Storie di animali – Rospi, cervi e le arterie verdi d’Europa

La mobilità delle specie animali, così come la loro stessa sopravvivenza, è compromessa da una presenza sempre più pervasiva delle infrastrutture artificiali. Le strutture per evitare gli incidenti stradali causati dagli attraversamenti della fauna selvatica, come i ponti verdi, sono ancora molto rare in Italia. Eppure potrebbero proteggere contemporaneamente noi umani e gli altri animali.

Immaginate di essere un rospo, per la precisione un rospo femmina. Non è così difficile: l’inverno volge al termine, l’aria si intiepidisce e cominciano le prime piogge. L’umido tepore primaverile vi galvanizza e vi invoglia ad uscire dal rifugio in cui avete passato l’inverno riparata sotto le foglie morte di carpini, ontani e olmi e vi invita a intraprendere la migrazione riproduttiva. I maschi faranno a gara per salirvi sulla schiena e lasciarsi trasportare fino al laghetto nelle cui acque migliaia di generazioni di vostri antenati si sono accoppiati e hanno deposto le uova e generato girini. Dovete solo raggiungere la pozza portando il maschio che si è appena inerpicato sulla vostra schiena e che si afferra ai vostri fianchi. Se non fosse che il paesaggio per voi così familiare ha subìto una trasformazione: fra il bosco in cui avete trascorso gli ultimi mesi e il lago in cui volete a tutti i costi arrivare, gli umani hanno costruito una strada. 

Foto di Marco Salvatori

 

Ogni anno milioni di rospi e altri anfibi vengono schiacciati dalle auto nell’eroico sforzo di raggiungere le aree umide che da milioni di anni accolgono i loro amplessi. In molti casi l’investimento di questi animali comporta la completa scomparsa o la graduale diminuzione di intere popolazioni, e gli ecosistemi perdono questi straordinari trasportatori di materia e nutrienti fra le componenti terrestri e quelle acquatiche. In un contesto globale in cui il 75% della superficie terrestre è stata profondamente alterata da noi umani, gli habitat idonei per le specie si presentano sempre più come delle isole all’interno di una matrice altamente antropizzata e spesso fra queste isole si trovano barriere ecologiche insormontabili o potenzialmente letali, cioè strade, autostrade e recinzioni. Si tratta di uno dei principali impatti dell’uomo sulla biosfera: la rete globale di infrastrutture artificiali ha frammentato la superficie terrestre in oltre 600.000 parcelle. 

La stragrande maggioranza delle specie animali interagisce con il proprio ecosistema proprio muovendosi attraverso di esso. Che siano predatori o prede, gli animali selvatici si muovono per ricercare il loro nutrimento, abbeverarsi, relazionarsi con i conspecifici, accoppiarsi, regolare la loro temperatura corporea. Insomma, la motilità è forse la più spiccata caratteristica del mondo animale, ed è un processo talmente importante che esiste un’intera disciplina scientifica ad esso dedicata: l’ecologia del movimento. Questo selvatico andirivieni mantiene la vita nelle comunità di organismi che ci circondano e rende ospitale il pianeta anche per noi umani, spostando individui, geni, semi, pollini, ife fungine e sostanze minerali. Le barriere artificiali interrompono questi flussi e determinano l’isolamento delle popolazioni, in cui rimangono costretti ad accoppiarsi individui sempre più imparentati fra loro, in un vortice che porta inesorabilmente all’estinzione. 

La frammentazione degli habitat naturali può però danneggiare noi umani anche in modo molto più diretto. Se al posto del rospo con cui ho aperto questo articolo ci fosse un cervo adulto, l’attraversamento stradale comporterebbe un altissimo rischio anche per l’incolumità degli automobilisti. Solamente in Europa, il numero annuale di collisioni fra veicoli e fauna selvatica è stimato in oltre 500.000, con conseguenze fatali per 300 persone all’anno, e altre 30.000 ferite. Il danno economico annuale di questi incidenti ammonta ad un minimo di un miliardo di dollari. Esistono delle soluzioni per limitare gli impatti delle infrastrutture sulla biodiversità e al contempo minimizzare il rischio di incidenti stradali, che vengono ampiamente adottate in tutto il mondo, ma sono ancora rarissime in Italia: i passaggi faunistici. Si tratta di sovrappassi, sottopassi, “rospodotti”, ponti verdi, tutte strutture che consentono ad animali di diverse dimensioni di valicare le barriere artificiali in sicurezza. Peraltro l’investimento finanziario per un sovrappasso faunistico può in alcuni casi essere ammortizzato già in dieci anni, grazie all’eliminazione dei danni economici dovuti alle collisioni fra veicoli e animali. Anche in un continente densamente popolato come l’Europa è possibile realizzare attraverso questi sistemi una vera e propria rete di arterie verdi che ripristinino i flussi organici. Questo “apparato circolatorio ecologico” ci consentirebbe di mitigare l'impatto ambientale delle infrastrutture artificiali e rendere il paesaggio nuovamente permeabile per le altre specie viventi con cui condividiamo il pianeta. 

Wikimedia Commons