Simon Gietl, l'alpinismo è avventura dietro casa

La guida alpina altoatesina ha appena concluso il concatanamento di Cima Una, Corda dei Toni e Cima Grande di Lavaredo in 16 ore, insieme a Dani Arnold. "Essere veloci vuol dire aumentare la sicurezza".
Simon Gietl e Arnold in vetta © D. Hug

Simon Gietl è uno dei nomi più in vista dell'alpinismo italiano. La guida alpina di Luttago, in Valle Aurina, sale spesso agli onori delle cronache per le sue realizzazioni dolomitiche. Trovare l'avventura dietro casa è il mantra del suo modo di vivere la montagna: l'ultimo progetto concluso in ordine di tempo è stato il SextenDoloExtrem insieme allo svizzero Daniel Arnold, il concatenamento di Cima Una, Croda dei Toni e Cima Grande di Lavaredo in 15 ore, lungo itinerari dell'epoca d'oro del sesto grado. I due hanno impiegato 16 ore per percorrere la via della giovinezza - Weg der Jugend (Steger-Wiesinger), la via Schranzhofer e la Comici sulle rispettive pareti.

Come è nata l'idea di questo progetto?
Stavo arrampicando con Toni Ojobes, un collega, che mi ha confidato un'idea che aveva in mente da qualche anno. A quel punto la domanda che ci siamo fatti era se sarrebbe stato possibile farlo in giornata.

Il concatenamento era un po' sotto gli occhi di tutti, ma tra il dire e il fare...
Vero. Qui c'è sempre molto da fare, principalmente si tratta di guardare le cose con occhi nuovi e nel mettersi al lavoro.

Perché hai scelto Arnold come compagno di cordata?
Eravamo giù in contatto, Daniel era stato invitato da Huber per una spedizione. Ho pensato subito a lui perché è molto veloce a scalare. Conosceva Cima Grande, ma non le altre due pareti. Abbiamo fatto le vie insieme distintamente prima di concatenarle, volevamo avere una maggiore conoscenza della situazione che avremmo trovato.

Simon Gietl su Identität, una via recentemente aperta sulla Croda Antonio Berti

L'aspetto storico ha influito nella scelta o semplicemente le linee erano quelle che stavate cercando?
Ci sono vie storiche che hanno un nome importante, questo sicuramente era il caso. Ci sono itinerari che contano due o tre ripetizioni l'anno, ma sono linee logiche, generalmente le prime che hanno tracciato sulle rispettive pareti. Quindi non è solo il nome prestigioso ad attirare, ma il fatto che quel nome è legato intimamente a una certa logica della via.

Tra tutti i grandi nomi di quel periodo ce n'è uno a cui sei più affezionato che ad altri?
Riccardo Cassin. Non solo per quello che ha fatto in Dolomiti, dove comunque ha avuto un approccio pratico e vincente pur senza esperienza del luogo. Cassin è riuscito a portare lo stesso modo di scalare in tutto il mondo: Jorasses, Badile, Alaska. Indipendentemente dal tipo di roccia, dalle condizioni, dalle informazioni che aveva. Aveva una autentica "sensazione" per la montagna, che lo portava a fare bene ovunque. Comici era fortissimo, ma ha agito principalmente in Dolomiti. Cassin è stato grande ovunque. Ed è diventato anziano, aveva uno spirito di sopravvivenza molto forte. Una grande qualità per un alpinista.

Che attrezzatura avete usato in SextenDoloExtrem?
Volevamo fare tutto e tornare in 24 ore, minimizzando i rischi. Sapevamo che era un progetto serio, con pericoli oggettivi, per via di una qualità della roccia non eccelsa. Siamo andati molto leggeri e veloci, abbiamo scalato con una corda da 50 metri da 8.6 mm di diametro, in contemporanea. Avevamo un set di friend. Così facendo siamo stati molto dinamici, ci abbiamo messo meno tempo di quel che pensavamo.

Come sei stato "iniziato" all'alpinismo?
Un po' per caso, da solo. Stavo facendo autostop, si è fermato un alpinista che andava verso Brunico e che era di ritorno da Cima Grande. Mi ha raccontato quello che aveva fatto e sono rimasto affascinato. Mi sono appassionato, ho deciso di fare il corso guida.

La linea di Stigmata, sul Sass de la Crusc © S. Gietl

Quanto spazio c'è per le spedizioni nel tuo alpinismo? Difficili da conciliare con la famiglia?
Una spedizione all'anno la faccio sempre, poi però mi godo le montagne di casa, qua non ci si annoia mai.

La tua "montagna del cuore"? Dove vivi c'è l'imbarazzo della scelta...
Il Sass de la Crusc. Lo vedo sempre quando vado verso l'Alta Badia, lì l'occhio cade sempre. Stigmata è una via di X- che ho aperto nel 2017, ma lì torno sempre, c'è sempre qualcosa da fare...