica, il toponimo 'Vesulus, Vésulo, Viso, ha dunque il significato di "Monte Visibile". Alcuni studiosi attribuiscono pure una derivazione della radice 'weiss', 'wis' che, nelle lingue germaniche, ha il significato di bianca altura culminante. Altri ancora lo collegarono al nome mitologico di Vesion (discendente di Jafet) capo di un'antichissima tribù che si stabilì con le sue genti alle falde del monte".

Monviso - Cresta Est - Sabrina Lucchi e Diego Filippi all'attacco della Cresta
Monviso - Cresta Est - Sabrina Lucchi e Diego Filippi all'attacco della Cresta © Matteo Bertolotti (Archivio Sassbaloss)

La prima ascensione avvenne il 30 agosto del 1861 ad opera di William Mathews, William Jacob, Jean Baptiste e Michel Croz. La seconda avvenne l'anno seguente e precisamente il 4 luglio 1862 ad opera di Françis Fox Tuckett, Michel Croz, Pierre Perren e Bartolomeo Peyrot che fu di fatto il primo italiano a raggiungere la vetta.
È la terza ascensione ad essere cara agli italiani. Essa fu compiuta il 12 agosto del 1863 ad opera di Quintino Sella, Paolo e Giacinto Ballada, Giovanni Barracco, Raimondo Gertoux, Giuseppe Bodoino, Giovanni Battista Abbè e gettò le basi per la nascita del Club Alpino Italiano che di fatto avverrà a Torino il 23 ottobre dello stesso anno.

Monviso - Cresta Est - Diego Filippi durante la salita
Monviso - Cresta Est - Diego Filippi durante la salita © Matteo Bertolotti (Archivio Sassbaloss)


Storica è la lettera di Quintino Sella, ai tempi ministro delle finanze, che inviò a Bartolomeo Gastaldi:
 

"[...] E poiché gli Inglesi mi cadono sotto la penna, aggiungo una osservazione ed ho finito. A Londra si è fatto un Club Alpino, cioè di persone che spendono qualche settimana dell'anno a salire le Alpi, le nostre Alpi! Ivi si hanno tutti i libri e le memorie desiderabili; ivi gli strumenti tra di loro paragonati con cui possono fare sulle nostre cime osservazioni comparabili; ivi si leggono le descrizioni di ogni salita; ivi si conviene per parlare della bellezza incomparabile dei nostri monti e per ragionare sulle osservazioni scientifiche che furono fatte o sono a farsi; ivi che men sa di botanica, di geologia, di zoologia porta i fiori, le rocce o gl'insetti, che attrassero la sua attenzione e trova chi gliene dice i nomi e le proprietà; ivi si ha insomma potentissimo incentivo non solo al tentare nuove salite, a superare difficoltà non ancora vinte, ma all'osservare quei fatti di cui la scienza ancora difetti.
Già si sono pubblicati tre eleganti volumi sotto il titolo, che più volte mentovai di punte, passaggi e ghiacciai, escursioni dei membri del Club Alpino; ora si è intrapreso un giornale trimestrale […]. Anche a Vienna si è fatto un Alpenverein ed un primo interessantissimo volume è appena venuto in luce in questi giorni.
Or non si potrebbe fare alcunché di simile da noi? Io crederei di si […]. Ei mi pare che non ci debba voler molto per indurre i nostri giovani, che seppero d'un tratto passare dalle mollezze del lusso alla vita del soldato, a dar di piglio al bastone ferrato ed a procurarsi la maschia soddisfazione di solcare in varie direzioni e sino alle più alte cime queste meravigliose Alpi, che ogni popolo ci invidia. Col crescere di questo gusto crescerà pure l'amore per lo studio delle scienze naturali, e non ci occorrerà più di veder le cose nostre talvolta studiate più dagli stranieri, che non dagli italiani. Sta sano".

Monviso - Sabrina Lucchi e Diego Filippi in vetta dopo aver salito la Cresta Est
Monviso - Sabrina Lucchi e Diego Filippi in vetta dopo aver salito la Cresta Est © Matteo Bertolotti (Archivio Sassbaloss)

La Cresta Est venne salita da Adolfo ed Elena Kind, Ubaldo Valbusa e Alberto Weber il 7 agosto del 1902 anche se la parte superiore era già stata affrontata da Guido Rey e Antonio Castagneri il 15 agosto del 1887.
L'itinerario è ormai classico e vanta numerose ripetizioni. Si tratta di una lunga e bella via di alpinismo classico, che richiede un discreto impegno fisico anche per via dei suoi 1800 m di sviluppo e 1100 m di dislivello. La discesa è lunga e non va sottovaluta. E' bene che ad affrontarla siano solo cordate preparate, con una capacità di muoversi in velocità su questo tipo di terreno, soprattutto per evitare dilatazioni dei tempi.

Quintino Sella, in seguito alla salita al Monviso, scrisse anche:

Nelle montagne troverete il coraggio per sfidare i pericoli, ma vi imparerete pure la prudenza e la previdenza onde superarli con incolumità. Uomini impavidi vi farete, locchè non vuol dire imprudenti ed imprevidenti! 

La scritta "profetica" lasciata sul libro di vetta dopo la salita della Cresta Est
La scritta "profetica" lasciata sul libro di vetta dopo la salita della Cresta Est © Matteo Bertolotti (Archivio Sassbaloss)