Astigiano di nascita, classe 1934, il prossimo 30 novembre avrebbe compiuto 90 anni. Con Andrea Mellano se n’è andato un pezzo della storia alpinistica torinese. I suoi erano gli anni del secondo dopoguerra, della Torino operaia, e del nuovo mattino. Formatosi tra le fila del Gruppo Alta Montagna del CAI UGET di Torino, di cui è socio dal 1952, le sue montagne sono quelle della vicina Valle di Lanzo e della Valle d’Aosta. È qui che nel corso degli anni mette a segno alcune salite di primordine, come la prima dello Sperone Young sulla nord delle Grandes Jorasses, o la prima alla nord-est della Roccia Nera, e ancora la prima del Pilier a Tre Punte al Mont Blanc du Tacul, e dello spigolo del Becco di Valsoera. Senza dimenticare la prima invernale del canalone Gervasutti al Mont Blanc du Tacul, e allo stesso modo la prima salita invernale della Triftjigrat sulla Nord del Breithorn. Tra il 1962 e il 1963 poi il trittico delle tre grandi nord delle Alpi: Eiger, Cervino e Grandes Jorasses. È il primo italiano a riuscirci, insieme al compagno Romano Perego.
Ma la passione, quella l’ha accompagnato tutta la vita. Che fosse una presentazione alla storica Libreria della Montagna di Via Sacchi, o un evento al Monte dei Cappuccini, Andrea Mellano era una garanzia. Sempre in prima fila. Socio onorario del Club Alpino Italiano, Accademico del CAI e Cavaliere della Repubblica per meriti sportivi alpinistici, si presentava con una semplicità disarmante. Al tempo della prima intervista, ormai sette anni fa, me lo sono ritrovato davanti con il suo Curriculum Vitae, stampato e ben saldo tra le mani. Poche pagine, contenevano la sua vita e l’elenco delle salite compiute in anni diversi, sicuramente meno facili e più romantici. La sua storia lavorativa parla chiaro. Da giovanissimo inizia a lavorare come fabbro, pochi anni dopo viene assunto dall’azienda d’Italia che risucchia i talenti torinesi e non solo. In FIAT fa l’operaio in catena di montaggio e nel frattempo studia. Studia la sera e nel tempo libero, riuscendo a diplomarsi geometra e riuscendo a lasciare il posto fisso per assumere, tra il 1959 e il 1961 la direzione di lavori stradali presso l’Amministrazione provinciale di Torino. Nel 1961, con l’ambizione forse di migliorare il suo futuro, torna dietro ai banchi di scuola e nel 1976 si laurea in architettura al rinomato Politecnico cittadino. Il resto della sua vita l’avrebbe dedicato a questa attività, lavorando come architetto per il Comune di Torino e collaborando con l’Assessorato allo Sport alla realizzazione di impianti e attrezzature per il tempo libero. Tra le maggiori realizzazioni la prima palestra di arrampicata in Italia, presso il Palavela di Torino, dedicata a Guido Rossa. L’arrampicata, si potrebbe dire, è stato il suo secondo amore. Non meno intenso di quello per l’alpinismo, nel 1985 insieme al giornalista Emanuele Cassarà e allo scalatore Marco Bernardi immagina e crea la prima gara di arrampicata in Italia. Siamo in Valle Stretta, a Bardonecchia, e per la prima volta si parla di sport in verticale. L’iniziativa è quasi dirompente nel conservatore mondo alpinistico. Un paio di anni dopo, Mellano avrebbe fondato la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana (FASI), presiedendola fino al 1998. Chissà se già al tempo immaginava che un giorno questa attività sarebbe entrata a far parte degli iridati sport olimpici. “Una delle più grandi soddisfazioni che si possano desiderare” aveva raccontato all’amico Andra Giorda in un'intervista. “Lo stesso sarebbe per Emanuele Cassarà, Alberto Risso e per tutti coloro, in primis Marco Bernardi, che hanno vissuto l’inizio di questa bellissima e folle avventura sportiva”.
Da sempre sostenitore dei giovani, scalatori e arrampicatori, ma anche giornalisti. Lui stesso ha svolto un’intensa attività giornalistica, come esperto di alpinismo, per testate come La Stampa o la Gazzetta dello Sport. Non ha mai giudicato, ma ha sempre supportato. Anche alla soglia dei 90 anni si è sempre approcciato con curiosità alle nuove visioni, ai nuovi approcci. Sapeva vedere nel futuro, in questo stava la sua grandezza.