Sotto il vento, sopra le cime. L’Eagle Team in Valle Orco

© Riccardo Volpiano

Anche la quarta settimana dell’Eagle Team si è conclusa: come al solito ci sono stati degli imprevisti e delle complicazioni, ma come sempre siamo riusciti a superarli, a divertirci e imparare moltissimo. Il programma iniziale prevedeva tre giorni nel massiccio del Monte Bianco, lato francese, per la scalata su goulotte e vie di misto, e altri tre giorni in Valle dell’Orco, per approfondire la tecnica di scalata in fessura.

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A sconvolgere i piani sono state le pessime condizioni meteo previste in alta quota per quei giorni che ci hanno “costretti” a dedicare tutta la settimana alla scalata in fessura in Valle Orco. Prima però di iniziare con l’attività alpinistica, il lunedì mattina abbiamo avuto la fortuna di poter partecipare a un incontro con la Fondazione Montagna Sicura a Courmayeur. Un ente che ha la finalità di studiare i fenomeni e le problematiche concernenti gli ambienti montani. Con noi nello specifico sono state affrontate varie tematiche correlate alle spedizioni in alta quota e in luoghi remoti, in cui un intervento del Soccorso alpino non sarebbe possibile: approccio al trauma alpinistico, ipotermia e congelamento, malattia d’alta quota, ecografia, alimentazione e preparazione fisica, fulmini e animali velenosi. Ogni tematica è stata affrontata con l’intenzione di evidenziare i concetti fondamentali, ma senza entrare nei dettagli tecnici, che sarebbero stati poco comprensibili per chi, come noi, non è un addetto del settore. Ne è risultato un incontro molto didattico e interessante, anche se ci siamo resi conto che ogni singolo argomento avrebbe potuto occupare da solo un’intera giornata di dibattiti. In conclusione è emerso che, con la conoscenza di alcuni concetti e accorgimenti di base, è possibile in primis prevenire alcuni disagi dovuti all’alta quota o agli insetti e allo stesso tempo essere preparati in caso di incidenti, effettuando un adeguato primo soccorso, salvando in taluni casi la vita del proprio compagno.

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Dopo l’interessante mattinata ci siamo trasferiti tutti in Valle Orco, a Noasca, dove abbiamo vissuto cinque giorni di scalata non-stop. Eravamo carichissimi per questa settimana: tante idee e programmi, a partire da alcuni famosi monotiri o vie in fessura di riferimento (Greenspit, Legoland, Cannabis, Itaca nel sole, Non so chi mi tenga e tanti altri), fino a salite alpinistiche in montagna (Vallone di Piantonetto, Vallone di Noaschetta, Ghiacciaio di Nel). Ma anche qui le cose non sono andate come sperato e a metterci i bastoni tra le ruote ci ha pensato il vento! Un’aria gelida, con raffiche molto forti, ha colpito la valle ogni giorno e così ci è toccato lottare contro il freddo e abbiamo dovuto stringere le prese ancora di più per non essere ribaltati dalle raffiche. 
Il giorno peggiore è stato martedì, quando molte cordate dirette su vie multipitch sono state costrette alla ritirata. La sera il morale era basso e il gelo era penetrato nelle ossa di tutti. Se però c’è una cosa che l’alpinismo ci ha insegnato è che non bisogna mai disperare, così ecco il ripiego perfetto sui monotiri della valle. Il giorno dopo infatti la maggior parte di noi è andata a visitare la nuova falesia di Andrea Giorda, con lui! Abbiamo così avuto modo di scalare su nuovi tiri, di cui uno è stato liberato proprio quel giorno e su un altro è stata posizionata la sosta mancante. Il freddo non è mancato anche in questa giornata, ma qualcuno è anche riuscito a portare a termine qualche via sulla parete del Caporal (Rattlesnake, Strapiombo delle visioni). Ecco che l’entusiasmo andava tornando. 

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Visto che la meteo non prometteva nulla di nuovo, il giorno successivo abbiamo deciso di dedicarci alla tecnica di scalata in fessura, imparando e provando anche tecniche avanzate e fessure “off-width”. Tutti con il naso all’insù, a guardare, e poi con le braccia incastrate…a eccezione di 3 ragazzi, che non hanno voluto rinunciare alla possibilità di utilizzare picche e ramponi e hanno deciso di tentare la salita del gran couloir della Levannetta.

© Riccardo Volpiano

Gli ultimi due giorni siamo stati guidati dalla passione. Con un po’ di rassegnazione nel cuore e consapevoli di non avere più il 100% delle energie, senza dimenticare che il vento non avrebbe comunque dato tregua, ognuno di noi ha scelto di sparare le ultime cartucce sui progetti più sentiti: c’è stato chi ha tentato di liberare “quel nuovo mattino”, vecchia via di artificiale sul caporal; chi ha provato monotiri difficili (Mother, Greenspit, Legoland); ancora chi ha provato a sfidare la sorte riuscendo a salire, nonostante la meteo avversa, fino in cima alcune recenti vie multipitch (Gran traversata alle Noasca towers, Mikakadi alla Parete Fornolosa) e antiche (Su per lì alla Parete delle aquile). 

© Riccardo Volpiano

Non è stata una settima semplice, molte delle idee che avevamo sono sfumate prima ancora di poterle immaginare. Altri sogni si sono persi nel tentativo di realizzarli, e il freddo di ogni giorno faceva percepire maggiormente la stanchezza. Ma l'affiancamento dei tutor e soprattutto il calore del gruppo, con cui ci si radunava la sera a raccontarsi le avventure del giorno (oltre alle tante folli storie), infondevano sempre la giusta energia per andare avanti e giocare all'attacco anche il giorno successivo. Questo senza dimenticare gli incontri, con ospiti speciali come Ugo Manera, Maurizio Oviglia, Andrea Giorda o Enrico Camanni. Sono stati momenti di grande ispirazione, interesse e stimolo, per continuare a fare quello che facciamo, ma soprattutto non smettere di esplorare. Giorda, in particolare, ce lo ha dimostrato praticamente con le sue recentissime realizzazioni.

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