Spedizione russa al Cho Oyu: le riflessioni di Vasiliev

Il capo spedizione è deluso dal mancato raggiungimento dell'obiettivo ma sottolinea gli aspetti positivi e l'insegnamento ricevuto. "Abbiamo accumulato esperienza. La via è fattibile per un piccolo team di alpinisti"
La spedizione al Cho Oyu non ha raggiunto la cima © A. Vasiliev

Il team russo guidato da Andrei Vasiliev ha dato molto da scrivere in questo autunno agli addetti ai lavori e molto da leggere agli appassionati di alpinismo: il tentativo sul versante nepalese del Cho Oyu è fallito solo dopo settimane di grande impegno, a causa di un tratto difficilmente superabile. La profonda cavità dove si incontrano le pareti del versante nepalese e di quello tibetano è il punto chiave della cresta est e in quel punto Vasiliev, con Vitaliy Shipilov, Sergey Kondrashkin e Kirill Eizeman hanno dovuto prendere atto dell'impossibilità di proseguire. Nonostante gli sforzi, la squadra infatti non è riuscita a raggiungere il bivacco oltre il Dip e non avendo più tempo a disposizione, né le forze per mettere in sicurezza il percorso, ha rinunciato alla vetta.


Riguardo al tentativo, Vasiliev ha diffuso alcune foto, corredate dalle sue considerazioni. "Il Cho Oyu dal versante nepalese era un mio chiodo fisso da molto tempo, ho dedicato molte risorse per realizzare questo sogno, ma sfortunatamente non si è avverato – scrive Vasiliev  – Ma va bene, non rimpiango nulla. La scelta della via era sensata. Ci abbiamo provato tantissimo, abbiamo dato il massimo e siamo andati vicini all’obiettivo – continua il capospedizione – Ma la decisione di abbandonare il tentativo è stata sicuramente quella giusta".

L'impressionante cresta est © A. Vasiliev


Vasiliev elenca i risultati ottenuti e le difficoltà incontrate, quindi si sofferma sugli aspetti positivi del tentativo. "Il team ha maturato una esperienza inestimabile in alta quota, rafforzando le proprie capacità per future scalate tecniche in piccole squadre. La via, seppure lunga e tecnicamente difficile, si è rivelata fattibile per un piccolo gruppo e ha migliorato le competenze alpinistiche del team". Sembra quindi che in futuro ci sarà un approccio diverso, consapevole degli svantaggi di una spedizione "tradizionale", che deve fronteggiare la necessità di portare molto materiale e il coordinamento di tutte le persone in gioco. 
Vasiliev conclude senza eccessivo rammarico le sue considerazioni. "Ho dedicato molte risorse a questo sogno, ma sfortunatamente non si è avverato. Questo è il mio rammarico. Ma va bene, non mi pento di nulla. La scelta della via era sensata. Abbiamo vissuto un po’ di vita qui. Quando sono salito ho deciso di vivere semplicemente sulla montagna, giorno dopo giorno, come se non potesse essere diversamente. È stata una esperienza unica, ricca di emozioni intense".