Storie di animali – Il dilemma del castoro

Nell’autunno del 2018 un castoro è stato avvistato a Tarvisio. Nuovamente vicino al confine, ma più a est, in Val Pusteria un castoro è stato fotografato nel novembre 2020, segnando un ritorno dopo ben 426 anni di assenza.

Nell’immaginario di molti di noi il castoro risveglia scenari ottocenteschi di pionieri a caccia di pellicce e pepite d’oro nelle foreste nordamericane. Eppure, il castoro nordamericano Castor canadensis è soltanto una delle due specie di castoro nel mondo. L’altra, Castor fiber, era un tempo diffusa in buona parte dell’Eurasia, prima che una caccia sfrenata per la pelliccia, la carne ed il castoreum (la secrezione odorosa delle ghiandole perianali del castoro, con presunte proprietà curative) ne determinasse la scomparsa da pressoché tutto il suo areale, tanto che all’inizio del secolo scorso si stima ne rimanessero soltanto 1200 individui in tutto il continente. Da allora però la protezione accordatagli e i progetti di reintroduzione portati avanti in ben 25 paesi europei ne hanno consentito la ripresa e l’espansione, tanto da riaffacciarsi recentemente anche dentro i confini italiani. Infatti, nell’autunno del 2018 un castoro è stato avvistato a Tarvisio, a pochi chilometri dal confine con l’Austria, paese in cui i castori sono stati reintrodotti da alcuni decenni. Nuovamente vicino al confine, ma più a est, in Val Pusteria un castoro è stato fotografato nel novembre 2020, segnando un ritorno dopo ben 426 anni di assenza. 

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L’entusiasmo che ha accolto la ricomparsa nel nostro territorio del secondo roditore più grande al mondo è ampiamente giustificato da una gamma sorprendente di potenziali benefici ambientali. Numerose ricerche scientifiche dimostrano infatti che il castoro funge da vero e proprio “moltiplicatore di biodiversità” con degli effetti che, se non fossero stati solidamente dimostrati, rasenterebbero il miracoloso. Con le famigerate dighe e con le tane dotate di entrate subacquee derivate da tronchi d’albero questi animali aumentano l’eterogeneità ambientale creando laghetti e stagni interconnessi che favoriscono la presenza di uccelli acquatici e anfibi. L’abbattimento di un certo numero di alberi crea piccole zone aperte e aumenta la diversità strutturale della vegetazione di margine fra foresta e fiume, favorendo al contempo gli insetti xilofagi (mangiatori di legno) grazie alla presenza di legno morto. Diversi studi riportano un aumento fino al 40% dell’abbondanza di pesci nelle pozze create dai castori, una maggiore densità di pipistrelli e uccelli acquatici, e la comparsa di specie rare, assenti in precedenza, come la puzzola, il tritone alpestre, la lontra.

Tutto bene quel che finisce bene dunque, se non fosse che questa storia si chiude con un colpo di scena. Nel 2021 la polizia provinciale toscana ha rilevato dei segnali inequivocabili della presenza di castori lungo dei corsi d’acqua situati nelle province di Siena e Arezzo, poi confermata da rilievi accurati. La notizia ha generato stupore dal momento che questa zona dista 500 km dal confine austriaco, rendendo poco plausibile l’ipotesi dell’espansione naturale della specie da nord-est, e suggerendo che si potesse trattare di una reintroduzione non autorizzata. Questo dubbio si è trasformato in certezza quando recentemente si sono aggiunte nuove segnalazioni accertate da Abruzzo, Molise e Campania. Sorge ora il dilemma di come agire riguardo questa nuova presenza. L’Associazione Teriologica Italiana, che riunisce i biologi esperti di mammiferi, ne suggerisce la rimozione poiché frutto di una reintroduzione illegale, fatta senza il supporto di uno studio tecnico-scientifico, né di un sondaggio sull’accettazione sociale della specie, due requisiti fondamentali per qualsiasi reintroduzione istituzionale. C’è anche il rischio che questa iniziativa privata, se non perseguita, possa venire replicata nuovamente con altre specie, con tutti i potenziali rischi del caso. D’altro canto, il castoro è una specie autoctona, che un tempo prosperava in buona parte del territorio italiano, e come abbiamo visto genera benefici ambientali unici. Come spesso capita nella conservazione della natura le decisioni coinvolgono questioni complesse, non solamente di carattere ecologico ma anche sociale, legale ed etico. Un precedente che forse ci può aiutare viene dalla Spagna, dove un caso molto simile ha portato ad un tentativo fallito di rimozione dei castori reintrodotti illegalmente, che è stato poi deciso di proteggere in quanto specie autoctona e lasciar prosperare nel bacino del fiume Ebro. 

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