Storie di vie. Il Diedro Maestri al Piccolo Dain

Il Piccolo Dain, noto anche con il nome di Monte Garzolè, è uno sperone roccioso appartenente al gruppo della Paganella, che si stacca dall’altopiano di Ranzo (TN) e chiude la testata della Valle del Sarca. La sua parete sud-est precipita con un salto verticale direttamente sopra l’abitato di Sarche, mentre il suo fianco ovest offre una selvaggia parete che domina la profonda gola del Limarò.

Piccolo Dain - Diedro Maestri
Piccolo Dain - Diedro Maestri © Luca Galbiati (Archivio Sassbaloss)


Il primo itinerario tracciato porta la firma di Bruno Detassis e Rizieri Costazza che nel 1938 superarono quel maestoso e lineare diedro che indice la parete sud-est. A detta di Detassis fu una delle sue vie nuove più difficili.
Occorrerà aspettare il 1957 perché nasca un nuovo itinerario, questa volta sul fianco ovest e con uno stile completamente diverso: Cesare Maestri e Claudio Baldessari (capitano degli Alpini e comandante del plotone paracadutisti della "Tridentina") rimasero in parete per 4 giorni e fecero un grande uso di mezzi artificiali. 

Piccolo Dain - Diedro Maestri - Luca Galbiati alla S7
Piccolo Dain - Diedro Maestri - Luca Galbiati alla S7 © Matteo Bertolotti (Archivio Sassbaloss)


Durante la salita Cesare Maestri invitò Baldessari a prendere parte alla sua imminente spedizione al Cerro Torre in Patagonia. Baldessari inizialmente accettò ma poi il Ministero della Difesa gli impedì di partire e Cesare Maestri accettò la proposta di Toni Egger.
Per identificare questa elegantissima linea di salita è sufficiente percorrere i tornati che da Sarche salgono verso Madonna di Campiglio. La via oggi viene superata dalla maggior parte delle cordate quasi completamente in libera e presenta un'arrampicata atletica e faticosa, ma decisamente di soddisfazione. 

Piccolo Dain - Diedro Maestri - Luca Galbiati in arrampicata su L7
Piccolo Dain - Diedro Maestri - Luca Galbiati in arrampicata su L7 © Matteo Bertolotti (Archivio Sassbaloss)


Il miglior modo per descrivere questa impressionante parete e la via che più la caratterizza è quella di riportare alcuni passi scritti da Maestri e contenuti nel libro Arrampicare è il mio mestiere (Garzanti – 1964):

"[...] Il Dain. Questa parete, perché montagna non si può chiamare, si alza sopra il lago di Toblino. Sul versante est di questo contrafforte, Bruno Detassis aprì nel 1933 un difficile itinerario di sesto grado (la via Canna d'Organo n.d.r.). La parete sud del Dain guarda i tornanti del Limarò e nasce dal greto del torrente Sarca alzandosi per 400 metri. Quattrocento metri di strapiombi, di tetti, di zone d'erba. Una parete da molti giudicata impossibile. La conosco già, in parte, attraverso due miei precedenti tentativi. Il primo, andato a monte per le cattive condizioni atmosferiche, con il sestogradista Settimo Bonvecchio, il secondo con il fiorentino Paolo Melucci, istruttore nazionale del CAI. Anche la seconda volta il tentativo è rimasto tale. Due sono state le cause del ritorno: tre denti strappati per un volo di otto metri e la perdita del sacco contenente viveri e materiale. Anche senza l'incidente dello zaino, non avremmo potuto continuare per il dolore che mi torturava e m'impediva di masticare; per tenermi un po' in forza ero costretto a trangugiare qualche boccone già masticato da Paolo.
Le pareti del Dain terminano nel bosco; questo porta a un pianoro sul quale si trova il piccolo paese di Ranzo.
Io per primo capisco che questa salita non ha nessuna importanza alpinistica e che si riduce a una esibizione puramente acrobatica. La cosa però non m'interessa. E' una parete giudicata impossibile e non mi piace rinunciare alla base dei giudizi che vogliono essere verità assolute. Al mondo la parola impossibile non esiste e voglio dimostrarlo cominciando dal Dain. [...]."

Piccolo Dain - Diedro Maestri - Matteo Bertolotti in arrampicata
Piccolo Dain - Diedro Maestri - Matteo Bertolotti in arrampicata © Luca Galbiati (Archivio Sassbaloss)